Facebook contro il razzismo, l’intelligenza artificiale contro le pubblicità discriminatorie
Cambia l’algoritmo di Facebook. Il social network dice no alle pubblicità razziste e annuncia un aggiornamento delle sue policy. La misura è rivolta agli inserzionisti, rendendo il divieto di discriminazione negli annunci più forte ed esplicito, e creando per loro una sezione ad hoc di “formazione”.
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Facebook mette in campo anche l’intelligenza artificiale per bannare gli spot discriminatori, inoltre gli inserzionisti riceveranno degli avvisi mirati sulla base della loro attività. Avvisi che metteranno dei filtri alla loro attività.
Un recente ricerca aveva rivelato che gli annunci relativi a una casa non veniva reso visibile agli utenti di altre etnie. Ora gli algoritmi di machine learning saranno impiegati per individuare in modo rapido e automatico le inserzioni pubblicitarie che violano i principi antidiscriminatori.
Gli spot più sensibili saranno divisi per categorie: alloggi, lavoro e credito e su questi si concentrerà l’attività di prevenzione. Gli inserzionisti no potranno più selezionare dei filtri discriminatori per i loro annunci.
Facebook continua la sua battaglia contro il razzismo e a favore di una informazione di qualità. Recentemente ha infatti lanciato un programma che mira a mettere al bando le notizie false, i cosiddetti fake. Una attività che non sarà solo limitata all’algoritmo ma che richiederà l’impegno di società esterne. Il programma è già partito in Germania e in Francia dove si terranno nei prossimi mesi elezioni politiche.
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Facebook non vuole più rischiare danni alla sua immagine come accaduto alle ultime elezioni americane, dove secondo alcuni analisti informazioni pilotate hanno avuto un’influenza nell’elezione di Donald Trump. Il programma prevede anche formazione per i giornalisti e per gli utenti.
Facebook si rinnova e mette in campo l’artiglieria pesante per migliorare il social network usato da 2 miliardi di utenti. L’algoritmo non basta più per certe attività sensibili ed ecco che arriva in suo aiuto l’intelligenza artificiale come nel caso delle pubblicità razziste.
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