INTERVISTA A GIANMARCO TOGNAZZI, IL VINIFICATTORE —- di Alessandra Basile – Trendiest Media —- Intervista telefonica avvenuta in due momenti: il 22 gennaio e l’8 marzo 2021. Foto di copertina: Gianmarco Tognazzi in un bellissimo scatto un po’ … “green“. Per gentile concessione di Gianmarco Tognazzi.
In questo 2021 le mie interviste sono iniziate nel nome dell’eccellenza, infatti, con due telefonate, fra l’altro da parte sua, perché è oltre tutto generoso e dotato di umiltà, qualità dei grandi e dei Signori, ho ascoltato con interesse Gianmarco Tognazzi. Egli fa parte di una dinastia che ha già segnato la nostra storia, sia cinematografica sia di popolo, se penso ai tanti personaggi interpretati dall’indelebile Ugo. La sua carriera si divide: un pò artistica, un pò vitivinicola. Tanti e vari gli argomenti trattati, incluso il ricordo di un cinema italiano che forse non c’è più. Iniziamo da qui.
Il cinema. La politica culturale e il valore della memoria tramandata
Basile. Il cinema ai tempi di tuo padre e quello fino a oggi: com’è cambiata la situazione?
Gianmarco Tognazzi. Ai tempi di mio padre, il Cinema in Italia costituiva la seconda industria del paese, ma, negli ultimi 30 anni, perdendo il contatto con quella volontà politica che era propensa a proteggerlo come tale, si è trasformato in una sorta di artigianato. Il patrimonio culturale italiano è fra i maggiori al mondo, ma a livello politico non mi pare che la cultura sia all’ordine del giorno, il che è quasi da incriminazione. Ne è in parte corresponsabile la categoria (produttori, artisti, tecnici, registi, esercenti, ..), perché, negli ultimi decenni, forse sarebbe dovuta intervenire in maniera più decisiva e compatta per guadagnarsi, in chi non si attivava per essa istituzionalmente, il rispetto come collettività, ciò cui si è mirato in passato tentando (a singhiozzo) un ricongiungimento interno, ma che solo il fermento e la convivialità che avevano caratterizzato il settore, in modo sistematico dal dopoguerra fino ai primi anni 80, avevano sugellato. Mio padre credeva nella convivialità alla base del rapporto professionale e privato, come fonte di interscambi, opportunità, lavoro e amicizie.
Basile. In quest’emergenza quasi incessante, ci han dimenticati a livello di governo e sono stupita dall’abbinata teatri/cinema/musei-palestre/piscine. La Cultura è un valore fondamentale in un paese.
Gianmarco Tognazzi. La dimenticanza è il riflesso di una categoria che proprio nella pandemia è stata più compatta, non sentendosi considerata. Ma la lamentela, quando le cose non vanno, di non essere considerati, se prima non s’è fatto granché per un riconoscimento collettivò del settore, è un pò…
Basile. (lo interrompo)Inutile?
Gianmarco Tognazzi. Scontato! Meglio che ci sia una reazione, piuttosto che no. Dovrebbero essere la categoria unita sistemicamente, ogni sua area propedeutica alle altre e il problema di un artista d’interesse per il produttore il tecnico l’esercente e viceversa. Diritti e doveri andrebbero riconosciuti all’intera categoria – per la quale si sarebbe potuto fare di più prima, in termini di ruolo sociale o riconoscimento burocratico – inclusi i 500.000 lavoratori dello spettacolo, come i tecnici, che han subito gli effetti peggiori del periodo Covid. Una categoria disgregata è più debole e come tale è pure più facilmente ignorabile, ciò che è esattamente accaduto a noi in pandemia.
Basile. Comunque, sono stata a tre festival in presenza nel 2020 e non mi sono mai ammalata.
Gianmarco Tognazzi. Il prezzo da pagare sarà la sfiducia di molte persone alle riaperture. È che è stata data un’informazione sbagliata, oltre ad avere accusato gli artisti di essere ignari della gravità del momento. Non trovando delle giuste contromisure all’ingestibilità del virus, dovuta a motivi più grandi, hanno scelto le chiusure, totale e parziali, così associando cinema-teatri a palestre-piscine.
Basile. Non so se è un’utopia, ma quindi: obiettivo compattezza nella prossima normalità?
Gianmarco Tognazzi. Tanto ci vuole per smontare una casa, tanto ci vuole a rimontarla. Degli step si possono ancora compiere però, anche grazie a ‘collecting’ quali l’istituto mutualistico del Nuovo IMAIE, che tutela i diritti connessi dovuti all’uso di opere audiovisive e musicali trasmesse via radio, tv, web, esercizi pubblici e intermedia i diritti spettanti agli artisti interpreti esecutori (www.nuovoimaie.it/ ) e ad associazioni di categoria, come la neonata sull’onda emotiva del Covid U.N.I.T.A., incentrate sulla figura professionale dell’artista (www.associazioneunita.it/).
Basile. Tu Gianmarco svolgi un lavoro e un ruolo importanti all’interno del Nuovo IMAIE. Me ne parli?
Gianmarco Tognazzi. Sì. Sono il portavoce per il settore dell’ audiovisivo, come Dodi Battaglia dei Pooh è il portavoce per il settore musicale. Sono molto orgoglioso del Nuovo IMAIE, grazie al cui presidente, Micciché, i contratti di ricezione dei diritti connessi si sono moltiplicati e il fatturato è cresciuto notevolmente (www.nuovoimaie.it/10-anni-di-nuovo-imaie-2010-2020-numeri-e-risultati/; www.rockol.it/news-710347/nuovoimaie-numeri-2019-e-festa-per-dieci-anni-2020#:~:text=NUOVOIMAIE%3A%20oltre%2050%20milioni%20di,festa%20per%20i%2010%20anni). Sono orgoglioso del lavoro svolto anche dal direttore, dai dipendenti e da tutti coloro che partecipano al Nuovo IMAIE, come gli artisti che sono tornati a sentirsi parte di un’unitarietà. Nel 2020 rapidissima è stata la decisione presa a inizio quarantena di convertire i bandi dell’anno in corso in fondi covid, erogandoli in 30-60 giorni, in particolare, agli artisti i cui spettacoli dal vivo erano stati cancellati per via del lockdown. In totale, il Nuovo IMAIE ha elargito, nel 2020, sui 20-22 milioni di euro per sostenere la categoria in difficoltà, inclusi il fondo Proietti e il fondo D’orazi.
Gianmarco ATTORE di CINEMA
Gianmarco Tognazzi elegantissimo in velluto bordeaux. Ph. Erica Fava
Basile. Tu hai recitato in 60 pellicole, hai fatto una quindicina di programmi televisivi e hai calcato il palco di tanti teatri. Fra i moltissimi film che hai fatto, qual è il tuo preferito? Per storia, cast, ..
Gianmarco Tognazzi. Ognuno è stato un’esperienza e una crescita. Ricordo, fra il 1991 e il 2019, ‘Ultrà’ di R. Tognazzi, ‘Uomini senza donne’ con A. Gassman di A. Longoni, ‘Romanzo criminale’ di M. Placido, ‘A casa tutti bene’ di G. Muccino, la saga del crimine di M. Bruno. Anche tanti altri.
Basile. Dei più recenti, ‘Ritorno al crimine’ di M. Bruno, sequel di ‘Non ci resta che il crimine’, e ‘Divorzio a Las Vegas’ di U. Riccioni Carteni, uno è uscito nel 2020, l’altro no per i lockdown.
Gianmarco Tognazzi. ‘Divorzio a Las Vegas’, in condizioni diciamo ridotte. Chi è uscito con dei film in pandemia ha avuto il grande merito di trasmettere il messaggio ‘noi ci siamo, il cinema c’è’.
Gianmarco ATTORE di TEATRO
L’amata ditta con Bruno Armando, una vera famiglia
Basile. L’ultimo tuo lavoro a teatro, tratto da un testo di A. Miller, è stato con Elena Sofia Ricci.
Gianmarco Tognazzi. Sì, ‘Vetri rotti’. Devo però dirti che per me il teatro è stato ed è ditta con Bruno, parlo di Bruno Armando (https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Armando ) con cui ho fatto ditta per 15 anni. È stato un carissimo amico e grande attore che nel marzo 2020 ci ha lasciati.
Basile. Mi ha colpita la parola ‘ditta’. Porta una storia in sé. E per voi di 15 anni. Quale fu l’inizio?
Gianmarco Tognazzi. Abbiamo iniziato con ‘Closer’. Poi inscenammo ‘Il rompiballe’ di Veber , ‘Prima pagina’ di Hecht e Mac Arthur, ‘La panne’ di Dürrenmatt e ‘Un nemico del popolo’ di Ibsen, l’ultimo nel 2014. Quando la ditta Tognazzi-Armando tornava, le persone affollavano i teatri.
‘Closer’ di Patrick Marber?! Esulto al telefono. Lo portai anch’io a teatro nel 2013 e nel 2014.
Gianmarco ATTORE di TV/FICTION
Tognazzi diventa Spalletti
Nella fiction ‘Speravo de morì prima’, in uscita il 19 marzo, sei l’allenatore Spalletti. Me ne parli?
Gianmarco Tognazzi. È una produzione Sky; la storia, 6 puntate, 2 per sera, è ispirata al libro ‘Un Capitano’ scritto da Francesco Totti, che ha supervisionato la fiction, e Paolo Condò. Sì, ho vestito i panni di Spalletti, ma è stato il mio Spalletti. Per me ciò che rileva è cosa sta dietro alla maschera, ossia i tratti somatici diversi credo contino meno dell’umanità e dell’onestà con cui ho lavorato che spero che sia il pubblico sia lo stesso Spalletti, se guarderà la fiction, possano percepire. Il lavoro prima e fuori dal set, arricchito poi da un certo modo di parlare, da un atteggiamento e da un ritmo ispirati a Luciano Spalletti, è consistito per me innanzitutto in un approfondimento su di lui e, come la fiction, sull’ultimo biennio narrato nel libro di Totti. Ho mirato a un know how autodocumentale il più possibile largo, specie sulla parte di storia non raccontata, che, ripeto, è quella di Totti secondo il suo punto di vista e quello degli sceneggiatori. Come attore, io devo mettermi al servizio della storia. Fra i temi della serie, di cui ho visto le prime due puntate, onestamente apprezzandole particolarmente nonostante sia un iper critico anche su ciò che faccio io, ci sono la squadra, il disagio dell’uomo, i rapporti interpersonali, i contrasti, la società, la famiglia, gli amici, il sogno con la paura che finisca. Non ho conosciuto Luciano Spalletti, ma ho stima e simpatia per lui, come persona e come allenatore, e poi ho scoperto che, a dispetto della fiction che ragiona per sintesi, siamo entrambi abbastanza prolissi (scherza, ndr). Quanto a Pietro Castellitto e Luca Ribuoli, ho lavorato molto bene con entrambi. Nel primo vedi Totti dopo pochi minuti di fiction e con il secondo, che ha fatto un ottimo lavoro, ho anche tanto in comune, per esempio siamo milanisti.
Gianmarco VINIFICATTORE
Un modus vivendi fra impegno vinicolo e passione attoriale.
Basile. Gianmarco tu sei un attore e oggi, a tuo dire, (soprattutto?) un viticoltore.
Gianmarco Tognazzi. Da una decina di anni, da quando sono tornato a vivere nella campagna dove avevo vissuto da piccolo, il vino è il mio lavoro e fare l’attore il mio hobby. Come Ugo si definiva un cuoco prestato al cinema, così io mi autodefinisco un ‘vinificattore’: prima vinifico ripartendo dalla filosofia di mio padre, poi faccio l’attore volentieri. Un tempo dicevo il contrario.
Basile. Qual’era la filosofia di Ugo Tognazzi legata alla terra?
Gianmarco Tognazzi. La filosofia di Ugo, che credeva nella condivisione legata alla cucina, era trasversale, allo stesso tempo seria (la cucina) e poco seria (quanto avveniva intorno alla cucina). Tra l’altro, anticipò di vent’anni il ritorno all’orto fatto in casa e il fatto che la grande cucina si sarebbe basata sulla materia prima controllata. Quando sono tornato a vivere nella casa di Velletri, ho preso in mano ciò che papà aveva costruito con i suoi guadagni, applicando la sua filosofia al vino: seri il modo di farlo e il progetto vitivinicolo, meno le storie collegate al vino. Una volta mia madre mi disse ‘tuo padre guardava 20 anni avanti e tu stai guardando 20 anni indietro’, allora mi sono sentito libero di mettere in discussione tutto e di fare di più di un omaggio di puro amarcord. La Tognazza è diventata un brand: un’evoluzione del progetto di mio padre, partendo dalle vigne. Penso ne sarebbe orgoglioso. E forse non avrebbe mai pensato che sarei riuscito a far arrivare sulla tavola dei suoi tanti estimatori delle bottiglie chiamate TAPIOCO e ANTANI. Ho fatto dei cambiamenti a La Tognazza, è vero, ma Ugo aleggia su tutto. (dice con ironia e sensibilità, ndr).
Basile. E sei solo tu, fra voi quattro fratelli, che ti occupi de La Tognazza?
Gianmarco Tognazzi. L’idea di farla diventare una vigna è mia, ma La Tognazza è di tutti noi fratelli. Solo che c’è chi sta a Roma (Ricky), chi in Norvegia (Thomas) e chi altrove, salvo quei tre passaggi all’anno (Maria Sole). Nel 2010-2015, ho unificato i territori di Lazio e Toscana (qui ho preso delle vigne) per produrre vini della stessa tipologia ma provenienza diversa; è anche nato il TOSCAZIO. Le nostre etichette rappresentano La Tognazza style, intesa come grafica, suggestione, colore: l’emozione legata al vino è molto soggettiva. Nella tenuta de La Tognazza sta la casa vecchia che, nel tempo, ho trasformato in casa museo: un luogo di aggregazione, dove sono nate le storie sul vino. In varie cene di papà, Benvenuti, De Bernardi, Pinelli, Monicelli, bevendo l’antenato del vino che produciamo avevano ipotizzato la battuta del Conte Mascetti in ‘Amici miei’: ‘Tarapia tapioco come se fosse antani con la supercazzola prematurata, con lo scappellamento a destra’.
Dai legami di Ugo al suo torneo di tennis. Il rapporto con Luciano Salce.
L’amicizia di padri in figli: Gianmarco, Sebastian, Emanuele, Andrea.
Ugo Tognazzi in un momento agreste in bianco e nero. Fonte: dal libro “Il rigettario” autore Ugo Tognazzi, Fabbri Editori
Basile. A proposito di quei tempi, fra Ugo e Luciano Salce c’era un sodalizio artistico, un’amicizia.
E A proposito di amicizie, so che tu e Sebastian Harrison ) vi conoscete da una vita. Fu lui a propormi di intervistarti, gli sono grata per la stima.
Gianmarco Tognazzi. Assolutamente sì! Quanto a mio padre, era una cosa comune in quegli anni. E proprio mio padre aveva dato inizio a un torneo di tennis, organizzato tutte le estati a Torvaianica (Pomezia), fra artisti, gente dello spettacolo ed esponenti della cultura, italiani e non. L’anno in cui fecero giocare noi figli d’arte ho conosciuto Sebastian, figlio dell’attore Richard Harrison, ma anche Emanuele, figlio del regista Luciano Salce, e Andrea, figlio del regista Sergio Leone. Ti dirò, le amicizie dipendono dall’affettività, non dalla frequentazione. Per me è ancora così con tutti loro.
Basile. A proposito del papà di Emanuele – il quale mi chiama ParentAle (lo trovo divertente) – sono convinta che chi come Luciano (cugino della mia nonna materna) lascia ai posteri esiste per sempre attraverso i ricordi. Qui, Gianmarco, mi riallaccio al tuo papà, al suo valore e ai suoi tempi.
Gianmarco Tognazzi. Grazie a Luciano mio padre passò dal cinema con Vianello alla commedia all’italiana, interpretando ‘Il federale’ nel 1961 e ‘La voglia matta’ nel 1962, entrambi di Salce, che era come uno zio per me. Il rapporto tra Luciano e Ugo, straordinario anche per la forte amicizia e la stima fra loro, ha poi contaminato il mio con Emanuele (Salce), grandissimo artista anche lui.
La prima colonna sonora mai composta da Ennio Morricone fu per ‘Il federale’. E allora io dico grazie Luciano Salce! https://it.wikipedia.org/wiki/Colonne_sonore_di_Ennio_Morricone
Dal libro dei figli a ‘Ugo pari 30’. Una famiglia allargata molto unita.
Basile. A proposito del tuo papà, voi quattro fratelli avete organizzato il festival ‘Ugo pari 30’.
Gianmarco Tognazzi. Sì, nel nome della memoria culturale tramandata, che, in Italia, è un po’ carente, il che è un peccato per le nuove generazioni e per alcune figure del passato come De Sica, Visconti, Pasolini, Germi, Risi, Fellini e moltissimi altri. A La Tognazza la volontà di tramandare c’è! È in noi fratelli in modo diverso, ognuno essendosi appassionato a qualcosa di Ugo: Ricky è bravo ai fornelli, Maria Sole spende ai ristoranti, io mi occupo della terra e Thomas, norvegese e meno avvezzo, si fa cucinare da Ricky, portare ai ristoranti da Maria Sole e dare i prodotti della terra da me (scherza, ndr). Siamo molto uniti nell’assenza, come Ugo è stato un papà presente nella sua assenza. Il suo sogno era l’amicizia fra i membri della sua famiglia estesa; ‘ugoisticamente’ c’è riuscito. È tutto nel nostro libro: ‘Ugo. La vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio’. Il festival ‘Ugo pari 30’ è stato fatto, nel trentennale dalla scomparsa, su iniziativa di Torvaianica.
Basile. Pare anche a me che le istituzioni facciano poco. Ci sono altre iniziative in memoria di Ugo?
Gianmarco Tognazzi. Ricky per anni ha gestito il comitato Ugo Tognazzi a Verona, Maria Sole ha girato ‘Ritratto di mio padre’(www.youtube.com/watch?v=EyjoMK4kWlo) e io mi sono occupato della casa museo, del sito per Ugo, dei canali social. Oltre a ‘Ugo pari 30’, c’è stata la proposta di Velletri di celebrare nostro padre nella settimana del suo compleanno (23/03), si farà nel 2022. Ugo era un uomo di campagna e Velletri la sua seconda casa, per la pace dei campi e i frutti della terra.
Un ricordo professionale e un consiglio per gli Artisti
Basile. Ultime due domande: un aneddoto o un ricordo e un consiglio per gli attori, di oggi e futuri.
Gianmarco Tognazzi. Il consiglio è perseguire il proprio obiettivo, sapendo delle incongruenze di questo mestiere e di questo paese, dove le opportunità non sempre vengono date. È meglio avere un’altra passione che non renda schiavi del telefono (se non squilla) o di chances (che non arrivano) e permetta di far l’attore per passione. Il ricordo è quello di ‘A qualcuno piace caldo’, il musical con Alessandro Gassman, un’esperienza magnifica e una ‘famigliona’ di 50 persone fra tecnici e attori.
Conclusione
L’intervista volge al termine. Ringrazio Gianmarco per la sua generosa disponibilità. Conto un giorno di visitare i luoghi del papà Ugo. In tempo di pandemia, idee genuine come queste paiono sogni e sognare fa bene, lascia spazio all’ottimistica percezione che arriverà il periodo Covid-free.
Copertina del libro ‘Ugo. La vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio’ edito Rai Libri. Fonte: