Il traffico dati web generato dai robot e spider è maggiore rispetto a quello degli esseri umani una rivelazione sconcertante

Se pensate che il traffico web sia generato solo dagli umani vi sbagliate. Anzi, gli umani ne generano meno della metà. Questo è quanto emerge da una ricerca effettuata dalla società americana “Incapsula”.
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Vi starete sicuramente domandando chi è che genera la maggior parte del traffico web: ebbene, il 60% è generato dai robot, o meglio, da “programmi e funzioni automatizzate che svolgono su internet i compiti più disparati, buoni e cattivi”. Questi compiti vanno “dalle scansioni dei motori di ricerca alle duplicazioni maligne di dati personali fino agli attacchi più devastanti”.
Quindi, la maggior parte del traffico web non è originato da attività umane, come la lettura di pagine, la partecipazione a forum e il dowload. Tali attività costituiscono infatti meno del 40% del traffico internet.
La ricerca della società americana ha analizzato “quasi un miliardo e mezzo di visite di bot a 20mila siti internet di 249 Paesi del mondo negli ultimi novanta giorni” e i risultati hanno evidenziato, rispetto all’ultima indagine, un aumento del 21% di tale tipologia di traffico.
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Le cause di questo sorpasso sono, secondo i fautori della ricerca, essenzialmente due. La prima è “l’evoluzione dei servizi basati sul Web, che ha generato nuovi tipi di funzioni automatizzate”.
La seconda è “l’aumento dell’attività dei bot esistenti, web crawler e spider, i “ragni”, cioè i software della Rete che setacciano i siti in cerca di informazioni sui contenuti”.
Ma non è tutto oro quel che luccica. Infatti vi è anche un traffico “maligno” prodotto da questa sorta di “robot”. Se è vero che Google ha messo in campo molte energie per abbattere le problematiche legate allo spam, spam che non a caso ora è “migrato” sui social network, vi sono però altri pericoli da cui bisogna guardarsi.
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Ad esempio, tra i bot “maligni” non si possono non citare gli “scraper”, consistenti in “programmini automatizzati che rubano informazioni, duplicano contenuti e indirizzi e-mail a fini di spam prendendo in particolare di mira siti di viaggi, notizie, ecommerce e forum”. Altri pericoli molto seri provengono dagli “hacking tool”, i quali sono molto pericolosi per i dati delle nostre carte di credito.
I ricercatori della società americana hanno però invitato a concentrare l’attenzione su un’altra tipologia di “nemici del web”, tipologia che hanno chiamato “altri imitatori”. La scelta del nome “altri imitatori” non è casuale, poichè ciò che accomuna tutti questi bot “sta nel tentativo di assumere qualche altra identità. In particolare quella dei bot buoni”.
Questi bot sono infatti strutturati e costruiti per sembrare “agenti dei motori di ricerca o di altri servizi online legittimi” al fine di potersi così inserire nei sistemi di sicurezza e portare a compimento attacchi informatici di varia natura.
La società americana, nella relazione con la quale ha illustrato i risultati della propria ricerca ha spiegato che questi bot maligni, definiti “altri imitatori” si collocano al vertice della scala di pericolosità dei bot in questione: dato confermato, secondo “Incapsula” dal forte aumento dei cyberattacchi che si è registrato in questo 2013 ormai alla fine.
Non ci resta quindi che rassegnarci ad un futuro in cui il traffico internet sarà sempre meno generato dalle dita che si muovono sulla tastiera e dall’indice della mano destra che clicca sul mouse? Probabilmente si, ma per saperlo dovremo attendere il prossimo studio della società americana.
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