Realizzare una campagna di crowdfunding in italia con i consigli di Eppela e fastweb: che la folla sia con te!
Di iniziative di Crowdfunding, incubazione, sostegno alle imprese e compagnia cantante, come Green Geek e come azienda, ne abbiamo viste molte.
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In Italia abbiamo un problema, chiaro ed innegabile: la non defiscalizzazione del capitale di rischio rende quasi impossibile la presenza di figure, presenti in altri paesi, come gli investor angel o i grandi investitori. Non è possibile, perchè di 100.000€ di investimento dell’investitore quasi 50.000 finiranno in tasse, e si parte quindi con uno svantaggio competitivo insanabile.
Finchè normativamente non saraà trovato un rimedio questo è un limite che ci porteremo sempre dietro.
Quindi in Italia il crowd può esistere, ma solo a ben determinate condizioni: non può prevedere l’accesso a grandi capitali, quindi non ci si finanzia un’azienda da venti persone, deve essere selettivo, quindi premiare e portare mercato solo progetti che abbiano motivo di finirci. Abbiamo scelto Eppela per tutte queste motivazioni: non c’è l’arroganza di voler rivoluzionare il mondo o cambiare la tecnologia, ma l’intelligenza di rendere partecipabili progetti con piccole quote (a partire da 2 euro in poi), permettendo al progettista di capire se la propria idea sia vincente o meno. Se l’ìoperazione di crawd avrà tanti partecipanti, e verrà finanziata, lo sviluppo del progetto avrà senso di esistere, ed il progettista dovrà continuare a lavorarci e a migliorarlo, per portarlo sul mercato.
Eppela aiuta progettisti e programmatori a testare sul mercato il proprio prodotto, se l’idea è buona può accadere che la raccolta superi abbondantemente le aspettative. Se l’idea non lo è, non verrà finanziata, ed il progettista dovrà farsi due domande e capire come ricollocare il progetto, senza aver investito capitali in produzioni o in beta, ma servendosi del parere e del giudizio degli utilizzatori.
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Eppela si firma con “che la folla sia con te”, che è uno dei concetti chiave del crowd: conta ovviamente la portata e la qualità delle community e dei circuiti in cui il progettista è coinvolto, maggior seguito ha il progetto più è facile che piccoli investitori credano in voi, e spendano volentieri almeno 20/50 € per darvi una mano a realizzare il vostro sogno. Se l’idea è buona, e la gente tanta, ce la farete.
Questo fomat viene applicato anche in molti altri mondi, come il no profit, per esempio finanziando ciclisti per pagare la vacanze ai bambini con una gara benefica, gara in cui tutti abbiamo dato il nostro contributo al nostro “idolo ciclista” aiutando la sua partecipazione all’evento, e sostenendo il progetto. Queste forme di crowd, a nostro avviso, sono le uniche che potranno funzionare nei prossimi anni, in attesa delle piattaforme di Equity, e nella speranza che vengano utilizzate per fare buona finanza e non derivati.
Altro errore che spesso si fa è pensare che col crowd si possa guadagnare: sbagliato, il crowd serve a fare product placement, sviluppo, R&D, non a far soldi. Perchè per la maggior parte delle ricompense viene previsto un corrispettivo: mi dai 100 € e ricevi il mio prodotto in anteprima a 100 € e non a 150€ come lo venderò (ad esempio), o mi dai 100 € e ti di due ore di consulenza, e così via. Tradotto, su 10.000 € di crowd, pagati i compensi e la produzione eventuale di oggetti (nel caso di oggetti fisici) e tolta la piccola provvigione di Eppela; al progettista rimane in tasca il 30/40 € del valore della raccolta. Nella mera valutazione di pro e contro questo è un contro, ovviamente, ma come nel caso della tassazione del capitale di investimento è un costo che va previsto, e che ovviamente pesa.
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E è qui che arriva Fastweb con una scelta win win in un processo bottom up (tanto per usare un po’ di terminologia che piace tanto ai 2.0): co-finanziare il 50% del progetto significa aumentare notevolmente la cassa vera che arriva nelle tasche del progettista, quella cassa che permette magari di finire di sviluppare meglio, rifinire e rendere “quanto più perfetto possibile” il suo progetto.
La scelta è due volte vincente perchè Fastweb, a differenza di molti competitor del settore, non si è limitata a dire “dateci delle buone idee che ve le finanziamo”; ma ha fatto un processo di analisi strategica, ed ha identificato la domotica, l’internet degli oggetti e la building automation come settori di loro unico interesse e target.
Perchè lo fa, e perchè regala (apparentemente) dei soldi ai progettisti? Perchè come Google, per fare un doveroso paragone, ha da tempo capito l’importanza strategica del fare rete. Chi ci guadagna in una politica simile? Tutti. Per primi gli investitori, che vedono usati bene i loro soldi perchè fare squadra con chi è più bravo di te è meglio che cercare di batterlo.
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Quindi, se quello che abbiamo visto accadere nei processi di selezione e nella conferenza stampa in Cascina Cuccagna lo abbiamo compreso bene l’intenzione di Fastweb è quella di fare gli angeli a 360° ai progetti che giudicherà vincenti: fornirgli il 50% della cassa è il primo step, ma se la vostra idea, è veramente vincente e può rivoluzionare un processo di automazione ed interazione provateci: nulla toglie che un domani la vostra startup offra quel servizio per conto di Fastweb ma solo se l’idea è buona, e se la folla è con voi!
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