Naspi e pensione quando si possono percepire entrambe senza perdere i benefici previdenziali

Naspi e pensione: compatibilità e requisiti per la contemporaneità
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Naspi e pensione rappresentano due forme di tutela economica distinte, la cui contemporaneità è regolata da norme stringenti. Nel contesto legislativo italiano, non è possibile percepire simultaneamente l’indennità di disoccupazione e la pensione. La Naspi viene riconosciuta al lavoratore che ha subito una perdita involontaria del lavoro, mentre la pensione è riconosciuta solo al raggiungimento dei requisiti contributivi e anagrafici previsti. Quando si matura il diritto alla pensione anticipata o di vecchiaia, il sussidio Naspi decade automaticamente, poiché la normativa vieta la cumulo di tali prestazioni. È importante sottolineare che la Naspi viene concessa per un periodo massimo pari alla metà delle settimane di contribuzione versate nei quattro anni precedenti l’inizio della disoccupazione, e tale periodo non può essere prolungato in presenza della pensione.
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Il momento in cui un soggetto ricevente Naspi raggiunge i requisiti per la pensione, deve prendere atto che il diritto all’indennità termina. Questo significa che la domanda di pensione potrà essere presentata solo sospendendo la Naspi. Tuttavia, esiste un periodo di attesa fissato dalla cosiddetta “finestra mobile”, che prevede un intervallo di circa tre mesi tra il raggiungimento dei requisiti pensionistici e l’effettiva decorrenza della pensione. Durante questo intervallo, la Naspi può continuare ad essere percepita, ma una volta che decorre la pensione, l’indennità di disoccupazione viene automaticamente revocata.
In termini pratici, ciò implica che chi ha accumulato un numero sufficiente di contributi per ottenere la pensione anticipata deve necessariamente interrompere il riconoscimento della Naspi al momento dell’avvio della pensione, con la conseguenza che non è consentito percepire contemporaneamente entrambe le prestazioni.
Contributi figurativi e impatto della Naspi sulla pensione anticipata
I periodi durante i quali si percepisce la Naspi sono equiparati a contribuzione figurativa dall’INPS, un fattore cruciale per il computo previdenziale. Questo significa che i mesi in cui si beneficia della disoccupazione vengono considerati come contributi validi ai fini del diritto e della misura pensionistica, sebbene non siano considerati come contribuzione effettiva. In pratica, aumentano il totale contributivo complessivo ma con determinati limiti.
Nel caso della pensione anticipata ordinaria, ad esempio, è necessario che almeno 35 anni di contributi siano derivati da attività lavorativa effettiva. Pertanto, sebbene la Naspi contribuisca al conteggio dei contributi, non può sostituire integralmente gli anni di lavoro richiesti. Questa distinzione incide in modo diretto sulla possibilità di anticipare l’accesso alla pensione: solo quando si raggiungono 42 anni e 10 mesi di contribuzione complessiva, di cui almeno 35 anni effettivi, si può presentare domanda.
L’inclusione dei periodi di Naspi come contribuzione figurativa rappresenta un vantaggio concreto per il lavoratore disoccupato, che continua a maturare anzianità contributiva durante la disoccupazione. Tuttavia, è essenziale tenere presente che questa contribuzione “virtuale” non consente di superare i limiti normativi che regolano specificamente le pensioni anticipate, motivo per cui il rispetto delle soglie di contributi effettivi rimane imprescindibile.
Ape sociale, quota 41 e divieto di cumulo tra Naspi e pensione
Gli strumenti previdenziali come l’APE Sociale e la Quota 41 rappresentano soluzioni fondamentali per agevolare l’uscita anticipata dal lavoro di categorie svantaggiate, inclusi i disoccupati che hanno beneficiato della Naspi. L’APE Sociale è fruibile a partire dai 63 anni e 5 mesi con almeno 30 anni di contributi, mentre la Quota 41 si rivolge ai cosiddetti lavoratori precoci che abbiano maturato almeno 41 anni di contributi, di cui almeno 35 di contribuzione effettiva e un anno prima dei 19 anni di età.
Tuttavia, un aspetto cruciale è il divieto totale di cumulo tra Naspi e pensione. L’INPS mantiene una posizione rigorosa: la disoccupazione deve essere integralmente esaurita prima di poter presentare domanda per una delle pensioni anticipate sopra indicate. Ciò significa che chi è ancora percettore di Naspi non può simultaneamente beneficiare di APE Sociale o Quota 41.
Questa normativa nasce dalla necessità di evitare sovrapposizioni tra prestazioni previdenziali e assistenziali, preservando l’equilibrio del sistema e limitando abusi. Le sentenze di alcuni tribunali hanno aperto a interpretazioni meno restrittive, suggerendo che basti il diritto alla Naspi anche se non fruito integralmente, ma l’orientamento ufficiale dell’INPS resta invariato e vincolante, imponendo l’adempimento del requisito della completa fruizione della Naspi.
In definitiva, l’uscita anticipata attraverso tali strumenti richiede un’attenta programmazione temporale, poiché è indispensabile terminare la percezione della Naspi per attivare l’erogazione della pensione. Questa condizione ribadisce come la convivenza di Naspi e pensione sia esclusa in ogni ipotesi, e che la pianificazione della fine del sussidio di disoccupazione sia un passaggio imprescindibile per accedere alle misure di pensionamento anticipato dedicate ai disoccupati.
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