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Sui blocca 160 milioni di dollari rubati attraverso un attacco hacker sofisticato

  • Michele Ficara Manganelli ✿
  • 26 Maggio 2025
Sui blocca 160 milioni di dollari rubati attraverso un attacco hacker sofisticato

Congelamento dei fondi rubati: il ruolo della Sui Foundation

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Sui Foundation ha assunto un ruolo centrale nella gestione dell’incidente che ha visto sottratti oltre 160 milioni di dollari in criptovalute a seguito di un attacco hacker. La capacità di bloccare questi fondi attraverso meccanismi tecnici rappresenta un salto importante nella risposta alle minacce informatiche che affliggono le reti blockchain. Questo intervento, tuttavia, solleva questioni fondamentali relative al modello di decentralizzazione che caratterizza la rete Sui Network, poiché implica un intervento diretto da parte di un organismo centrale nel controllo dei flussi finanziari della blockchain.

Indice dei Contenuti:
  • Sui blocca 160 milioni di dollari rubati attraverso un attacco hacker sofisticato
  • Congelamento dei fondi rubati: il ruolo della Sui Foundation
  • Le opzioni per lo sblocco e le implicazioni tecniche
  • Strategie di restituzione e impatti sulla governance della rete


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Attraverso l’attivazione di una deny_list, la fondazione ha imposto un blocco rigoroso sulle transazioni provenienti dagli indirizzi associati all’attaccante, impedendo ogni tentativo di movimento dei fondi sottratti. I validatori della rete hanno dunque accolto questa direttiva, rifiutando sistematicamente tutte le operazioni collegate ai wallet compromessi.

È importante sottolineare che questa misura è stata attuata in modo pragmatico e tempestivo per contenerne le conseguenze immediate, ma rappresenta una soluzione parziale e temporalmente limitata. La gestione di questo episodio avrà ripercussioni importanti sulla fiducia degli utenti e sull’immagine stessa di una piattaforma che si propone come un ecosistema decentralizzato e trasparente.

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Le opzioni per lo sblocco e le implicazioni tecniche

Le strategie per il rilascio dei fondi congelati si articolano su varie opzioni, ciascuna con conseguenze tecniche e normative rilevanti. Il blocco attuale si basa su una deny_list che impedisce le transazioni da indirizzi compromessi, ma non è una barriera definitiva. Tra le soluzioni prese in considerazione vi è l’adozione di una whitelist, utilizzabile tramite la funzione transaction_allow_list_skip_all_checks, che consentirebbe di autorizzare specifiche transazioni ignorando il filtro della deny_list. Sebbene la proposta ufficiale su GitHub sia stata chiusa, è questa la via più plausibile per lo sblocco controllato dei fondi.

Un’alternativa più drastica sarebbe quella di implementare un hard fork, modificando le regole del protocollo e alterando lo stato della blockchain per annullare o ridistribuire i fondi rubati. Questa pratica, pur avendo precedenti in blockchain consolidate come Ethereum, comporta rischi significativi di frammentazione della rete e di perdita di fiducia nella sua immutabilità, fattore cruciale per la credibilità dei sistemi blockchain.

Inoltre, la possibilità che la Sui Foundation decida di mantenere i fondi bloccati in via indefinita non può essere esclusa. Ciò ridurrebbe di fatto la circolazione complessiva di SUI, con effetti deflazionistici e potenziali ripercussioni economiche rilevanti. Ogni scelta presenta quindi un delicato equilibrio tra sicurezza, integrità tecnica e rispetto dei principi di decentralizzazione, temi che saranno determinanti per il futuro della rete.

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Strategie di restituzione e impatti sulla governance della rete

Le strategie di restituzione dei fondi sottratti si confrontano con un nodo cruciale: l’equilibrio tra un intervento amministrativo necessario e la preservazione di una governance realmente decentralizzata. Un’opzione che è al centro del dibattito prevede l’istituzione di un voto on-chain per decidere se e in che misura restituire i token alle vittime. Sebbene questa soluzione appaia in linea con principi democratici, la distribuzione predominante di SUI conferita alla Sui Foundation fa temere che il voto possa tradursi in un controllo de facto della decisione, limitando la partecipazione reale della comunità.

Un’alternativa più diretta prevede la restituzione senza passare da alcun processo deliberativo pubblico, con la Fondazione che si affiderebbe alla whitelist per autorizzare le transazioni di riaccredito. Questa modalità, se da un lato accelera la risoluzione, dall’altro accentua il ruolo centralizzato della Fondazione, minando la credibilità di Sui come infrastruttura distribuita e autonoma.

Non mancano ipotesi più controverse, come la negoziazione con l’hacker per un recupero parziale dei fondi. Sebbene tecnicamente possibile, questa soluzione rischia di rimanere un bluff legato a dinamiche esterne, visto che i fondi sono già congelati e qualunque rimborso richiederebbe comunque un passaggio attraverso meccanismi centralizzati quali la whitelist.

Una proposta avanzata contempla il trasferimento dei fondi a un’entità terza, neutrale e regolamentata, che svolgerebbe un ruolo di garante attraverso l’autorizzazione da parte di autorità come la SEC o la CFTC. Questo approccio, pur inserendosi nel solco della compliance normativa e della trasparenza, contraddice l’ideale decentralizzato della blockchain, spostando il potere decisionale verso strutture esterne alla comunità di Sui.

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In modo innovativo, è stata anche formulata l’idea di un fondo di compensazione gestito tramite smart contract, nel quale i fondi congelati verrebbero destinati a risarcimenti progressivi per le vittime, finanziati dall’ecosistema stesso. Una soluzione che potrebbe trasformare le parti lese in stakeholder attivi, ma la sua realizzazione implica complessità tecniche e organizzative non trascurabili.

Non va esclusa nemmeno la strategia dell’arbitraggio temporale, un’attesa prolungata con accumulo a basso costo di token SUI da parte della Fondazione per poi annunciare una restituzione integrale in un momento successivo: una manovra che utilizza il fattore tempo come leva negoziale, giustificata da ostacoli regolatori o tecnici.

Qualunque opzione verrà scelta, emerge con chiarezza come la gestione dei fondi congelati rappresenti un banco di prova decisivo per l’architettura di governance di Sui. Ogni intervento di natura centralizzata rischia di compromettere la fiducia nella rete, facendo vacillare uno dei pilastri fondamentali su cui si fonda l’intero progetto. L’attenzione della comunità e degli osservatori rimane pertanto altissima, in attesa di una direzione chiara e coerente da parte della Sui Foundation.


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Bitcoiner Evangelist, portatore sano di Ethereum e Miner di crypto da tempi non sospetti. Sono a dir poco un entusiasta della vita, e già questo non è poco. Intimamente illuminato dalla Cultura Life-Hacking, nonchè per sempre ed indissolubilmente Geek, giocosamente Runner e olisticamente golfista. #senzatimore è da decenni il mio hashtag e significa il coraggio di affrontare l'ignoto. Senza Timore. Appunto

 


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