Beppe Grillo in televisione contro tutti scatena il lunedì politico di Twitter con gli hashtag #Brunochiedi, #GrilloinVespa, #iononvotoM5s
Ieri sera, chi era davanti alla tv e guardava Porta a Porta, ha assistito a quello che Beppe Grillo ha definito “il suo comizio” in televisione.
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Bruno Vespa, che ha ospitato l’ex-comico/oggi-politico durante il suo programma, non sembrava essere molto d’accordo sulla definizione ma ha mantenuto l’aplomb.
La performance (passate il termine, ma al giorno d’oggi la politica non è sempre più spesso un grande gioco mediatico?) di Grillo, invece, rimane criptica, sia negli intenti che negli sviluppi: sarà riuscito con il suo tono di voce sempre alto e chiassoso, le frasi non sempre chiare, le provocazioni, le battute, ad ottenere ancor più adesioni o, invece, avrà aperto la strada a dubbi e perplessità anche nel suo elettorato?
Se a queste domande non possiamo dare, ancora, alcuna risposta, possiamo invece riscontrare quanto su Twitter il vociare attorno alla partecipazione di Grillo sia stato decisamente elevato. Nella giornata del 19 Maggio, infatti, due “nuovi” hashtag sembrano essere entrati prepotentemente nella Twitter-sfera: #iononvotoM5S e #Brunochiedi.
Il primo è quello che si può definire un semi-boomerang comunicativo: i sostenitori di Grillo, infatti, si sono a dir poco scatenati, trasformando l’hashtag in un ulteriore modo per esprimere il loro appoggio. Tuttavia, anche se sembrerebbe in numero minore, anche chi non appoggia Grillo, e non voterà davvero M5S, ha utilizzato l’hashtag per dire la sua. D’altra parte con #Brunochiedi le “tifoserie elettorali” delle varie parti non ci sono andate giù alla leggera ma, anzi, i tweet erano davvero al vetriolo. Alcuni esempi:
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Ma quello che forse riassume meglio la comunicazione in generale di Grillo su Twitter (e non solo) è un tweet che recita: “#Brunochiedi quello che ti pare tanto Beppe non risponde e fa il solito monologo”
E le analisi sviluppate nell’ultimo anno e mezzo sull’uso che i politici fanno di Twitter lo dimostrano. Prendiamo come è stato fatto per gli altri politici, le ultime due settimane di Beppe Grillo su Twitter.
Il numero di tweet prodotto è impressionante, 2395 , con una media giornaliera di ben 120 tweet, comprensivi di Retweet e Tweet postati direttamente da Grillo. Ora, non solo è umanamente difficile scrivere, leggere, decidere cosa retwittare, per un numero così elevato di tweet ogni giorno, ma, tendenzialmente, avere la home di Twitter intasata di continui messaggi dello stesso User non è il sogno di nessun Twitter-nauta, perché se leggo solo i retweet e le opinioni di un politico la pluralità che il mezzo permetterebbe di avere dove va a finire?
Ma, a dare validità al tweet sopra riportato c’è un altro dato molto significativo: pur avendo una media di tre user mentions (@) per tweet la percentuale di risposta data ai tweet altrui è pari a 0. A indicare che, il dialogo tanto agognato, proprio non c’è.
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Insomma, la confusione verbale e gestuale da Vespa si ritrova in qualche modo nella pagina di Twitter che grida molto, ma sempre in un unico verso, dal comunicatore ai molti, ma dà poche risposte (o addirittura non ne dà).
E allora come dare torto, in un’Italia che, ormai, vive di tifoserie anche nella politica, a questo utente di Twitter che si esprime così? “Quando i renziani ti danno del grillino e i grillini ti danno del renziano, capisci di essere nel giusto, #iononvotoM5S”
Anche se forse, la cosa più giusta sarebbe potersi riconoscere in almeno un partito politico all’interno del proprio Paese.
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