Braccialetto elettronico a Basciano: la testimonianza shock di Sophie sulla sua esperienza difficile

Il percorso giudiziario e il braccialetto elettronico
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Il caso tra Alessandro Basciano e Sophie Codegoni ha raggiunto un punto cruciale con l’adozione del braccialetto elettronico come misura cautelare. Dopo la denuncia per stalking presentata dall’influencer, il tribunale ha disposto questa condizione restrittiva a carico di Basciano, sottolineando la gravità delle accuse mosse nei suoi confronti. Il provvedimento fa seguito a episodi documentati di molestie e minacce che hanno portato le autorità a intervenire per tutelare Sophie e la sua famiglia. La decisione rappresenta una risposta giuridica mirata a prevenire ulteriori azioni vessatorie, garantendo un controllo costante sui movimenti del deejay.
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Questo strumento elettronico è stato giudicato necessario a fronte dei comportamenti reiterati che Sophie ha denunciato e che hanno influito profondamente sul suo stato di salute e sicurezza personale. Il percorso giudiziario, caratterizzato da raccolta di prove, testimonianze e audizioni, ha consentito di inquadrare il quadro degli eventi con precisione. Le autorità hanno così adottato una misura che coniuga l’esigenza di protezione della vittima con la possibilità di monitorare l’imputato nell’attesa delle fasi successive del procedimento.
Le testimonianze di Sophie Codegoni sul rapporto con Basciano
Sophie Codegoni ha ricostruito con chiarezza e determinazione la dinamica della relazione con Alessandro Basciano, rivelando un quadro di controllo, intimidazioni e violenze psicologiche che si è fatto sempre più opprimente nel tempo. Il loro legame, iniziato con una fase pubblica e apparentemente serena, è rapidamente degenerato dopo il trasferimento della coppia a Roma. Sophie ha descritto un isolamento sociale progressivo, aggravato dalla convivenza forzata con un partner assente per lavoro e al contempo ossessivamente controllante.
Il deejay non solo monitorava ogni suo spostamento, ma si serviva anche di messaggi minatori rivolti a Sophie, con frasi come “put**** ti tolgo la bambina”, atte a incutere paura e soggezione. Dietro queste intimidazioni si celava una strategia di dominio che isolava Sophie dalla sua rete di supporto. Le segnalazioni di presenze sospette sotto casa e le continue minacce verbali hanno contribuito a un clima di terrore che ha infine spinto l’influencer a denunciare.
Nonostante gli episodi drammatici, Sophie ha più volte tentato di salvare la relazione, cadendo nelle promesse di cambiamento di Basciano, che alternava momenti di aggressività estrema a fasi di pentimento apparente, dichiarandosi disposto anche a intraprendere un percorso terapeutico. Tuttavia, questa alternanza si è rivelata un copione ricorrente, che ha ulteriormente alimentato uno stato di insicurezza e sofferenza.
Uno degli episodi più gravi narrati è l’aggressione fisica ai suoi amici da parte di Basciano, culminata in minacce di morte esplicite, evento che ha segnato il punto di rottura definitivo per Sophie, la quale ha perso dieci chili a causa dello stress e della pressione emotiva. Questa testimonianza è emblematica di un rapporto improntato alla violenza e alla sopraffazione quotidiana.
Le ripercussioni emotive e la tutela di Sophie e della figlia
Sophie Codegoni ha evidenziato le profonde conseguenze emotive derivanti da questa lunga esperienza di abuso e controllo, sottolineando come lo stato di ansia e paura abbia compromesso significativamente la sua qualità di vita e la sua serenità. Il peso psicologico si è tradotto in un drammatico calo di peso, circa dieci chili persi, e un senso continuo di vulnerabilità che ha impedito a Sophie di ricostruire un ambiente sicuro per sé e per sua figlia. Ogni messaggio ostile e ogni sguardo giudicante sui social hanno accentuato il senso di solitudine e di minaccia percepita.
In tale contesto, la priorità per Sophie è stata garantire una protezione stabile e duratura per la sua bambina, mettendo in atto tutte le azioni necessarie per tenere lontano l’ex compagno e tutelare l’integrità della famiglia. La denuncia e il successivo intervento giudiziario rappresentano quindi non solo un atto di giustizia, ma un mezzo indispensabile di difesa personale e materna.
Pur riconoscendo il percorso giudiziario in corso, Sophie mantiene un atteggiamento lucido e pragmatico, consapevole delle implicazioni di ogni decisione e determinata a preservare il proprio benessere psicofisico. La sua volontà di proteggere figlia e sé stessa dal rischio di nuovi episodi di violenza si conferma come il fulcro delle scelte adottate, con una forte spinta verso la ricostruzione di una vita autonoma e libera da minacce.
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