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Biometano e normative: potenzialità della filiera per raggiungere il 60% dell’obiettivo di consumo al 2030

  • Redazione Assodigitale
  • 19 Giugno 2025
Biometano e normative: potenzialità della filiera per raggiungere il 60% dell'obiettivo di consumo al 2030

Biometano e il suo ruolo nella transizione energetica

Il biometano si presenta come un elemento chiave nella transizione energetica europea, specialmente in un contesto in cui è urgente ridurre la dipendenza energetica da fornitori extra-europei. Questa fonte rinnovabile, ricavata da processi di valorizzazione delle risorse organiche, si integra perfettamente con le infrastrutture di gas naturale esistenti, migliorando la sicurezza energetica e tenendo conto dei principi dell’economia circolare. Con l’entrata in vigore del Decreto Ministeriale 2022, l’Italia ha finalmente stabilito un quadro normativo più chiaro, dopo anni di incertezze, allo scopo di promuovere e incentivare la filiera del biometano. I risultati sono già visibili: un numero crescente di progetti è stato avviato, con investitori assai più interessati rispetto alle aste precedenti, dove la domanda era risultata debole. In particolare, la quinta asta ha registrato quasi il completo esaurimento del contingente disponibile, segnalando un risveglio del settore.

Tuttavia, nonostante i segnali positivi, le stime indicano che al massimo il 60% degli obiettivi di consumo previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) per il 2030 possa essere raggiunto. Una realtà che sottolinea la necessità di una continua attenzione e interventi mirati da parte dei policy maker. Secondo le analisi del Hydrogen and Alternative Fuels Report 2025 del Politecnico di Milano, il biometano potrà svolgere un ruolo fondamentale, soprattutto in settori industriali difficili da decarbonizzare, ma sono necessarie strategie chiare per attrarre investimenti e stimolare la domanda. Il direttore scientifico del report, Paolo Maccarrone, ha sottolineato l’urgenza di investimenti e di una pianificazione a lungo termine, affinché il biometano possa realmente affermarsi come una risorsa strategica nella lotta alla crisi climatica e per la sostenibilità energetica del Paese.

Incentivi normativi e progressi recenti

Il Decreto Ministeriale 2022 ha segnato un punto di svolta fondamentale per il settore del biometano in Italia, introducendo misure innovative destinate a sostenere gli investimenti nella creazione di nuovi impianti produttivi. Grazie a queste iniziative, l’interesse degli operatori nella filiera è aumentato in modo significativo, portando a una risposta positiva nelle recenti aste, culminate con il quasi esaurimento del contingente disponibile nella quinta gara. La partecipazione è stata in gran parte dominata da impianti agricoli, molti dei quali provengono dalla riconversione di impianti di biogas già esistenti. Questa situazione riflette una domanda di efficienza e rapidità di realizzazione, incentivata da prossimi termini per l’accesso ai finanziamenti pubblici.

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Nonostante la buona performance della quinta asta, ci sono aspetti critici da considerare. Molti impianti vincitori della gara potrebbero non ricevere il contributo in conto capitale necessario per garantirne la sostenibilità economica, poiché solo i primi 148 progetti, in base alla graduatoria, beneficeranno di tali fondi. Questa limitazione pone un interrogativo delicato sulla capacità del settore di proseguire il suo sviluppo, considerando che gli investimenti necessari continuano a crescere. È fondamentale che il Governo intervenga a modificare il quadro normativo attuale, potenziando i fondi disponibili e garantendo condizioni che permettano un’effettiva realizzazione dei progetti vincitori.

Le stime indicate dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) mostrano che la capacità produttiva di biometano rimarrà significativamente inferiore agli obiettivi fissati, relegando l’industria a raggiungere solamente il 40-50% degli obiettivi previsti. Si rende necessaria quindi una riflessione sulla possibilità di attuare ulteriori misure di supporto, inclusa la proposta di una sesta asta, per recuperare la capacità residua e promuovere l’incremento della produzione. L’urgenza di tali interventi è acuita dalla necessità di allineare gli investimenti futuri alle esigenze di decarbonizzazione e di sicurezza energetica nel contesto della transizione ecologica.

Obiettivi di consumo al 2030: una sfida complessa

Le proiezioni sul consumo di biometano in Italia per il 2030 mettono in evidenza una sfida complessa e ambiziosa. Secondo quanto riportato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), è previsto che il paese raggiunga un consumo di 4 miliardi di metri cubi di biometano, fondamentale per garantire una transizione energetica efficace. Tuttavia, le stime attuali indicano che si potrà arrivare al massimo al 60% di tale obiettivo, evidenziando una carenza di capacità produttiva e un contesto normativo ancora in evoluzione. Questo scenario fa sorgere interrogativi sulla sostenibilità della filiera e sulla realizzazione degli investimenti necessari.

Il report dell’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano sottolinea l’importanza di un sostegno continuativo e di misure di incentivazione a lungo termine. Tra le raccomandazioni espresse, emerge la necessità di maggior chiarezza da parte dei policy maker su quanto si intenda investire nel biometano per il futuro. Senza segnali chiari, gli attori coinvolti nella filiera potrebbero affrontare incertezze significative, frenando così l’iniziativa imprenditoriale e l’innovazione necessaria per incrementare la produzione di questa fonte fondamentale per la decarbonizzazione.

La discussione si allarga anche alla domanda di biometano da parte dei settori più energivori, come l’industria e i trasporti pesanti, che è considerata cruciale per raggiungere gli obiettivi di consumo. Se, da un lato, il potenziale del biometano è riconosciuto, dall’altro è evidente che la realizzazione delle proposte legislative e delle misure di supporto si tradurranno in una sfida cruciale per il mantenimento della competitività e la sostenibilità energetica del paese. Sarà quindi fondamentale monitorare e implementare politiche che favoriscano l’espansione della filiera del biometano per non ridurre ulteriormente le aspettative di raggiungere gli obiettivi del PNIEC entro il 2030.

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Settori strategici: trasporti pesanti e industria

Il report evidenzia l’importanza cruciale dei combustibili alternativi nei trasporti pesanti, inclusi settore aereo e marittimo, in un contesto normativo europeo sempre più orientato verso la decarbonizzazione. A partire dal 1° gennaio 2025, i regolamenti europei come il ReFuelEU Aviation e FuelEU Maritime stabiliscono obiettivi ambiziosi di sostenibilità. Il ReFuelEU Aviation impone ai fornitori di garantire una quota minima di carburanti sostenibili per l’aviazione, iniziando dal 2% per arrivare al 70% entro il 2050. Tali misure rappresentano una spinta significativa verso l’adozione di biocarburanti avanzati e idrogeno nel settore aereo, ma l’assenza attuale di una filiera adeguata e gli elevati costi di produzione costituiscono sfide sostanziali da affrontare.

Analogamente, il FuelEU Maritime non determina carburanti specifici, ma stabilisce obiettivi di riduzione dell’intensità emissiva per il settore marittimo, fissando traguardi ambiziosi che vanno dal -2% al -80% nel 2050. Questa impostazione richiede collaborazione da parte di tutti gli attori coinvolti nella filiera, ma alcune critiche emergenti mettono in dubbio la robustezza degli obiettivi, ritenuti troppo permissivi nei confronti dell’uso di fonti fossili, come il gas naturale. Tali questioni corroborano l’urgenza delle modifiche necessarie per garantire un percorso di transizione energetica efficace

In aggiunta, è importante sottolineare che gran parte delle nuove imbarcazioni è stata progettata per utilizzare gas naturale, il che può ostacolare l’adozione di carburanti alternativi più sostenibili. Questo scenario evidenzia la necessità di un coordinamento stretto tra operatori navali e fornitori di carburanti per sviluppare strategie di transizione condivise che non solo rispettino gli obiettivi normativi ma che supportino anche un’evoluzione sostenibile del settore. È essenziale che le istituzioni promuovano politiche propulsive per affrontare le sfide e stimolare la domanda di biometano, soprattutto nei settori industriali hard-to-abate, affinché si possa garantire la sostenibilità e la sicurezza energetica del Paese. Le sinergie tra le varie industrie e i fornitori di energia potranno rivelarsi decisive nel contribuire a un futuro energetico a basso impatto ambientale.

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Prospettive future e necessità di interventi aggiuntivi

Il futuro del biometano in Italia è caratterizzato da una necessità urgente di attuare interventi che garantiscano una crescita sostenibile e coerente con gli obiettivi prefissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC). Le analisi attuali indicano che, nonostante una certa ripresa della filiera, la capacità produttiva di biometano potrebbe attestarsi tra il 40% e il 50% degli obiettivi fissati per il 2030. Questo scenario richiede una riflessione strategica da parte dei decisori politici, affinché vengano sviluppate misure idonee a potenziare l’offerta e garantire la competitività del comparto.

Un aspetto cruciale per stimolare l’espansione della produzione di biometano riguarda l’implementazione di una sesta asta, che potrebbe consentire l’assegnazione della capacità residua. Tale iniziativa deve essere accompagnata da una revisione del quadro normativo attuale per garantire che gli impianti vincitori delle aste precedenti possano accedere a risorse sufficienti. Inoltre, è fondamentale che il Governo intervenga con misure tempestive, ampliando i fondi e favorendo un dialogo costruttivo con l’Unione Europea per assicurare finanziamenti sostenibili a lungo termine, che siano capaci di integrare le necessità degli operatori del settore con gli obiettivi di transizione energetica.

È essenziale anche una strategia mirata per incentivare la domanda di biometano nelle aree industriali e nei settori energivori, in particolare quelli difficili da decarbonizzare. In questo contesto, la proposta Biometano Release lanciata da Confindustria potrebbe rappresentare una soluzione promettente, mirando a costruire un collegamento diretto tra i produttori e le industrie con alte richieste energetiche. In questo modo, si potrebbe favorire l’integrazione della produzione di biometano nelle filiere produttive, permettendo alle aziende di avvantaggiarsi di combustibili rinnovabili a costi competitivi.

La sfida è complessa, ma non insormontabile. L’analisi dei risultati delle aste e il monitoraggio costante degli sviluppi normativi sono fondamentali per tracciare un percorso chiaro che permetta di non perdere di vista gli obiettivi del PNIEC. La cooperazione tra le istituzioni, le aziende e gli esperti del settore potrebbe davvero svolgere un ruolo cruciale nel promuovere un’adozione più ampia del biometano, contribuendo così a una transizione energetica più efficace e sostenibile. Solo attraverso l’adozione di strategie mirate e ben coordinate si potrà garantire un futuro florido per il biometano in Italia, in linea con le aspettative europee e nazionali.

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