Uber app per aggirare i controlli, ora divampa la polemica anche in Italia
Farà sicuramente discutere l’ultima rivelazione su Uber. L’app permette di aggirare i controlli nelle città dove il servizio low cost di auto con conducente è vietato o sottoposto a restrizioni.
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La notizia arriva direttamente da ex dipendenti della società al New York Times e sostengono di avere dei documenti che dimostrano queste accuse.
Il servizio è operativo oltre che in Italia anche a Parigi, Boston, Las Vegas, Australia, Corea del Sud e Cina. Una nuova tegola sulla società californiana che scatenerà polemica.
Ma Uber corre subito ai ripari: “Il programma si limita solo a negare le richieste di corse da parte di utenti che violano le nostre condizioni sull’uso del servizio”.
Ma come funziona? Si tratta di un programma per evitare i controlli delle forze dell’ordine e si basa su un programma chiamato Greyball, che usa informazioni e dati raccolti attraverso la app.
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Il sistema Uber riesce a individuare le persone da cui parte la chiamata e individua se si tratta di una trappola evitano così la corsa.
Sull’app compare una macchinina “fantasma” che si avvicina al punto in cui si trova il finto cliente ma che in realtà non arriverà mai. Il conducente riesce così a evitare tutti i controlli nelle città.
La polemica è servita. E arriva proprio in un momento non felice per Uber alle prese con le licenze e le lotte dei tassisti in diversi paesi contro il servizio con conducente che non ha bisogno di alcuna licenza.
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Presente in 70 Paesi e con un valore di mercato attorno ai 70 miliardi di dollari la società californiana rischia ora anche conseguenze legali molto serie a causa delle rivelazioni del New York Times.
La strada si fa sempre più in salita per la società Uber che potrebbe anche quotarsi in Borsa. Prima deve però risolvere alcune questioni delicate e legali.
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