iPhone 16 Pro surriscaldato causa fusione della porta USB-C e problemi di funzionamento

Un iPhone 16 Pro si surriscalda e danneggia la porta USB-C
Un episodio allarmante ha coinvolto un utente che ha recentemente acquistato un iPhone 16 Pro, il quale ha subito danni significativi a causa di un problema di surriscaldamento. L’evento si è verificato durante la notte di San Valentino, quando il dispositivo, collocato sul comodino per la ricarica, ha iniziato a emettere fumi tossici. La porta USB-C del telefono, già compromessa, era parzialmente fusa al momento della scoperta. L’utente, Glenn Jacobsen, è riuscito a staccare tempestivamente il cavo, evitando una possibile accensione di fiamme. Questo episodio solleva interrogativi cruciali riguardo alla sicurezza dei dispositivi e al ruolo di responsabilità dei produttori, in particolare nel caso di danni causati a causa di difetti intrinseci.
Fatti dell’incidente
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Durante la notte del 14 febbraio, Glenn Jacobsen si è svegliato a causa di un forte odore di fumo, scopriamo che il suo iPhone 16 Pro, acquistato solo quattro mesi prima, aveva iniziato a emettere fumi tossici mentre era in carica sul comodino. Il cavo di ricarica, collegato al dispositivo, ha mostrato segni di fusione e danneggiamento, situazione che avrebbe potuto portare a conseguenze ben più gravi se Jacobsen non avesse agito prontamente staccando il caricabatterie. Questo evento ha scatenato una serie di domande non solo sulla qualità del dispositivo ma anche sulla sicurezza dei prodotti tecnologici più recenti. L’utente, convinto che un difetto così grave fosse coperto dalla garanzia, si è immediatamente rivolto all’assistenza Apple, preparandosi ad affrontare la situazione secondo le normative vigenti per la protezione dei consumatori.
La reazione di Apple
La risposta di Apple alla segnalazione di Glenn Jacobsen ha colto di sorpresa l’utente, che si aspettava un’assistenza professionale e utile. Senza effettuare un esame diretto del dispositivo, l’azienda ha formulato la propria conclusione basandosi esclusivamente su fotografie del danno. Apple ha sostenuto che il problema era riconducibile alla presenza di “corpi estranei”, come polvere o umidità, nel connettore USB-C. Questa affermazione ha suscitato una forte incredulità in Jacobsen, il quale si è chiesto se fosse davvero plausibile attribuire la fusione della porta di ricarica e l’emissione di fumi a semplici particelle di sporco quotidiano. Il consulente legale del Consiglio dei Consumatori norvegese, Thomas Iversen, ha rincarato la dose, evidenziando che è inaccettabile da parte di Apple stabilire un nesso diretto tra polvere e danno per mancanza di un’analisi fisica del prodotto. Nonostante l’assenza di certezze, Apple ha negato la copertura della garanzia, lasciando Jacobsen senza supporto e con un dispositivo potenzialmente pericoloso.
La soluzione proposta da Elkjøp
Frustrato dalle risposte insufficienti ricevute da Apple, Glenn Jacobsen ha deciso di esplorare altre opzioni per risolvere il suo problema. Dopo aver contattato il rivenditore dove aveva acquistato il caricabatterie, ovvero Eplehuset, ha trovato ulteriore difficoltà poiché il negozio ha dichiarato la necessità di un esame fisico del dispositivo prima di poter redigere una diagnosi chiara. Una volta recatosi di persona, Jacobsen ha appreso che il personale non avrebbe potuto contraddire l’interpretazione fornita da Apple, creando così un ulteriore senso di impotenza. Reinviato nuovamente verso il supporto clienti di Elkjøp, ha ricevuto indicazioni di contattare Elcare, il laboratorio autorizzato da Apple per la riparazione. Qui, una nuova delusione, poiché i tecnici seguono rigide linee guida da Apple e non possono contestare le conclusioni già formulate.
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La situazione ha iniziato a cambiare quando Kristian Willanger, responsabile della comunicazione di Elkjøp, ha finalmente riconosciuto l’errore commesso nell’assistenza fornita a Jacobsen. Ha ammesso che le informazioni a lui date erano errate e che i clienti hanno il diritto di far esaminare i propri dispositivi senza costi aggiuntivi. Willanger ha inoltre chiarito che, secondo le procedure aziendali, la valutazione del surriscaldamento e degli eventuali danni deve essere effettuata dal rivenditore stesso, e non limitata alle conclusioni di Apple. Questo sviluppo rappresenta un importante passo avanti per Jacobsen, permettendogli di continuare a perseguire la riparazione del suo dispositivo danneggiato, rafforzando la consapevolezza dei diritti dei consumatori e dell’importanza di richiedere una seconda opinione in caso di disguidi.
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