El Salvador abbandona il bitcoin, significative ripercussioni per l’economia e le criptovalute.
El Salvador abbandona il bitcoin come moneta legale
In un’inattesa inversione di rotta, El Salvador ha deciso di abbandonare il bitcoin come moneta legale, segnando la fine di un’epoca caratterizzata da speranze alimentate da una sperimentazione ambiziosa che si è rivelata problematica. Il parlamento salvadoriano, controllato dal partito del presidente Nayib Bukele, ha approvato una riforma cruciale che revoca lo statuto di valuta legale al bitcoin, un cambiamento avvenuto dopo meno di quattro anni dall’introduzione della criptovaluta, partecipato da una parte significativa della popolazione e sostenuto da ingenti investimenti in infrastrutture dedicate. A fare pressione su questo cambiamento è stato il Fondo Monetario Internazionale, che ha posto l’abbandono del bitcoin come condizione per un prestito di 1,4 miliardi di dollari, avviando una riflessione sul futuro economico del paese.
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La decisione, che ha suscitato reazioni miste a livello nazionale e internazionale, pone interrogativi sull’efficacia della strategia economica del governo, che aveva inizialmente intrapreso questo viaggio con l’intento di ridurre la dipendenza dall’American Dollar e di attrarre investimenti nel settore cripto. Tuttavia, i deludenti tassi di adozione e l’evidente instabilità economica hanno indotto il governo a compiere questa scelta radicale, mettendo in discussione i principi economici su cui si fondava l’esperimento del bitcoin come valuta a corso legale.
La riforma legislativa
Il 29 gennaio 2025, l’Assemblea legislativa di El Salvador ha ufficialmente approvato una riforma significativa della legge sul bitcoin, eliminando il suo status di valuta legale. Questa modifica ha previsto l’alterazione di sei articoli della legge del 2021, che aveva sorpreso il mondo permettendo l’uso del bitcoin per tutte le transazioni economiche. Con l’approvazione della nuova normativa, scompare l’obbligo per i cittadini di accettare pagamenti in bitcoin e finisce il meccanismo di conversione automatica tra bitcoin e dollari. Ora i salvadoregni non potranno più utilizzare il bitcoin per pagare tasse e debiti, cambiando radicalmente il panorama economico del paese.
Questa riforma non solo segna una rottura con le politiche del governo di Nayib Bukele, ma riflette anche un evidente cedimento alle pressioni del Fondo Monetario Internazionale, che ha condizionato un prestito cruciale di 1,4 miliardi di dollari alla revoca dell’usabilità del bitcoin come valuta legale. Sebbene il governo mantenga una strategia di investimento nel bitcoin, con una riserva attuale di oltre 6.000 bitcoin equivalenti a circa 637 milioni di dollari, l’abolizione dello status legale rappresenta un’ammissione di fallimento della precedente politica economica. Questo cambiamento normativo non solo denota una perdita di fiducia da parte del governo nella criptovaluta, ma implica anche una riconfigurazione delle aspettative economiche per i cittadini salvadoregni.
Le ragioni dell’esperimento
Prima dell’adozione del bitcoin nel 2021, El Salvador faceva esclusivo uso del dollaro americano, il che limitava gravemente la sua autonomia economica e monetaria. La decisione di rendere il bitcoin una moneta legale rispondeva a scopi ben definiti, tra cui la volontà di ridurre la dipendenza dalla Federal Reserve e di offrire ai cittadini una nuova forma di pagamento che potesse servirsi di una tecnologia emergente e redditizia come la criptovaluta. Il governo, all’epoca guidato da Nayib Bukele, intendeva anche combattere le elevate commissioni delle rimesse, una questione cruciale per un paese dove una porzione significativa della popolazione vive all’estero e invia soldi a casa. Infine, c’erano speranze di attrarre investimenti e di posizionare El Salvador come un hub per il settore delle criptovalute.
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Per sostenere tali obiettivi, furono investiti oltre 200 milioni di dollari nell’implementazione di un’infrastruttura adeguata, con bancomat per bitcoin distribuiti in tutto il territorio. Venne anche lanciata l’applicazione Chivo, un portafoglio digitale nazionale per facilitare l’utilizzo della criptovaluta. Al fine di incentivare l’adozione, il governo offriva un bonus di trenta dollari a ogni cittadino che scaricava l’applicazione. Tuttavia, dietro a questa facciata di innovazione, si celava una gestione opaca delle operazioni legate al bitcoin, con informazioni limitate che circolavano principalmente attraverso i social media, in particolare i tweet di Bukele.
Questa strategia era fortemente sostenuta da una narrazione di progresso e modernizzazione, ma nei fatti si rivelò inefficace nel convincere la popolazione ad abbracciare completamente la criptovaluta.
Il fallimento del progetto
Nonostante le aspettative iniziali, gli obiettivi del progetto legato al bitcoin non sono stati raggiunti, culminando in un netto fallimento. Le ragioni di questo insuccesso sono molteplici e risiedono sia in problemi intrinseci all’adozione della criptovaluta, sia in fattori esterni che hanno influenzato la sua implementazione. Innanzitutto, i tassi di adozione da parte della popolazione sono stati ben al di sotto delle previsioni. Dopo un anno dal lancio, solo il 21% della popolazione aveva effettivamente iniziato a utilizzare il portafoglio Chivo, un numero che si è drammaticamente ridotto all’8,1% nel 2024. Questi dati evidenziano una mancanza di fiducia e interesse verso il bitcoin come strumento di pagamento quotidiano.
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Ad aggravare la situazione ci sono stati scandali e casi di corruzione emersi nel corso del progetto. Le indagini giornalistiche hanno rilevato situazioni in cui gli utenti cercavano di duplicare i loro registri per incassare più volte i bonus offerti dal governo, il che ha messo in luce gravi violazioni delle normative anti-riciclaggio. A queste problematiche si è aggiunta una breccia di sicurezza che ha permesso il furto di 840.000 dollari, riducendo ulteriormente la credibilità del progetto. Questi incidenti hanno minato gravemente la fiducia della popolazione nei confronti del governo e della criptovaluta stessa.
In aggiunta, la resistenza culturale nei confronti di una valuta nuova e volatile come il bitcoin ha giocato un ruolo cruciale. Molti cittadini hanno mostrato una netta preferenza per il tradizionale dollaro americano, abituati a un sistema monetario stabilito e percepito come più sicuro. La mancanza di educazione finanziaria su come utilizzare la criptovaluta in modo efficace ha ulteriormente complicato l’adozione. In sostanza, il sogno di Nayib Bukele di modernizzare l’economia salvadoregna attraverso il bitcoin si è scontrato con una realtà complessa che ha evidenziato l’inadeguatezza di tale strumento per la situazione socioeconomica del paese.
Le conseguenze economiche
La situazione economica di El Salvador si presenta particolarmente complessa e critica, aggravata dalla recente decisione di abbandonare il bitcoin come moneta legale. Questo abbandono non è solamente un cambio di rotta in termini di politica monetaria, ma riflette un quadro più ampio di incertezze e sfide economiche. Il paese ha vissuto un incessante periodo di stagnazione, con la crescita più bassa della regione centroamericana per cinque anni consecutivi. La dipendenza dalle rimesse degli emigrati, che rappresentano una boccata d’ossigeno per l’economia, è diventata sempre più evidente: nei primi sette mesi del 2024, queste hanno raggiunto i 4,756 miliardi di dollari, dimostrando che gli sforzi per ridurre i costi delle transazioni attraverso l’adozione del bitcoin non hanno riscosso i risultati sperati.
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La riforma legislativa, che elimina la possibilità di utilizzare il bitcoin per transazioni quotidiane, amplifica le preoccupazioni economiche già esistenti. A fronte di un deficit della bilancia commerciale che supera gli 8 miliardi di dollari, la nuova legge lascia i cittadini senza uno strumento che molti speravano potesse portare vantaggi economici. Nonostante ciò, il governo mantiene una riserva di oltre 6.049 bitcoin, equivalenti a circa 637 milioni di dollari, con l’intento di utilizzarli come investimento pubblico. Tuttavia, tale strategia appare parziale e non sufficientemente solida per affrontare le problematiche imminenti del paese.
Inoltre, il 52% della popolazione salvadoregna vive attualmente in uno stato di stress alimentare, confermato dall’inclusione del paese nella lista della FAO per monitorare il rischio di fame. Questo scenario di precarietà economica solleva interrogativi sul sostegno che l’adozione del bitcoin avrebbe dovuto offrire, ma che, di fatto, non si è concretizzato. Le aspettative del governo, che puntava a creare un economia più resiliente e inclusiva tramite il bitcoin, sono state colpite da una realtà che ha evidenziato fragilità sistematiche e dipendenze faticose. I cittadini, già provati da una situazione economica difficile, ora si trovano a dover affrontare un cambiamento normativo che potrebbe complicare ulteriormente le loro vite quotidiane.
La transizione verso un sistema economico alternativo, ora interrotta, ha messo in luce non solo le inadeguatezze della strategia di Nayib Bukele, ma anche le ripercussioni durature che quest’ultimo potrebbe avere nel lungo termine. La sfiducia nella moneta e nelle istituzioni, amplificata da scandali e violazioni legate all’uso del bitcoin, potrebbe generare una resistenza all’adozione di eventuali future innovazioni economiche. Per un paese che ha vissuto una narrazione positiva attorno alla sua ambiziosa iniziativa, la realtà economica si traduce in un ripensamento radicale delle priorità, in uno sforzo per recuperare il terreno perso e per risollevare la propria situazione economica.
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