Intervista ad Alessia Potecchi. Il punto Economico del PD Milano Metropolitana
?Alessia Potecchi: Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del PD Milano Metropolitana.
?Il PD, forte anche del risultato elettorale, deve prendere in mano la situazione per fare, programmare ma soprattutto realizzare.
?MES Il nostro Governo non deve perdere tempo, non deve rinviare, bisogna utilizzare le risorse che spettano al nostro paese, sono convenienti e sono necessarie e immediate, il prestito va restituito in 10 anni ma l’interesse che si paga è simbolico, si tratta di pochi centesimi, c’è convenienza e c’è la necessità di investire sulla sanità rimediando ai tragici errori fatti negli ultimi anni che hanno visto tagliare i fondi alla sanità. Accedere a risorse europee condivise, inoltre, non incide in maniera negativa sui mercati.
?Il ruolo delle industrie, per poter far ripartire il nostro Paese bisogna preservare i posti di lavoro, aumentare gli investimenti infrastrutturali e soprattutto quelli sul lavoro e impegnarsi a tutelare al massimo l’occupazione. Occorre trovare soluzioni serie per le molte vertenze aziendali aperte a partire dall’ILVA di Taranto e dalla tragica situazione alla Whirlpool di Napoli.
?L’aumento della produttività non si ottiene licenziando le persone ma facendo investimenti, migliorando le condizioni di lavoro, aumentando la formazione e valorizzando i lavoratori, vero patrimonio aziendale.
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La riforma fiscale
?Riforma Fiscale con lotta all’evasione, seria, costante ed efficace, la riforma dell’IRPEF , la riduzione del cuneo fiscale, la semplificazione del sistema normativo per agevolare il pagamento delle imposte. La riforma deve essere strutturale e riguardare la rimodulazione, anche graduale, degli scaglioni affinché tutti i redditi soggetti all’imposta ne possano beneficiare.
?l’Europa possiede uno strumento formidabile: tassare gli incredibili profitti dei giganti del Web. Oltre a non pagare le tasse, o pagare cifre ridicole, con la pandemia i colossi dell’hi-tech stanno facendo affari d’oro perché una lunga serie di attività si sono spostate su Internet. l’Europa ha già provato a tassarli e gli Stati Uniti si sono opposti minacciando di aumentare i dazi dei nostri prodotti che varcano l’oceano. E’ un rischio che bisogna correre. Un rischio calcolato perché se è vero che noi abbiamo bisogno del mercato americano è altrettanto vero che il mercato americano ha bisogno di quello europeo.
L’Europa
?Combattere le nuove diseguaglianze dobbiamo renderci conto che da tempo la finanziarizzazione dell’economia e la globalizzazione hanno aumentato la disuguaglianza sociale e creato nuovi poveri.
?È evidente poi che se su scala europea la pandemia non è contrastata molto meglio di come è stato fatto fino a oggi e se i tempi del Recovery Fund si allungano, allora senz’altro avremo nuovi disoccupati e nuovi poveri.
?Il sostegno dell’Unione alle economie nazionali andrebbe prolungato rispetto a quanto stabilito fino ad oggi, i limiti temporali fissati vadano estesi ed è necessario aumentare la quota dei finanziamenti a fondo perduto perché la ripresa dell’economia continentale sarà più lunga e più complicata del previsto.
Le forze sociali
?Occorre costruire una linea comune e un consenso diffuso tra le forze politiche e tra quelle sociali- C’era e c’è ancora la necessità di fare sistema per reggere alla pandemia, la politica deve dialogare con le forze sociali. Il governo le ascolta ma non le ha coinvolte effettivamente. Occorre più dialogo ed il coraggio di guardare anche oltre le difficoltà attuali, il coraggio di guardare al futuro con una prospettiva a lungo termine.
?Una riflessione a parte merita la sanità. Si commette un grande errore a ritenerla una alternativa alla economia. La sanità è buona economia. Dobbiamo in sintesi ridare priorità alla economia reale rispetto alla finanza. Uno sforzo che dovrebbe essere anche europeo. C’è bisogno di nuova progettualità anche da favorire attraverso gli stimoli di una cultura riformista con la partecipazione di tutti gli attori che devono essere coinvolti
Che cosa fare
?Cosa chiedere alla forze politiche riformiste? Due cose: non indulgere in una autosufficienza che oggi è solo una dimostrazione di debolezza e, favorire, sul piano sindacale un percorso forte di unità, nel rispetto dell’autonomia. Importante è la formazione. Ma attenzione senza politiche del lavoro efficaci e senza ammortizzatori adeguati alla trasformazione del lavoro la formazione rischia di essere solo una parola vuota.
?Dobbiamo comprendere che con pazienza va ricostruita una intelaiatura complessiva del sistema lavoro, a partire da una scuola rinnovata. Il riformismo attuale e moderno va riconquistato riproponendo valori che saranno sempre più necessari: la solidarietà innanzitutto, la partecipazione, il progetto di società, il recupero di quel gradualismo nel promuovere una società che riduca le diseguaglianze che non è politica spicciola ma realizzazione di assetti sociali ed economici più solidi.
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