I vantaggi del digitale contro i nostalgici dell’offline. Perché Internet migliora la qualità della vita.
Epoca di crisi, epoca di lamenti. Sento in giro tanta gente, in Italia, come in Spagna, dove vivo, che rimpiange i “bei vecchi tempi” in cui non esisteva Internet e la gente non si “istupidiva davanti a uno schermo” (riferisco testualmente).
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Ci ho pensato un po’ e mi sono detta che questa storia della tecnologia che ci aliena dalla realtà, ci allontana dagli amici in carne ed ossa e ci rende schiavi di tablet e smartphone 24 ore su 24 non mi convince per nulla.
Come donna, in particolare, ritengo che l’avvento del digitale abbia generato più opportunità che svantaggi.
Solo quindici anni fa diventare madre per quelle tra noi che avevano una carriera avviata significava spesso trovarsi di fronte a una scelta dolorosa tra figli e ufficio. Oggi, pur restando quello della maternità un terreno su cui la strada da fare è ancora lunga, il digitale, almeno in alcuni settori di attività, rende meno traumatico l’ingresso dei figli nella vita di una lavoratrice.
La possibilità di portarsi appresso bambini e ufficio allo stesso tempo regala margini di manovra insperati. Cambiano gli orari e i luoghi, ma se si lavora per obiettivi, il digitale moltiplica i mezzi.
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A riprova del fatto che chi si lamenta ha la memoria corta, basta pensare che un tempo per cercare la più banale delle informazioni potevano volerci decine di telefonate e di lentissimi fax. Oggi, grazie a Internet, con pochi clic si accede a un archivio potenzialmente infinito di notizie e documenti e la ricerca può essere fatta in qualsiasi momento del giorno e della notte. Incontri e riunioni? In caso di non poter viaggiare, non mancano programmi e applicazioni che permettono a chiunque di interagire in tempo reale ai quattro angoli del pianeta, guardandosi negli occhi e magari usufruendo di un traduttore simultaneo: meno costi, più efficienza.
Ma i vantaggi del digitale non sono soltanto applicabili al campo lavorativo. Anzi.
Affermare, come sento spesso, che Internet, i videogiochi e le altre “diavolerie elettroniche” rovinano il cervello di bambini e ragazzi, ha la stessa valenza scientifica delle credenze popolari dei nostri nonni. Se ben usati gli strumenti digitali stimolano e potenziano l’attività intellettiva e sono in grado di aiutare persone affette da varie patologie. Un recente studio condotto dall’Harvard-Smithsonian Center ha dimostrato, per esempio, che gli e-readers, migliorano la velocità di lettura e di comprensione del testo dei bambini dislessici. E che dire degli ebook per non vedenti?
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Anche nei programmi scolastici di tutti i paesi economicamente sviluppati il digitale è divenuto una priorità. Mandare in pensione gessetti e pennarelli per sostituirli con lavagne elettroniche e tablet è una necessità riconosciuta dall’intera comunità di insegnanti e pedagogisti che chiedono di poter sfruttare risorse formative un tempo impensabili.
C’è chi è arrivato ad attribuire alla “troppa tecnologia” la responsabilità della recente e discussa eliminazione della storia dell’arte dai programmi scolastici italiani. Come se tablet e applicazioni fossero incompatibili con lo studio della bellezza. Invece, quanto in più si può imparare attraverso le risorse multimediali capaci di immagazzinare archivi che nessun libro stampato sarà mai in grado di contenere?
Un’altra accusa frequente è che Internet sia un luogo pericoloso dove i ragazzini rischiano di fare brutti incontri o di vedere immagini non appropriate per la loro età. Come se la strada, invece, fosse un luogo sicuro.
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Prima di Internet non esistevano i pedofili, i pazzi, i rapinatori? Il mondo, mi domando, era un luogo idilliaco dove tutti erano amici di tutti? Non credo. Per mettere a freno la curiosità dei bambini esistono filtri e soprattutto il buon senso dei genitori. Insegnare e vigilare vanno a braccetto davanti al computer. Lasciare un ragazzino da solo a navigare o a chattare per ore non è molto diverso dal lasciarlo interi pomeriggi a girovagare con gli amici per le vie del quartiere.
La verità è che il digitale ci ha reso la vita estremamente più facile e comoda e se qualche volta invade spazi che non gli competono è solo colpa nostra. La maleducazione esiste offline come online.
Dalla spesa al supermercato alla prenotazione della vacanza o dei biglietti del cinema, dalla possibilità di videochattare ogni sera con i propri cari che vivono in un’altra città alla ricerca di un indirizzo su uno smartphone, dalla sicurezza di essere condotti a destinazione da un navigatore affidabile alla musica che ci segue ovunque fino alle immagini che tracciano la fotostoria della nostra vita; tutto ruota intorno al grande universo che chiamiamo “digitale”. Un universo che si espande ogni giorno di più. Restarne fuori è impensabile e insensato.
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I “bei tempi” passati li lascio volentieri ai nostalgici. E semmai mi capitasse un episodio di “rigetto” nei confronti del mondo digitale, la terapia è delle più semplici: pigiare il tasto “spegni” e via, fuori a correre, pedalare, guardare il mare. Che le “emozioni digitali” hanno bisogno di aria pura per ossigenarsi.
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