Compravendita di Criptovalute Face-to-Face: Normative Attuali e Legalità in Europa Aggiornata

La normativa europea e la legalità della compravendita face-to-face di criptovalute
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La compravendita face-to-face di criptovalute in Europa si colloca in un quadro giuridico complesso, che coniuga innovazione tecnologica e regolamentazione stretta. La recente introduzione del Regolamento MiCAR e il più rigoroso pacchetto antiriciclaggio (AML), con la cosiddetta “travel rule”, impongono nuove regole agli operatori di servizi sulle criptovalute, ma non ne vietano l’utilizzo nei rapporti diretti tra privati. In questo contesto, è fondamentale comprendere come la normativa comunitaria disciplina queste transazioni, quali limiti impone e quali margini di legalità rimangono per gli scambi tradizionali senza intermediari istituzionali.
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Il Regolamento (UE) 2023/1113, parte integrante del pacchetto antiriciclaggio, è finalizzato ad aumentare la trasparenza nelle operazioni finanziarie digitali imponendo agli operatori autorizzati (CASP) l’obbligo di raccogliere e trasmettere informazioni sull’identità dei soggetti coinvolti nella transazione. Ciò significa che le piattaforme regolamentate devono garantire la piena tracciabilità dei trasferimenti, analogamente alle regole che disciplinano i bonifici bancari.
Tuttavia, questa imposizione non si estende alle transazioni dirette tra privati. L’atto di vendita o acquisto di criptovalute tra due persone fisiche senza l’intermediazione di un soggetto qualificato resta del tutto legittimo dal punto di vista giuridico. Non vi è infatti alcun obbligo normativo diretto che imponga l’identificazione della controparte o la raccolta di dati personali in tali scenari, a meno che non si configuri un’attività commerciale professionale che rientri nella sfera dei servizi regolati dal MiCAR.
Un esempio pratico è la compravendita di bitcoin da privato a privato: il venditore non è tenuto a conoscere l’identità del compratore né a effettuare verifiche particolari. Il pagamento può avvenire, entro i limiti stabiliti dalla normativa antiriciclaggio sull’uso del contante, anche in valuta fiat senza incorrere in divieti specifici. Lo stesso vale per un esercente, quale un bar o un negozio, che accetti pagamenti in criptovalute senza che l’acquirente debba essere obbligatoriamente identificato, anche qualora utilizzi wallet non custodial o cold wallet.
In ogni caso, l’assenza di obblighi di registrazione o identificazione non deve trarre in inganno: il rispetto della legalità deve comunque esserci, e qualsiasi operazione sospettata di riciclaggio o finanziamento illecito rimane soggetta alla rigorosa vigilanza delle autorità competenti, potendo generare conseguenze anche penali.
Le implicazioni della normativa antiriciclaggio e la travel rule nelle transazioni tra privati
La normativa antiriciclaggio e la travel rule impongono un quadro di controllo stringente rivolto principalmente ai fornitori di servizi di cripto-attività (CASP), i quali sono obbligati a raccogliere e trasmettere informazioni sull’identità dei clienti coinvolti nelle transazioni. Tuttavia, tali obblighi non si estendono direttamente ai privati che operano tra loro senza l’intermediazione di soggetti regolamentati, consentendo dunque la legittimità delle transazioni face-to-face senza necessità di identificazione formale delle parti. Questo principio tutela la libertà contrattuale ma comporta alcuni limiti e rischi rilevanti, soprattutto alla luce delle nuove misure europee.
La “travel rule” richiede alle piattaforme di raccolta e condivisione dati per prevenire riciclaggio e finanziamento del terrorismo, tuttavia il suo ambito operativo si limita ai CASP e non si estende automaticamente ai privati. In pratica, ciò significa che un privato può acquistare o vendere criptovalute a un altro senza dover comunicare informazioni personali, dando quindi continuità a modalità di scambio informali e decentralizzate.
Ciononostante, la normativa AML entra in gioco nel momento in cui sono coinvolti operatori professionali o consulenti abilitati, come avvocati, commercialisti o notai, i quali, nell’assistere clienti in transazioni importanti, devono applicare le regole di adeguata verifica, identificazione del cliente e segnalazione di operazioni sospette. Tale controllo mira a evitare che operazioni apparentemente private vengano utilizzate come veicoli per attività illecite.
Un altro aspetto cruciale riguarda il trattamento dei wallet “unhosted” o “cold wallet”, cioè non gestiti da intermediari autorizzati. Questi dispositivi sono nella pratica considerati ad alto rischio di essere usati per occultare l’origine dei fondi, portando a un presupposto di illiceità che può tradursi in difficoltà operative per i proprietari stessi. La normativa europea, quindi, limita implicitamente l’utilizzo di tali wallet soprattutto nelle transazioni di rilevante entità, riducendo la privacy e aumentando il controllo preventivo.
Di fatto, l’equilibrio tra tutela della riservatezza e esigenze di contrasto al riciclaggio si configura come una tensione irrisolta: mentre la regolamentazione cerca di allargare la tracciabilità delle operazioni, resta fermo il principio che le transazioni tra privati siano da considerarsi validamente effettuabili, ma con la consapevolezza che una qualsiasi attività sospetta potrà essere oggetto di indagini penali. Questo rende necessario un approccio consapevole e prudente quando si intraprendono scambi face-to-face di criptovalute, soprattutto oltre certe soglie patrimoniali o di importo.
Rischi, precauzioni e modalità operative nelle compravendite dirette di criptovalute
La compravendita diretta di criptovalute, pur legittima, presenta una serie di rischi intrinseci che richiedono attenzione e misure precauzionali rigorose. L’assenza di intermediari regolamentati espone le parti a potenziali frodi, quali falsi screenshot di trasferimenti, documenti contraffatti o comunicazioni ingannevoli atte a simulare operazioni avvenute. È diffusa anche la truffa che sfrutta malware per modificare gli indirizzi di wallet copiati negli appunti, dirottando così i fondi verso conti controllati dai truffatori.
Particolare cautela va riservata alla manipolazione di wallet fisici, come gli hardware wallet, che possono essere contraffatti o preconfigurati con seed phrase conosciute da malintenzionati, consentendo accessi non autorizzati ai contenuti. La levatura tecnica di tali strumenti rende indispensabile l’accurata verifica dell’affidabilità e dell’integrità dei dispositivi prima di qualsiasi scambio.
Le modalità operative riconosciute per minimizzare tali rischi includono la scelta di luoghi pubblici e sorvegliati per l’incontro, la presenza di testimoni o terze parti fidate a garanzia dell’operazione e la verifica incrociata dei wallet tramite strumenti blockchain explorer, che permettono di monitorare in tempo reale l’effettivo trasferimento dei fondi e il numero di conferme on-chain. Spesso, si esegue un piccolo trasferimento di prova prima dell’operazione principale per garantire la disponibilità effettiva delle criptovalute nel wallet.
Una sfida chiave sta nel sincronizzare l’effettivo trasferimento della criptovaluta con la contestuale corresponsione del pagamento in fiat, dato che la mancata contestualizzazione può lasciare spazio a contenziosi o frodi. Il ricorso a strumenti avanzati come wallet multisignature temporanei, smart contract o l’intervento di escrow agent può incrementare la sicurezza aumentandone la trasparenza e la certezza del closing.
Non va sottovalutata la possibilità che le operazioni faccia a faccia si trasformino in episodi di rapina, specialmente quando sono coinvolti importi consistenti. La presenza fisica apre la porta a rischi legati alla violenza o all’intimidazione, rendendo necessario adottare accorgimenti di sicurezza personale e valutare attentamente il contesto in cui si svolgono gli incontri.
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