State of Crypto 2025 Gemini: l’Italia è tra i mercati crypto più maturi d’Europa. Ma ora serve un salto di scala

L’Italia entra nel radar della finanza digitale globale come uno dei Paesi più pronti ad accogliere l’adozione consapevole delle criptovalute. A sancirlo è il nuovo State of Crypto 2025, il report annuale di Gemini, presentato in anteprima a Milano lunedì 9 giugno davanti a una platea selezionata di istituzioni, banche, studi legali e protagonisti del fintech.
In un’Europa in piena fase di consolidamento regolatorio, l’Italia si distingue per una combinazione rara: educazione finanziaria, adozione responsabile e utilizzo di strumenti regolamentati, con un profilo di investitore maturo che guarda al lungo termine.
Il documento, elaborato da Data Driven Consulting Group su un campione di oltre 7.000 persone in sei Paesi, fotografa un panorama in evoluzione, dove il nostro Paese, pur non vantando ancora una massa critica in termini di volumi, si posiziona come benchmark europeo per qualità dell’adozione. Un dato su tutti: il 34% degli investitori crypto in Italia è donna, contro una media internazionale decisamente più bassa. Il 66% ha più di 34 anni, il 47% opera tramite strumenti regolamentati come gli ETP e il 50% adotta strategie di lungo periodo.
“L’elevata percentuale di donne tra gli investitori crypto in Italia rappresenta un indicatore prezioso. È il segnale di un ecosistema che sta evolvendo, ampliando la propria base e integrando criteri di inclusione, educazione finanziaria e adozione tecnologica” – ha sottolineato Valeria Portale, Direttrice dell’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano, intervenendo durante la tavola rotonda di presentazione.
“Questo dato, unito all’uso crescente di strumenti regolamentati e a una netta propensione verso investimenti di lungo periodo, ci restituisce l’immagine di un mercato che, pur non essendo ancora di massa, mostra caratteristiche di maturità difficilmente riscontrabili altrove.”
Educazione e regolazione: la via italiana alla finanza digitale
Il quadro che emerge dal report non è quello di una nazione trainata dalla speculazione o dalle mode del momento, come in altri contesti internazionali. Al contrario, l’Italia adotta un approccio orientato alla compliance, alla trasparenza e alla sostenibilità finanziaria, in perfetta sintonia con i principi del MiCA (Markets in Crypto Assets Regulation) che l’Unione Europea ha varato per disciplinare l’ecosistema crypto.
Secondo Claudio Bedino, Head of Consumer Growth Europe per Gemini, il potenziale del mercato italiano è evidente, ma serve una strategia di lungo periodo per farlo fiorire:
“Per chi, come noi, opera ogni giorno nel settore, i dati emersi rappresentano un segnale chiaro: l’Italia offre uno spazio concreto per costruire, educare e innovare. Il potenziale è reale, ma va coltivato con competenza e responsabilità.”
L’obiettivo è chiaro: rendere il mercato italiano un polo di riferimento per l’intera area euro, non solo per la qualità normativa ma anche per la capacità di attrarre capitali e sviluppare modelli di investimento sostenibili.
A sostenere questa visione è anche il mondo delle istituzioni. On. Giulio Centemero, deputato della Commissione Finanze della Camera, ha ribadito il ruolo cruciale della regolamentazione per lo sviluppo del settore:
“Affinché l’innovazione possa generare valore diffuso, occorre costruire un contesto normativo chiaro, stabile e lungimirante. L’Italia ha l’opportunità di posizionarsi come riferimento europeo per una finanza digitale sicura, trasparente e accessibile.”
Nel suo intervento, Centemero ha sottolineato come la crescente responsabilità finanziaria degli italiani sia una leva politica da valorizzare con strumenti legislativi coerenti e mirati.
L’infrastruttura c’è. Ora serve una strategia industriale
Il quadro che si delinea non è solo di opportunità teorica ma di una concreta piattaforma su cui costruire un modello italiano di adozione crypto e Web3. Con un investitore medio più maturo, più istruito e più incline alla diversificazione regolata, l’Italia dispone già di fondamenta culturali ed educative solide. Ora il nodo è trasformare questa maturità in massa critica.
La cena di presentazione, organizzata da Gemini in un contesto riservato ma di alto profilo, ha avuto il merito di riunire attori chiave del sistema fintech e finanziario italiano, tra cui Mico Curatolo di Banca Sella, Andrea Pantaleo dello studio DLA Piper, e rappresentanti di associazioni, banche e player istituzionali. Il messaggio emerso è chiaro: il settore è pronto a fare sistema, ma servono investimenti, visione e policy coerenti.
Secondo i dati del report, la differenza tra l’Italia e altri mercati non sta nei volumi, ma nella qualità dell’adozione. Se il 47% degli italiani opera con strumenti come ETP – a fronte di una media globale del 17% – e il 50% non effettua trading ma investimenti a lungo termine, significa che l’Italia non ha bisogno di cavalcare l’hype, ma di valorizzare la propria unicità.
“Il nostro impegno è esserci, con un approccio radicato nel territorio, conforme alle regole e orientato alla visione di lungo periodo” – ha ribadito Claudio Bedino. È anche una sfida industriale: trasformare l’Italia in un hub europeo dell’adozione consapevole delle tecnologie Web3 e crypto, attrarre operatori globali, far crescere il mercato interno e definire un’identità nazionale nel mondo della finanza decentralizzata.
La direzione sembra tracciata. Il terreno è pronto, gli attori sono presenti, la cultura finanziaria si sta consolidando. Mancano solo politiche pubbliche lungimiranti, incentivi all’innovazione e una narrazione coerente. Se colta appieno, questa opportunità può portare l’Italia da caso virtuoso a modello di riferimento europeo per la crypto-economy.
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