Donne nel turismo leisure: solo il 7% dei CEO occupa ruoli apicali
La situazione attuale nel turismo leisure
Il settore del turismo leisure si distingue per la prevalente presenza femminile, che rappresenta il cuore pulsante dell’industria. Le donne, infatti, sono fondamentali per l’accoglienza e la gestione, riuscendo a far sentire i clienti a loro agio anche lontano da casa. Tuttavia, nonostante la loro centralità nel settore, l’accesso a ruoli di leadership rimane una sfida significativa. I dati pubblicati nel 2023 dal World Travel & Tourism Council evidenziano un quadro preoccupante: le donne occupano solo il 7% delle posizioni di CEO, un dato che si ripete anche nei vertici del top management, dove solo il 21% è rappresentato da donne, mentre nel senior management la percentuale è di un modesto 33%.
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Solo nel middle management si registra un incremento, con il 42% di donne a capo di team. Queste cifre suggeriscono un fenomeno di blocco evidente: una donna su quindici ricopre un incarico manageriale, evidenziando una difficoltà sistematica per le donne a scalare i vertici aziendali. La pandemia ha accentuato la crisi occupazionale, colpendo in particolare l’occupazione femminile, ma non è l’unico fattore alla base del gender pay gap, che si registra da anni. Infatti, la comunicazione delle disparità retributive resta insufficiente, con solo un quarto delle aziende che fornisce dati sui compensi dei dirigenti.
Le donne del settore leisure si trovano quindi in una situazione paradossale: da una parte, una maggiore visibilità e opportunità nel mercato del lavoro, dall’altra, un ostacolo significativo nel raggiungere posizioni di responsabilità. Nonostante ciò, si osservano piccoli segnali di cambiamento, dal momento che la loro presenza nei consigli di amministrazione è aumentata dal 17% del 2007 al 28% del 2022. Tuttavia, la strada verso una reale parità di genere è ancora lunga e ricca di sfide da affrontare.
Dati sulla presenza femminile nei ruoli di leadership
La rappresentanza femminile nelle posizioni di vertice rimane un tema centrale nel dibattito sull’uguaglianza di genere nel settore turistico. Le statistiche attuali mostrano che solo il 7% dei CEO nel settore leisure è donna, un dato che evidenzia una disparità marcata nella leadership aziendale. La situazione è altrettanto preoccupante nei livelli di top e senior management, dove le donne ricoprono rispettivamente il 21% e il 33% delle posizioni. Questo fenomeno sottolinea un blocco evidente nei percorsi professionali femminili, poiché la maggior parte delle donne è rappresentata solo nel middle management, con una percentuale di 42%.
Nonostante alcuni progressi, la visibilità delle donne nei ruoli dirigenziali rimane limitata. Negli ultimi anni, si è registrato un aumento della partecipazione femminile nei consigli di amministrazione, passando dal 17% nel 2007 al 28% nel 2022. Tuttavia, l’analisi dettagliata del settore alberghiero rivela che questo incremento è risultato marginale, con solo un 2% in più dal 2019 e nessun avanzamento tra i CEO.
Di fronte a questa realtà, l’Ottimismo è evidente quando si considerano i segnali di cambiamento che emergono, sebbene siano ancora fragili. Le iniziative volte a promuovere la presenza delle donne nei ruoli di leadership sono fondamentali per garantire espansione e rinnovamento in un settore che storicamente le vede escluse dai ruoli decisionali. Le donne, pur essendo il pilastro della forza lavoro nel turismo, devono affrontare sfide considerevoli per accedere alle posizioni apicali. La crescita della rappresentanza femminile nei livelli esecutivi, pur lenta, è un tassello fondamentale nel percorso verso una maggiore parità di genere e responsabilità all’interno dell’industria turistica.
L’effetto della pandemia e il gender pay gap
La pandemia ha rappresentato un ulteriore colpo per un settore già segnato da disuguaglianze. Le difficoltà economiche e la crisi occupazionale hanno colpito in particolare le donne, che già affrontavano sfide significative nel raggiungere posizioni di leadership. Sebbene il settore turistico offra opportunità, il divario retributivo di genere continua a essere una realtà inquietante. Infatti, nel confronto fra salari, le donne nel settore dell’ospitalità guadagnano mediamente il 14,7% in meno rispetto ai loro colleghi maschi. Questo dato, pur essendo migliore rispetto al 16,8% di gap salariale presente in altri settori, evidenzia una persistente disparità che merita attenzione.
Le cause di questo gender pay gap sono molteplici e complesse. Sebbene la pandemia abbia messo a nudo fragilità già esistenti nel mercato del lavoro, non può essere considerata l’unica responsabile della disuguaglianza salariale. Un aspetto cruciale è la mancanza di trasparenza nelle politiche retributive delle aziende: solo il 25% delle organizzazioni condivide informazioni sui compensi dei dirigenti. Questo silenzio contribuisce a perpetuare il divario retributivo, che si rispecchia anche nelle difficoltà di accesso delle donne alle posizioni apicali.
Gli studi condotti dall’Organizzazione Mondiale del Turismo rivelano che, nonostante le donne rappresentino il 61% della forza lavoro nel settore dell’ospitalità e il 64% fra le agenzie di viaggio e tour operator, l’accesso alle posizioni dirigenziali rimane limitato e iniquo. Il panorama attuale è caratterizzato da una predominanza maschile nei ruoli di leadership, evidenziando la necessità di un cambiamento strutturale che vada oltre la semplice partecipazione femminile. Servono politiche attive e iniziative concrete per ridurre le disparità e promuovere una reale equità di genere nel settore, affinché anche le donne possano decorrere liberamente verso traguardi professionali significativi.
Barriere e stereotipi nel settore turistico
Il settore turistico, nonostante la sua forte rappresentanza femminile, si trova a dover affrontare una serie di barriere invisibili che ostacolano il percorso delle donne verso ruoli di leadership. Questi ostacoli si manifestano sotto forma di pregiudizi e stereotipi, radicati sia nelle norme sociali che nelle aspettative culturali. Relegare le donne a ruoli di supporto, nonostante le loro evidenti competenze relazionali, è un modello che continua a perpetuarsi, impedendo l’emergere di una vera parità di genere.
Statistiche recenti della **Organizzazione Mondiale del Turismo** rivelano che il 61% della forza lavoro nell’ospitalità e il 64% negli ambiti delle agenzie di viaggio e tour operator è costituito da donne. Tuttavia, queste stesse donne guadagnano in media il **14,7%** in meno rispetto ai colleghi maschi, un divario retributivo che ben poco rispecchia la loro effettiva contribuzione. Le ragioni di tale disparità sono molteplici e complesse: si passa dalla mancanza di rappresentanza femminile in posizioni decisionali alla scarsa visibilità dei modelli di leadership al femminile.
Il fenomeno del **“soffitto di cristallo”**, già descritto da Gay Bryant, sottolinea come un’ampia parte delle donne nel turismo si trovi di fronte a un limite strutturale che ostacola il loro avanzamento professionale. Sebbene ci siano segnali di progresso, come l’aumento della presenza femminile nei consigli di amministrazione, la strada verso l’uguaglianza è ancora tortuosa. È evidente che per realizzare un cambiamento duraturo sia necessaria una visione strategica che vada oltre il riconoscimento delle potenzialità delle donne.
Le aziende devono impegnarsi attivamente per smantellare questi stereotipi e promuovere una cultura inclusiva. È imperativo che si investa in programmi di formazione e mentoring per donne, affinché possano avere il supporto necessario per scalare i vertici aziendali. Solo così si potrà coltivare un ambiente lavorativo in cui la diversità non sia semplicemente una parola d’ordine, ma un valore fondante della struttura organnizzativa.
Verso un futuro di parità di genere nel turismo
Il settore turistico è attualmente in un crocevia decisivo per il conseguimento di una genuina parità di genere. L’Organizzazione Mondiale del Turismo ha lanciato l’iniziativa #InvestInWomen, un appello rivolto a governi e aziende a investire in politiche di inclusione e uguaglianza. Questo non è solo un atto di giustizia, ma un’opportunità strategica per l’intera economia globale. Abilitare le donne nel settore potrebbe generare un incremento significativo del PIL e contribuire alla creazione di milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2035.
In questo contesto, la testimonianza di figure chiave del settore, come Sara Digiesi, CEO del gruppo alberghiero BWH Hotels per Italia e Malta, evidenzia come valori chiave quali inclusione e diversità debbano diventare parte integrante delle politiche aziendali. Secondo Digiesi, l’uguaglianza di genere non solo migliora l’ambiente lavorativo, ma rappresenta anche una leva fondamentale per l’innovazione e la crescita. È in questo spirito che le misure a sostegno della presenza femminile ai livelli decisionali assumono un’importanza cruciale.
Le aziende del turismo sono chiamate a trasformare le proprie pratiche interne e adottare strategie che favoriscano la carriera femminile. Ciò implica l’attuazione di programmi formativi e di coaching mirati, volti a garantire che le donne possano accedere a posizioni di leadership. Allo stesso modo, creare reti di supporto e opportunità di networking è essenziale per affrontare le sfide professionali. Investire sulle capacità relazionali e manageriali delle donne significa, di fatto, investire sul futuro dell’intero settore touristico.
È evidente che superare le barriere attuali richiede un impegno collettivo, con la necessità di attuare cambiamenti strutturali e culturali significativi. In tal modo, un futuro in cui l’uguaglianza di genere diventi la normalità non sarà solo un ideale, ma una realtà tangibile. Un cambiamento di questa portata richiede tempo e dedizione, ma rappresenta non solo un obiettivo etico, bensì una vera e propria opportunità di sviluppo per il settore turistico globale.
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