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Cinema italiano e americano penalizzato dai dazi di Trump oltre al settore tecnologico globale

  • Redazione Assodigitale
  • 7 Maggio 2025
Cinema italiano e americano penalizzato dai dazi di Trump oltre al settore tecnologico globale

L’impatto dei dazi di Trump sull’industria cinematografica

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La recente decisione dell’amministrazione Trump di imporre un dazio del 100% sui film prodotti all’estero e importati negli Stati Uniti rappresenta una svolta significativa nel panorama dell’industria cinematografica globale. Questa misura nasce dalla volontà di incentivare la produzione interna e limitare la dipendenza dalle produzioni realizzate all’estero, spesso scelte per ridurre i costi grazie a incentivi fiscali e manodopera più economica. Tuttavia, l’introduzione di tali tariffe rischia di destabilizzare un settore già complesso, con ripercussioni profonde sulle modalità di realizzazione e distribuzione dei film, nonché sugli equilibri economici e creativi internazionali.

Indice dei Contenuti:
  • Cinema italiano e americano penalizzato dai dazi di Trump oltre al settore tecnologico globale
  • L’impatto dei dazi di Trump sull’industria cinematografica
  • Le conseguenze economiche e culturali per il cinema internazionale
  • Reazioni e possibili sviluppi diplomatici e commerciali


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Il colpo riguarda in particolare le produzioni hollywoodiane, che da anni utilizzano location estere per ottimizzare budget e sfruttare vantaggi fiscali offerti da diversi Paesi. Film di grande calibro come Mission: Impossible – The Final Reckoning sono emblematici di questa tendenza, grazie a set dislocati in vari continenti. L’imponente dazio, qualora applicato, renderebbe onerosa la distribuzione negli Stati Uniti di film girati all’estero, potenzialmente bloccandone la circolazione o aumentando drasticamente i costi finali. La conseguenza immediata potrebbe essere una riduzione drastica delle produzioni fuori dal territorio americano o un aumento delle produzioni interne, a discapito della diversità e della qualità di contenuti.

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Al momento, il governo statunitense non ha fornito dettagli operativi concreti sull’applicazione del dazio, generando incertezza nell’industria. Tale indecisione complica ulteriormente la pianificazione di studi, case di produzione e distributori, costretti a valutare scenari rischiosi a breve termine. L’impatto sulle catene di approvvigionamento e sulla collaborazione internazionale, già fragile, potrebbe aggravarsi, con possibili effetti domino su posti di lavoro e investimenti in tutto il mondo.

Le conseguenze economiche e culturali per il cinema internazionale


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L’imposizione di un dazio del 100% sui film prodotti all’estero rappresenta un potenziale shock per l’intero ecosistema cinematografico globale. Dal punto di vista economico, le case di produzione statunitensi che finora hanno beneficiato di economie di scala e incentivi fiscali offerti da paesi come Italia, Canada e Nuova Zelanda, si troverebbero a dover sostenere costi di distribuzione elevatissimi. Ciò potrebbe tradursi in un ridimensionamento drastico delle produzioni internazionali, con un impatto negativo su numerosi settori collegati, come l’occupazione locale e l’indotto tecnico e artistico dei paesi ospitanti.

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In termini culturali, la misura rischia di limitare fortemente lo scambio creativo e le contaminazioni artistiche che da sempre caratterizzano il cinema moderno globale. Produrre esclusivamente entro i confini statunitensi impoverirebbe l’offerta culturale e visiva, riducendo la varietà dei racconti e delle ambientazioni, elementi chiave per la diversificazione narrativa. Inoltre, la possibile chiusura verso collaborazioni multilocali potrebbe portare a un isolamento artistico e ad una standardizzazione dei contenuti, con effetti negativi sulla capacità delle produzioni americane di innovare e competere sui mercati esteri.

Dal punto di vista commerciale, un aumento così rilevante dei costi di distribuzione potrebbe scoraggiare anche le piccole e medie imprese cinematografiche dall’investire in progetti ambiziosi, generando una contrazione dell’intero mercato audiovisivo. Paesi tradizionalmente scelti come hub produttivi, tra cui l’Italia, rischiano un drastico calo degli investimenti stranieri, con ripercussioni sul tessuto economico locale e sulla salvaguardia delle professionalità tecniche e artistiche specializzate.

Reazioni e possibili sviluppi diplomatici e commerciali

Le reazioni internazionali all’annuncio dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sull’importazione di film stranieri sono state immediate e variegate, evidenziando le complessità diplomatiche e commerciali che una misura di questo tipo comporta. Paesi con industrie cinematografiche sviluppate e sedi di produzioni internazionali come l’Italia, il Regno Unito e il Canada hanno manifestato preoccupazione per gli effetti negativi sul loro comparto audiovisivo e sull’economia locale. Le associazioni di settore e i governi stanno valutando contromisure per tutelare i propri interessi e mantenere aperti i flussi di investimento e collaborazione.

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Non è da escludere che, in risposta, molti Stati colpiti possano adottare misure protezionistiche simili, introducendo tariffe o restrizioni sui prodotti audiovisivi statunitensi, innescando una spirale di ritorsioni commerciali che rischia di frammentare ulteriormente il mercato globale del cinema. Questo scenario prospetta un aumento delle tensioni diplomatiche e una possibile revisione degli accordi bilaterali e multilaterali in materia di commercio culturale.

Inoltre, l’incertezza sui criteri di applicazione del dazio – attualmente ancora in fase di studio da parte del Dipartimento del Commercio americano – crea instabilità per le produzioni e le case di distribuzione che si trovano a dover ripensare strategie di budgeting e logistica. Le future decisioni potrebbero determinare non solo una revisione delle strutture produttive, ma anche un ridisegno delle relazioni commerciali e culturali tra gli Stati Uniti e i suoi partner, con effetti duraturi sul versante economico e diplomatico.


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