Interviste a cura di – Chiara Pedretti –
Intervista a Gianluca Guidi
Attore, cantante e in questa versione anche regista: incontriamo Gianluca Guidi, Don Silvestro, poco prima di una delle repliche milanesi al Teatro Degli Arcimboldi.
Gianluca, che Don Silvestro numero è questo della tua carriera?
Sono quasi a quattrocentoquaranta repliche, tra la vecchia edizione che ho fatto e questa.
Nei vari anni e nelle numerosissime repliche, come è cambiato il tuo Don Silvestro?
Mah, non è molto cambiato, devo essere sincero, anche perché credo che Don Silvestro sia qualcosa che sì è stato scritto da Garinei, Giovannini, Fiastri, ma c’è molto Dorelli dentro: ecco perché alcuni tentativi di rifarlo poi sono andati un po’ peggio, perché tante cose, me ne sono accorto facendolo, sono proprio cose di mio padre, che immancabilmente può rifare chi lo ha frequentato o comunque chi gli assomiglia, nel mio caso la cosa è abbastanza evidente… Quindi diciamo che la struttura è quella, ma è proprio l’intendimento, l’approccio alla materia che è un po’ diverso rispetto a come fu fatto allora. Tralasciando l’edizione del ’90 di mio padre, che è stata un’edizione un po’ strana, papà non la voleva fare, la fecero a Roma ed al Carcano a Milano, ma papà avrebbe preferito fare altro; con Garinei aveva un grande rapporto per cui la fece, ma, insomma, non aveva nessuna voglia. A differenza di quella del ’74 invece, questa è un pochino più moderna ma semplicemente perché la nostra ha 45 anni in più, di conseguenza certi atteggiamenti attoriali che erano propri di chi aveva inventato nei giorni di prove… Pensa quanto ci hanno messo dentro di loro, un testo che a volte era un canovaccio, un dipanato sulle varie individualità: parliamo di persone come Bice Valori, Paolo Panelli, mio padre, di conseguenza, il fatto fu poi equilibrato con sapienza dalla famosa coppia Garinei e Giovannini; è un testo che nel tempo ha subito qualche messa a punto qua e là, non fatta da me, poi ho preferito deviare come fosse più una musical comedy di Broadway che non nostrana, con accenti vari, cose strane che non si possono più sentire oggi.
Una regia un po’ diversa, quindi.
Molte cose, di miei ricordi, le ho prese dall’edizione londinese, soprattutto il metronomo dell’orchestra, ossia modo che hanno di suonare gli arrangiamenti, abbiamo badato a quella versione lì che era molto più internazionale che non la nostra, con papà sempre, per altro: la fece papà a Londra con un cast inglese. Abbiamo cambiato tre-quattro parole della canzone di Don Silvestro sull’arca, perché era più moderno il paroliere inglese di quanto non fosse la Fiastri, però la Fiastri, che era una donna estremamente intelligente, disse “Hai ragione, facciamola così”. Quindi ci fu proprio il suo beneplacito. Abbiamo tagliato gli animali: dopo aver visto Il Re Leone non si può certo entrare con la proboscide, cose così, certamente all’epoca del debutto erano altri tempi, ma ora non è più plausibile, un numero che durava dodici minuti e mezzo, Benvenuti timidi conigli! no, non si può più fare.
Dopo questo Don Silvestro, sarai sempre su Don Silvestro?
No, credo di finire con questa tournèe, con gioia. Basta, abbiamo fatto un’edizione che credo sia molto attinente al successo che ha avuto la prima edizione. Tre anni di repliche, quasi cinque mesi a Roma, sono tantissime, a Milano quaranta… E’ un titolo che ha una sua forza motrice pazzesca, dopodiché bisogna vedere come lo si fa. Credo che, lo dico senza finta modestia, chi ci rimetterà le mani sopra avrà il suo bel daffare. Bisognerebbe trovare il coraggio di averne uno che con il permesso degli eredi lo possa rivoluzionare e lo faccia diventare ancora più… L’hanno fatto in talmente tante salse… Ho visto edizioni peruviane, cilene, argentine, messicane… Sembravano compagnie amatoriali! Roba brutta. Bisogna saperlo fare. Credo che sia un musical che meriterebbe attenzione dell’unico mercato che ancora non ha sondato, quello americano. Però lo si dovrebbe mettere in mano ad un regista americano, di questi che hanno una certa visione, a chi non conosce questo spettacolo. Chi lo ha dentro di sé, nel DNA, perché ormai è ad uso della famiglia, lo abbiamo fatto papà, io, e poi c’è stata qualche edizione qua e là… Ci sono dei segni teatrali precisi nella vita degli attori, le sfide valgono a poco, ci sono delle cose che vanno bene ed altre no, a seconda delle tue attitudini personali che hai. Il futuro di questo spettacolo dovrebbe essere forse una rivoluzione totale, ma non fatta povera, una rivoluzione totale vera, sempre che non vinca Papa Bergoglio, perché se vince la SIAE non scorre più perché il problema non si pone più, il che fu uno dei motivi degli insuccessi di Londra, perché lì i preti sono protestanti per cui si sposano, quindi questo fatto della ragazzina non era assolutamente una cosa strana, uno dei motivi per cui Londra funzionò e non funzionò; poi papà ebbe un incidente, lo misero sotto con la macchina, quindi dovette subentrare un suo sostituto, quindi la cosa andò un po’ a scatafascio.
Il tuo futuro, dopo Don Silvestro?
Beh, mi faranno Cardinale! Arcivescovo di Pavia… Farò carriera! C’è una commedia di prosa che adesso comincio subito dopo Aggiungi con Gianpiero Ingrassia, che si chiama Maurizio Quarto, scritta da Edoardo Erba, è un noir a due con dei cenni ad Enrico IV ed Il Gioco Delle Parti di Pirandello. Molto bello, scritto molto bene. Abbiamo già debuttato al Festival di Napoli; siamo solo noi due, andiamo avanti fino a fine maggio con questo duetto teatrale un po’ curioso per me e Gianpiero, però devo dire anche quello ha avuto un ottimo esito a Napoli, quindi siamo molto speranzosi.
Intervista a Lorenza Mario
Per lei il tempo sembra non passare: solo i capelli più lunghi da quando le sue lunghe gambe svettavano in televisione, ed era quando in televisione c’era davvero la danza. Bellissima, simpatica e super disponibile, chiacchieriamo con lei come se fossimo vecchi amici.
Lorenza, .raccontaci la tua esperienza in uno spettacolo così impegnativo e in un ruolo in cui, chi ti conosce e ti segue, non si sarebbe certo aspettato di vederti.
Lo spettacolo è molto incalzante, dura due ore e mezza, non contando intervallo e saluti finali. Io ho la fortuna di entrare dopo un’ora, con Consolazione. Onestamente anche la produzione ha fatto un po’ di fatica ad accettare l’idea che potessi fare Consolazione, ma qui è completamente diversa. In realtà la regia di Gianluca (Guidi, NDR) rende lo spettacolo un po’ diverso. Ha mantenuto tutto: le scene, la scrittura, le scenografie, tutto quanto, però nella regia gli ha dato un po’ di modernità. Intanto nel modo di recitare: non c’è più questa cosa della frontalità, il pubblico, eccetera, il dialogo a due, e c’è un po’ più di verità, insomma, i personaggi non sono più così macchiette come erano, si recitava un po’ così. Consolazione è stata fatta su Bice Valori, anzi, praticamente l’ha fatta lei; i dialoghi, i personaggi scritti erano, se non sbaglio, ma l’ho sentito dire da chi in compagnia l’ha studiato e lo fa da tanto tempo, Toto e Clementina; con Dorelli che faceva Don Silvestro, Paolo Panelli, che faceva il Sindaco e Bice Valori, Consolazione appunto, è nato tutto un po’ nell’improvvisazione durante le prove; poi la Fiastri con Garinei e Giovannini hanno buttato giù i dialoghi e sono stati fissati. Quindi, pur mantenendo le battute, perchè non sono state modificate se non in qualche piccola chiusura, quindi pur mantenendo quello, la regia ha voluto dare un po’ più di verità. E’ comico lo stesso, fa ridere, arriva tutto, il personaggio arriva, la mia non è una Consolazione prostituta un po’ ruspante, un carattere, ma Gianluca ha detto “Io Lolli voglio una Jane Russell”, come era lei nel film con Marilyn Monroe Gli Uomini Preferiscono Le Bionde, quindi è una soubrette, con un po’ di charme, un’eleganza, finora non è mai stata fatta così, perché la scelta era proprio di un’attrice comica. Io, venendo dalla danza e comunque dal musical, porto una Consolazione che mi sta perfettamente addosso.
Non Clementina invece?
A cinquant’anni insomma Clementina! Avrei potuto farla, ma trent’anni fa!
Quindi non danzi, dato il ruolo.
Sì sì, certo che ballo! Nel primo pezzo, l’entrata di Consolazione, che è un brano cantato, lì c’è il balletto. Non ballo come una volta, sulle punte, è una cosa ovviamente diversa, però la prerogativa della danza, che è mia, Gianluca ha voluto utilizzarla e secondo me ha fatto bene, il numero ha una bella resa. Le coreografie sono state mantenute originali, di Gino Landi, ma il pezzo di Consolazione è stato ripensato; Bice Valori, ma anche Alida Chelli, facevano qualche passetto, io faccio un pochino di più, c’è un po’ più di danza, ma lo schema è quello. Importante, nella commedia musicale, è che arrivi il personaggio, il messaggio, la storia; tutto il resto, compresi i passi delle coreografie, è funzionale a questo; quindi secondo me è stato concepito a regola d’arte, e me lo sento tagliato addosso, proprio bene.
Dopo Consolazione cosa ci sarà per Lorenza?
Intanto abbiamo ancora un mese e mezzo di tournée, poi sto lavorando ad un progetto discografico già da un paio d’anni, sono usciti i miei primi due singoli e già sono pronti un duetto ed un altro singolo, alla fine presenterò un album, non so ancora quando, vediamo. C’è poi un po’ di fermento, altre proposte per l’anno prossimo…
A Milano purtroppo ti si vede poco.
Sì, è vero… L’ultima volta è stato nel 2015… Però nel frattempo c’è stato l’intermezzo di Tale E Quale Show, per due edizioni, perché sono tornata il secondo anno per il torneo dei campioni, e allora lì tra il disco e la TV sono stata impegnata altrove. Guidi mi aveva già chiamato per questo spettacolo tre anni fa, quando sono partiti con la nuova produzione del Teatro Brancaccio, però io avevo già il contratto con la RAI, quindi non ho potuto farlo. Quest’anno mi ha detto “Lolli ma sei libera adesso? Hai voglia di fare Consolazione?” Sì!! Sono molto contenta, è uno spettacolo bellissimo, che funziona già di per sé, perché è un titolo conosciutissimo, tutti gli italiani, anche all’estero, lo conoscono, mi piacerebbe tanto… Magari, non si sa mai, chissà, che non possa ricapitare perché è già successo con Dorelli: hanno fatto una tournée in molti paesi d’Europa. E’ molto, molto conosciuto, in tutti i teatri facciamo sold out pur essendo il terzo anno consecutivo, è sempre piacevole. E poi bisogna dire che Gianluca è bravissimo, anche come regista, non solo come attore e cantante, ed è riuscito, a detta di tutti, a fare veramente un bello spettacolo.
Intervista ad Enzo Garinei
Un mito del teatro italiano: a quasi 94 anni Enzo Garinei è ancora in scena. Fratello dell’autore Pietro, ha girato il suo primo film nel 1949, Totò Le Mokò, ed è parte della storia di Aggiungi: per molti anni interprete del Sindaco, ora è invece la Voce di Dio, personaggio che non si vede mai ma ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della vicenda di Don Silvestro e dei suoi parrocchiani. In formissima, questo piccolo grande uomo di altri tempi mi accoglie con un baciamano ed è veramente un’emozione potergli sedere a fianco.
Maestro, come sta?
Stasera sono un po’ ciucco, sono un po’ stanco, abbiamo due repliche nello stesso giorno. Certamente loro stanno sul palcoscenico, si muovono; ma anche tirare fuori la voce, quel tipo di voce lì, non è un gioco, è una bella ginnastica, io ho la fortuna di avere la voce che avevo trenta-quarant’anni fa; è una cosa molto importante!
Lei però è veramente sempre uguale!
Ho un sacco di acciacchi, però la testa mi funziona! Quando la testa funziona funziona tutto…
Da quanti anni ormai fa Aggiungi Un Posto A Tavola?
Dunque, ho saltato il primo in assoluto, quello che praticamente inaugurò la serie, 44-45 anni fa, anno più anno meno, perché ero impegnato in un altro spettacolo sempre di Garinei e Giovannini, Accendiamo La Lampada. La parte del Sindaco la fece un grande, che era Paolo Panelli, e Bice Valori faceva Consolazione: c’era un cast bellissimo. Poi però subito dopo ho fatto il Sindaco, e l’ho fatto per tanti anni; poi il Sindaco è andato in pensione e mi sono avvicinato pian piano a Dio, ho fatto carriera, sono andato molto in alto, su una bella nuvoletta, ed ho avuto questo grande onore di poter dare la voce a Colui che ci ha messo al mondo. Poi magari è un Dio un po’ buffoncello, un po’ scherzoso, che un po’ si arrabbia con Don Silvestro, però gli insegna alcune cose, ma se pensiamo che questa commedia musicale di Garinei e Giovannini… Non dico mai musical, anzi sono un pignolo e faccio una distinzione precisa: musical è anglosassone, dove ci si basa particolarmente su una grande messa in scena, tanta musica, tanto canto e tanto ballo. La commedia musicale ha al centro di tutto una storia, una commedia appunto, quindi forse quando lo chiamano il teatro leggero non è tanto leggero perché gli attori che entrano a far parte di una commedia musicale, specie di Garinei e Giovannini, sono attori, cantanti, devono saper cantare, devono saper ballare. Io purtroppo in questo non posso far ballare Dio il tip tap però, se me lo permetteva Gianluca di stare sulla scena… No, scherzo, mi piace sempre un po’ scherzare, l’ironia è molto importante; viviamo in un periodo che in Italia, ma anche nel mondo, perché non siamo solo noi a pagare, tutti i paesi stanno attraversando un momento difficile, c’è poca ironia e c’è poco voler bene, ed io come Dio insegno a tutti che bisogna volersi bene! Proprio volersi bene, accettare gli scontri ma in maniera civile, in maniera umana, urbana, però volersi bene, così è l’unica maniera per andare avanti. Quindi sono diventato Dio, è stata una grande soddisfazione; è stata un’idea di Gianluca, sono molto sincero. Mi ha detto, “Ma chi te lo fa fare, fare il Sindaco, così faticoso, sali le scale, devi salire sopra…” Beh, anche questo è faticoso perché la voce non è un gioco, va bene che io ho un buon modo di portarla avanti, avendo fatto anche tanto doppiaggio; mi sono ricordato sempre della voce dei Jefferson, “Wizzy! Dove sei! Dov’è Florence!”, oppure quella di Stanlio che invece andava tutto di testa… Sono felice, mi fa piacere stare a Milano, questa città è sempre molto attraente, molto sempre agitata! Io siccome amo molto camminare per strada, ed unirmi alle persone, quella è anche vita, quando hai dei momenti brutti esci da casa, mischiati con le persone, con gli esseri umani che sono tutti uguali, siamo tutti esseri umani, però per esempio Milano è sempre agitata, sembra che abbiano sempre fretta, anche perché funziona tutto bene, almeno da quello che ho capito, non è come Roma, per cui mi fa sempre molto piacere stare qui, tanto che la prossima settimana farò venire anche mia moglie, mia figlia e la mia nipotina che si è laureata proprio quest’anno a Perugia con 110 e lode in Scienze dell’Educazione: ama i bambini, ama le persone anziane, ama poter dare una mano a chi non si sente molto bene.
Alla sua età cosa vuol dire fare ancora questo mestiere?
E’ una professione, l’ho scelta quando ero giovanissimo, il mio primo film l’ho fatto con Totò nel 1949, avevo 22-23 anni, ma avevo già lavorato prima con mio fratello Pietro: lui scriveva degli spettacoli satirici e allora ogni tanto c’erano dei personaggi giovanili ed io volentieri entravo. Quello ho voluto fare l’ho fatto e lo continuo a fare. Mi piace, finché le forze me lo permetteranno e finché mia moglie accetterà che ogni tanto mi allontano… Ogni tanto fa anche bene! Anche lei però non è una bambina, siamo due piccoli fenomeni: lei quest’anno a gennaio ha compiuto 89 anni, ed io il 4 maggio ne faccio 94, abbiamo cinque anni di differenza, siamo due fortunati. Può darsi anche che stiano meglio quelli che non ci sono più, io me lo auguro almeno per mio figlio che mi è mancato il 26 febbraio del 2016. Andrea, attore anche lui come me, un altro genere, aveva fatto tre mesi prima di lasciarci una puntata di Don Matteo… Un brutto male al petto, al polmone sinistro, l’ha portato via. Lui mi aiuta, è sempre con me, mi sta vicino, fa il tifo per me, anche lui tifoso biancoceleste della Lazio: in questo periodo alla grande, oggi ha vinto 5-1 con la Sampdoria, mi dispiace per Ranieri, allenatore della Sampdoria, una cara persona, romano anche lui… Sì, ci vediamo quando possiamo le partite insieme! Continuerò a fare l’attore finché le forze mi sosterranno, finché mi vorranno gli impresari, vedrà che bell’applauso che prendo alla fine quando la gente scopre questa idea che la voce non è registrata come era in altre edizioni, erano bravissimi, uno era Garrone, l’altro ancora precedentemente non mi ricordo, ma un grande doppiatore, con una voce sicuramente migliore ancora di me, per cui quando si scopre che Dio è vivo, è in persona, è una bella sorpresa! Poi pian piano la gente lo scopre, ma è un bene… Sono felice, vorrei che tanta gente avesse questa possibilità, di arrivare ad una bella età e continuare a lavorare. Grazie, buon lavoro a tutti, un abbraccio alla città di Milano!