L’appello del Papa e l’algoretica di padre Benanti tracciano la via per una etica dell’AI
L’intelligenza artificiale sta trasformando profondamente la nostra società e le nostre vite. I progressi nel campo dell’apprendimento automatico hanno permesso lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale capaci di prendere decisioni in modo autonomo in moltissimi ambiti, dalla medicina alla finanza, dai trasporti alla sicurezza. Tuttavia, l’aumento della pervasività e del potere di queste tecnologie solleva interrogativi etici fondamentali.
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Come assicurarsi che le macchine prendano decisioni giuste, rispettose dei diritti e della dignità umana? Come prevenire ingiustizie ed effetti indesiderati?
Papa Francesco, in un recente videomessaggio, ha lanciato un forte appello ai giganti della tecnologia affinché queste non vengano utilizzate per sfruttare le debolezze umane e generare odio e fake news, ma al contrario per migliorare le condizioni di vita dell’umanità. È urgente dunque lo sviluppo di principi etici condivisi per un uso responsabile dell’intelligenza artificiale.
I sistemi di AI, basandosi su enormi quantità di dati, non sono esenti da errori e da bias. Inoltre, pur simulando alcune capacità cognitive, non posseggono una vera intelligenza morale. Spetta all’uomo stabilire le priorità valoriali a cui devono attenersi.
Diventa quindi necessario creare un nuovo linguaggio universale, una “algoretica“, termine introdotto dal francescano R. P. Paolo Benanti, esperto di etica, bioetica ed etica delle tecnologie, che traduca princìpi etici in direttive eseguibili dalle macchine. L’uomo, con la sua dignità inviolabile, deve restare al centro: i sistemi di AI devono essere progettati in modo “human-centered“, chiedendo all’uomo di intervenire quando non sono certi della decisione più eticamente corretta.
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L’algoretica dovrà sviluppare concetti quali l’anticipation, affinché le macchine cooperino flessibilmente con gli umani, la transparency, per rendere le loro azioni comprensibili, la customization, per adattarsi alle emozioni umane, e l’adequation, per dare priorità agli obiettivi delle persone presenti.
Occorrono inoltre organismi indipendenti che valutino e certifichino il rispetto di questi criteri nello sviluppo dell’AI. Solo così l’innovazione digitale potrà essere orientata verso uno sviluppo realmente umano e inclusivo. L’algoretica sarà la nuova lingua franca per gestire in modo etico l’intelligenza artificiale, al servizio della dignità di ogni persona.
Sfide immense, ma anche opportunità straordinarie si aprono in quest’era di macchine sempre più “sapienti”. Sta a noi, attraverso saggezza e lungimiranza, assicurarci che il progresso tecnologico sia guidato da autentici valori umani.
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