Redigere il testamento digitale per la nostra vita virtuale dopo la morte: da google una opportunità per i suoi utenti.
Quando si dice “verba volant scripta manent”. Morire potrebbe non essere più un gran problema, almeno per google.
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Forse non è proprio il primo pensiero di chi sta per abbandonare l’umano consesso, ma sappiate che, d’ora in poi, Big G ha una soluzione anche per il vostro trapasso.
E’ di qualche giorno addietro la notizia della creazione di una nuova impostazione per tutti i profili personali usati per connettersi a Google, Gmail, Blogger, Google Drive, Google+, Picasa Web Album, Google Voice e YouTube. Cioè i tre quarti dell’offerta informatica mondiale.
Il rivoluzionario tool si chiama Inactive Account Manager e consente di gestire l’effetto “persistenza della memoria”, per dirla richiamando una celebre immagine di Salvador Dalì.
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Cioè vi permette di far sapere a Mountain View, tranquilla cittadina della contea di Santa Clara in California e sede della Silicon Valley, cosa volete che accada delle vostre e-mail dopo un periodo di prolungata inattività informatica e, per esteso, dopo il passaggio al mondo dei più.
La questione potrebbe sembrare di secondaria importanza, sebbene autorizzi a compiere inevitabili gesti apotropaici.
Ma non è così.
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Basta pensare alle informazioni confidenziali contenute nelle e-mail inviate e ricevute per lavoro (dove sono dislocati i soldati? dove si trova il tesoro? come si chiama l’amante di tale ministro?); quanti guai potrebbe creare il nostro prematuro allontanamento? Ma ci sono anche dubbi di natura etica; è giusto che l’iscrizione ai social network, l’uso di alcuni servizi, la registrazione a tali newsletter, ci sopravvivano?
Con Inactive Account Manager, pertanto, si può chiedere a Google di eliminare tutto quel che ci riguarda dopo 3, 6, 9 o 12 mesi di inattività e decidere di lasciare il nostro patrimonio ed elettronico a degli “eredi”, identificati ed individuati da noi, fino al numero massimo di dieci, tra i contatti personali. Specifica importante; i “successori” informatici avranno accesso ai nostri soli dati, non potranno, per nostra fortuna o sfortuna, mandare e-mail a nome del dipartito.
Sì, ma come fa Google a sapere che ho abbandonato le spoglie mortali o a distinguermi come inattivo? Monitorando l’uso di Chrome o di Gmail, ad esempio.
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Dopo il periodo “critico” da noi impostato, comincerà a mandarci messaggi o e-mail sui riferimenti inseriti.
In caso di mancata risposta, trarrà le debite conclusioni ed inizierà ad avvertire gli “eredi”. Con la tragica conseguenza che, inevitabilmente, qualcuno verrà a saperlo così.
Interrogato sul perché di questa iniziativa che ha preso, concorrenti informatici in primis, tutti di sorpresa, Andreas Tuerk, product manager di Google, ha sostenuto di voler proteggere la privacy e la sicurezza dei propri utenti.
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Insomma, la ricerca dell’oblio informatico è cominciata per davvero.
Adesso possiamo tutti morire un po’ più in tranquillità
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