OpenAI salva conversazioni ChatGPT eliminate per cause legali New York Times: tutto quello che serve sapere

OpenAI e la conservazione delle conversazioni cancellate
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OpenAI è attualmente coinvolta in una controversia legale che ha richiesto alla società di conservare indefinitamente le conversazioni eliminate dagli utenti di ChatGPT. Tradizionalmente, le policy di OpenAI prevedevano l’eliminazione definitiva dei dati degli utenti entro 30 giorni dalla cancellazione delle chat. Tuttavia, una recente ordinanza del tribunale impone di mantenere tutti i dati delle conversazioni, anche dopo la richiesta di cancellazione da parte degli utenti. Questa nuova direttiva ha costretto l’azienda a sospendere la propria procedura di rimozione automatica, modificando così il trattamento dei dati personali.
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Brad Lightcap, Chief Operating Officer di OpenAI, ha definito questa imposizione un’“eccessiva estensione” che contraddice prassi consolidate nella tutela della privacy, compromettendo i diritti legati alla riservatezza delle comunicazioni. L’obbligo riguarda tutti gli utenti delle versioni gratuite e a pagamento di ChatGPT, escludendo esclusivamente i clienti Enterprise, Edu o quelli con accordi contrattuali specifici di non conservazione dati. L’accesso alle conversazioni archiviate sarà strettamente limitato a un ristretto team legale e di sicurezza di OpenAI, sottoposto a controlli rigorosi, e non sarà reso pubblico.
Implicazioni legali e il contenzioso con il New York Times
Il contenzioso legale tra OpenAI e The New York Times si focalizza principalmente sull’obbligo imposto da un’ordinanza giudiziaria di conservare indefinitamente le conversazioni cancellate dagli utenti di ChatGPT. Questa misura nasce dalla causa intentata dal New York Times contro OpenAI e Microsoft, accusate di violazione del copyright per l’utilizzo di milioni di articoli giornalistici senza autorizzazione nel processo di addestramento dei propri modelli di intelligenza artificiale. Secondo la testata, mantenere i dati delle conversazioni potrebbe rappresentare una fonte cruciale di prove a sostegno della propria azione legale.
OpenAI contesta con fermezza questa richiesta, ritenendola un’eccessiva ingerenza che mina principi consolidati di tutela della privacy. L’azienda, tramite il CEO Sam Altman, ha dichiarato che intende opporsi a qualsiasi disposizione che comprometta la riservatezza degli utenti, sottolineando come la conservazione permanente dei dati violi le norme vigenti e mette a rischio la fiducia degli utenti nei confronti del servizio. L’ordinanza obbliga dunque OpenAI a sospendere la propria politica di cancellazione automatica entro 30 giorni, aprendo un precedente che potrebbe influenzare in modo significativo le future regolamentazioni sulla raccolta e conservazione dei dati delle piattaforme AI.
In questa disputa, l’attenzione resta alta anche sul lato legale, poiché la capacità di estrarre e conservare dati specifici da conversazioni private può avere impatti profondi sulla giurisprudenza in materia di dati personali e proprietà intellettuale. La vicenda rimane aperta e in attesa delle decisioni delle corti, che dovranno bilanciare le esigenze di tutela del copyright con i diritti fondamentali alla privacy e alla protezione dei dati dell’utente.
Impatto sulla privacy degli utenti e risposte di OpenAI
OpenAI ha espresso forte preoccupazione circa le implicazioni che l’ordinanza giudiziaria comporta per la privacy degli utenti. La conservazione indefinita delle conversazioni cancellate rappresenta una netta deviazione rispetto alle pratiche comuni di tutela dei dati e rischia di compromettere la fiducia riposta nel servizio da milioni di persone. L’azienda ha sottolineato che l’accesso a questi dati sarà limitato a un numero ristretto di operatori legali e di sicurezza, i quali saranno soggetti a rigidi controlli interni per evitarne abusi o fughe di informazioni.
Il CEO Sam Altman ha definito questa imposizione un “superamento dei limiti accettabili” e ha ribadito il forte impegno di OpenAI nella difesa della privacy come valore fondamentale, dichiarando che sarà intrapresa ogni azione legale possibile per opporsi a tale misura. L’azienda chiarisce inoltre che questa modifica non riguarderà i clienti della versione Enterprise o dei piani con accordi sulla non conservazione dei dati, isolando così almeno una parte dell’utenza da questo obbligo.
Dal punto di vista degli utenti, l’ordinanza rappresenta un elemento di criticità sostanziale: la possibilità di vedere conservate conversazioni sensibili e private anche oltre la volontà espressa di cancellazione può minare le garanzie sulla protezione dei dati personali. OpenAI si trova pertanto a dover coniugare le esigenze derivanti dal procedimento legale con la salvaguardia dei diritti di privacy, in un equilibrio delicato e ancora da definire completamente.
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