—- di Alessandra Basile – Trendiest News —- Da attore a business man di successo. Con un amore sempiterno per l’Italia.
Il bellissimo Satomi del gruppo rock ‘Bee Hive’ nel telefilm di enorme successo ‘Love me Licia’, ispirato al manga giapponese ‘Kiss me Licia’ e realizzato alla fine degli anni 80, è oggi un imprenditore a capo di un’azienda riconosciuta e ha molti progetti, anche artistici, fra i quali un film festival con sede a Los Angeles parecchio legato all’ Italia. Ha anche una casa in Sicilia.
Introduzione
Sebastian mi anticipa, in qualche scambio di email, di essere nato a Roma da genitori americani, entrambi attori di Hollywood, trasferitisi per un impegno professionale del capo famiglia. ‘Anch’io ho lavorato in cinema e televisione: dopo il successo di ‘Licia dolce Licia’ e alcuni sequel, ho recitato in film e serie tv, per esempio in ‘Fratelli d’Italia’ e ‘Classe di Ferro’. Quando l’onda del successo ha iniziato a calare, sono partito per gli USA e ho ripreso gli studi. Quella, forse, è stata la decisione migliore della mia vita. Scelsi l’Università di Los Angeles (UCLA) e presi 2 lauree, in Scienze Politiche dapprima e in Letteratura successivamente. Poi ho avviato con soddisfazione un’azienda su internet e con i relativi profitti ho investito in immobili, cui adesso mi dedico, occupandomi degli affitti di alcuni. La società che ho creato si chiama ‘Cellular Abroad’: essa nasceva per offrire servizi Telecom a prezzi molto competitivi per i viaggiatori. Sito: www.cellularabroad.com. Ho poi in progetto, con un amico giornalista di Milano, un festival cinematografico di film americani girati in Italia e ho ospitato il ‘Los Angeles Film Fashion and Art Fest’ (https://www.attualita.it/notizie/spettacolo/art-fest-5590/) fondato dal produttore Pascal Vicedomini. Ho ancora un buon rapporto con la mia agente romana, Cristina Caremoli, e ho amici stretti nel mondo del cinema, come: Franco Nero, Romina Power, Gianmarco Tognazzi, Sebastiano Somma. Io non faccio più l’attore, ma noto che tanti colleghi, che magari lavoravano anche meno di me ai tempi, ora lavorano parecchio. Vivo a Malibù e ascolto spesso la musica leggera italiana del passato e del presente, un modo per mantenermi vicino all’Italia che è sempre nel mio cuore.
Milano. Intervista telefonica.
10 novembre 2020.
Alessandra Basile. Sebastian, finalmente ci conosciamo a video, quasi come in presenza. Mentre sono di sera a casa mia a Milano, tu mi parli da una calda e soleggiata Malibù, nel pieno della tua mattinata.
Sebastian Harrison. Sì esatto. È il mio ufficio, da dove ora ti parlo, e sta a cinque miglia da casa.
Basile. Abbiamo un pò di argomenti: da Oleg, il Robert Redford russo, amico della tua famiglia, alla tua vita romana, al successo imprevisto di ‘Love me Licia’, all’amicizia ancor oggi ferrea con Pasquale Finicelli, il Mirko del telefilm, alla decisione di non continuare con il cinema e di tornare in America, dove hai preso due lauree e dato vita a ‘Cellular Abroad’. Da dove partiamo? Senza dubbio il tuo personaggio nel telefilm, Satomi, è entrato, insieme al cast del telefilm, nel quotidiano di migliaia forse milioni di fan, anche di sesso maschile (il cast ieri www.caffeinamagazine.it/wp-content/uploads/2017/08/che-fine-hanno-fatto-i-bee-hive.jpg e alcuni degli attori ai tempi nostri ;
Sebastian Harrison. I maschi non ammettevano facilmente di vederlo! Io giravo sempre con Pasquale e spesso ci fermavano, dicendo ‘ah! Siete voi che fate quella cosa ridicola in tv’: Pasquale all’inizio confermava, poi li trattava con sospetto. Quanto agli argomenti, scegli tu da dove iniziare.
Basile. Iniziamo da Oleg Vidov (https://it.wikipedia.org/wiki/Oleg_Borisovi%C4%8D_Vidov).
Tratto dal comunicato stampa, che Sebastian mi ha inoltrato, sul docu-film ‘Oleg’: ‘Oleg’ è un documentario sul sex symbol in URSS Oleg Vidov, narrato da Brian Cox (‘Succession’), con Costa Ronin (‘The Americans’, ‘Homeland’), diretto dalla regista Nadia Tass, è in fase finale di post-produzione a Hollywood e racconta del protagonista del film danese ‘Il mantello rosso’, ossia del primo attore sovietico autorizzato a recitare in un prodotto occidentale da eroe occidentale. Oleg fu nel cast dell’opera epica iugoslava candidata all’Oscar ‘Battaglia per la Neretva’ con Franco Nero e nella produzione sovietico-italiana ‘Waterloo’, grazie alla quale Dino De Laurentiis gli offrì un lungo contratto, declinato, però, dalle autorità sovietiche restie ad altri ‘divi occidentali’. Quando Oleg riuscì a fuggire dalla Russia, arrivò a Roma ospite dell’attore americano Richard Harrison, che gli fece ottenere l’asilo politico dall’ambasciata statunitense. Oleg era un’icona nel suo paese.
Sebastian Harrison. Quando Oleg fuggì dalla Russia mio padre, che intanto girava un film, in Cina o in Africa, gli diede asilo, ospitandolo a casa nostra: lì ci stemmo lui, io e una giornalista, con cui l’attore russo ebbe una storia sfociata in matrimonio qualche tempo dopo. Mi ricordo che Oleg non poteva uscire di casa: era conosciuto e non voleva correre il rischio di essere riportato indietro, era un disertore russo. La vedova Vidov ha prodotto il film ‘Oleg’ (https://www.olegvidov.com/ ).
Basile. Cosa ti ricordi di Oleg Vidov?
Sebastian Harrison. Il metodo di recitazione! Ti racconto. Per il mio primo film da protagonista, ‘Apache bianco’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Bianco_Apache ), che dovevo girare in quel periodo, gli avevo chiesto delle dritte. Ma il suo metodo Stanlivlaskji era un pò ‘esagerato’ per un film western! Io poi avevo solo 18 anni e molta preoccupazione. Per fortuna non dovetti applicarlo.
Basile. Ho letto che hai fatto anche un horror: ‘Il fantasma di Sodoma’ di Lucio Fulci (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_fantasma_di_Sodoma).
Sebastian Harrison. Sì. Lucio Fulci (https://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Fulci ) era il maestro dell’horror, da sempre in concorrenza con Dario Argento, con il quale era arrivato finalmente a un accordo per un progetto da dirigere intitolato ‘La maschera di cera’, ma, amaro destino, il 13 marzo del 1996, poco prima di firmare il contratto, morì a quasi 70 anni (www.tuttomondonews.it/dario-argento-lucio-fulci/). Lucio era molto bravo come regista, sia tecnicamente, sia con gli attori. Ma aveva un carattere forte. Mi ricordo che, se dopo una mia scena mi diceva convinto ‘bravissimo! Il prossimo Alain Delon’, poi a quella successiva urlava ‘sei un cane, non lavorerai più nel cinema!’.
Basile. Sebastian, tu sei nato da genitori entrambi americani. Però parli bene l’italiano! Siete o siete stati tutti attori in famiglia? Invece tuo nonno era produttore.
Sebastian Harrison. Mio padre, nel 1961, era andato a Roma per girare un film e poi c’è rimasto trent’anni (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_gladiatore_invincibile ). In tutto, ha girato sui 130 film da protagonista, non solo in Italia. I miei due fratelli sono anch’essi nati a Roma. Anche quello più grande parla italiano, ma meno di me. L’altro, purtroppo, è mancato venti anni fa. Ho anche una sorellastra che vive a Vienna, anche lei parla bene l’italiano. Mio padre, quando non voleva pagare degli attori, usava noi figli per delle particine. Mio nonno materno, James H. Nicholson, invece, era un produttore e, con la American International Pictures, produceva film di serie B (https://en.wikipedia.org/wiki/James_H._Nicholson; https://en.wikipedia.org/wiki/American_International_Pictures). Con lui hanno iniziato De Palma, Scorsese, Coppola e anche Jack Nicholson. Dei film prodotti, circa 500 furono di Roger Corman (https://it.wikipedia.org/wiki/Roger_Corman ; https://it.wikipedia.org/wiki/Roger_Corman). Quando mio padre ha conosciuto e sposato mia madre, la figlia di James, Loretta Nicholson (www.imdb.com/name/nm0629870/), ha rotto il contratto e ha fatto delle cose per conto proprio.
Basile. Com’è che sei arrivato a ‘Love me Licia’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Love_Me_Licia ), ispirato al famoso cartone animato ‘Kiss me Licia’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Kiss_Me_Licia )?
Sebastian Harrison. Ti racconto. Io avevo fatto un provino per un film con l’attore Lou Ferigno (‘L’incredibile Hulk’) e l’ex-ballerina Alessandra Martines a quell’epoca, si chiamava ‘Sinbad of the seven seas’. Il ruolo sarebbe stato quello del principe, ma, una settimana prima di iniziare le riprese, mi dissero che avevano scelto un altro attore, un ballerino moro, che, rispetto a me biondo, stava ‘meglio’ vicino alla Martines. A me sembra che tingersi i capelli sarebbe stata la soluzione(!). Ma, per fortuna, non ho fatto quel film, perché subito dopo ho avuto il provino per ‘Love me Licia’. Non riuscivano a trovare ‘Satomi’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Kiss_Me_Licia#Personaggi). Il giorno dopo il provino ero a Milano a firmare il contratto (con la Fininvest). Dopodiché, mi sono trasferito a Cologno Monzese e lì ho conosciuto il mio migliore amico: ‘Mirko’ Pasquale Finicelli.
Basile. Ti immaginavi o ti saresti mai immaginato un successo del genere?
Sebastian Ha rrison. No. Anzi, quando mi dissero che si trattava di un telefilm ispirato a un cartone animato, pensai che sarebbe stata una cosa ridicola. Non sapevo che il cartoon fosse così famoso. L’ho compreso la prima volta in cui sono uscito con Pasquale (‘Mirko’), dopo circa un mese che lavoravamo e dopo poco che il telefilm aveva cominciato ad and are in onda (lo davano tre sere alla settimana alle 20 su Italia uno), perché ci siamo ritrovati in piazza Duomo letteralmente circondati da un numero crescente di persone, che da 10 sono passate a 50 a 100 e a qualche centinaio (!), che cercavano di strappare i ‘pezzi’, tipo giubbotto, capelli. Guardai Pasquale e asserii ‘che è successo? Si vede che qualcuno lo vede sto telefilm’. Lì abbiamo capito di essere famosi, noi e il cast tutto.
Basile. Siete andati avanti per diversi anni, no?
Sebastian Harrison. Siamo andati avanti per 4 serie e 3 anni (‘Licia dolce Licia’, ‘Teneramente Licia’ e Cantiamo e balliamo con Licia’ fra il 1987 e il 1988). Avrebbero voluto continuare, ma Pasquale e io abbiamo deciso di chiudere. Lui voleva cantare e io avevo mio padre che mi diceva di non proseguire o per qualsiasi ruolo futuro mi avrebbero additato come ‘Satomi nei panni di..’. Io volevo fare altre cose nel cinema. Fui anche nella serie ‘Arriva Cristina’ (spin-off del 1988).
Basile. Ho letto che tu e Pasquale, quindi Satomi e Mirko, siete molto amici per davvero, nella vita.
Sebastian Harrison. Sì! È ancora il mio migliore amico. Da quando facevamo il telefilm insieme. Pasquale è una delle persone più pulite e brave che abbia mai incontrato e conosciuto in vita mia.
Basile. E Cristina D’Avena com’era? Dà l’idea di essere una brava persona, molto seria anche lei.
Sebastian Harrison. Ho sentito Cristina circa sei mesi fa per la prima volta in 30 anni! La stima c’è sempre stata per lei. Non ci frequentavamo molto ai tempi del telefilm, anche perché, non solo come ‘Licia’, era impegnatissima. Ricordo che sia Pasquale che Cristina avevano una memoria incredibile. Cristina, che aveva un sacco di battute, oltre tutto studiava medicina all’università e incideva sigle per i cartoni animati. Mi sembrava incredibile che uno potesse fare tanti lavori insieme. Qualche volta Cristina si assentava per mezz’ora dal set e quando chiedevo dove fosse mi rispondevano, per esempio, ‘ah niente, deve incidere un disco’, ‘Ma come incidere un disco?!’.
Basile. Cristina D’Avena ha avuto un momento d’oro in Italia perché praticamente tutte le sigle dei cartoni animati venivano cantate da lei, la sua voce aveva conquistato platee di bambini e bambine. Non sapevo, invece, degli studi di Medicina. Ma anche tu hai fatto l’università e ti sei laureato.
Sebastian Harrison. Sì è andata così. Appena finito il telefilm, ero andato in Grecia per un pò di vacanza. Il mio agente, arrabbiatissimo, mi aveva detto di tornare subito, perché in un paio di giorni avrei girato un film. Ero dispiaciuto, mi stavo divertendo. Comunque, son rientrato e ho fatto ‘Il fantasma di Sodoma’, l’horror di Lucio Fulci (https://www.youtube.com/watch?v=Op4dQIGCVjU). Poi ho partecipato anche al film ‘Fratelli d’Italia’ di Neri Parenti (https://www.dailymotion.com/video/x3m3hdp ) con un cast di attori capitanato da Christian De Sica e poi ho girato un telefilm. Dopodiché ho lavorato per un periodo, cui sono seguiti sei mesi di zero lavori e zero proposte. Io avevo già visto questa cosa con mio padre, che aveva fatto 130 film con una carriera seria terminata all’improvviso. Non faceva per me. Ho visto altri attori lavorare bene e a un tratto non lavorare più. Alla fine degli anni 80, nel cinema in Italia lavoravano in due: Kim Rossi Stewart e Alessandro Gassman. I miei altri colleghi e amici erano invece nella mia situazione. Nel 1990 avevo 25 anni e, se volevo fare l’università, dovevo muovermi. Scelsi la UCLA, l’Università di Los Angeles, e mi laureai in Scienze Politiche e poi in Letteratura italiana.
Basile. E mentre studiavi ti chiarivi le idee su cosa fare ‘da grande’, il cinema o altro?
Sebastian Harrison. Come attore, qualcosa ho fatto in America. Però mi toccavano le ‘cattle call’, audizioni di massa. Facevo vedere il mio curriculum e le videocassette con il mio materiale, ma mi rispondevano che per loro non avevo fatto nulla, anche perché, in vari lavori italiani, ero doppiato. Poi mi sarebbe piaciuta la strada di mio nonno, la produzione. Ma studiavo e lavoravo, non avevo tempo. Ero certo solo di una cosa: non volevo tornare al punto di partenza della mia strada da attore.
Un’osservazione personale sul tema. Trovo assurdo che in Italia gli attori debbano rinunciare agli studi universitari e persino smettere di ‘allenarsi’ con un coach perché, rispettivamente, molte accademie non sono conciliabili con altre università né ammettono iscritti oltre una certa età e suona poco professionale che uno studi ancora se è un attore affermato. Che follia è? Meryl Streep, il massimo dell’Acting vivente, si è laureata e così molti altri grandissimi esempi di professionalità, talento, serietà, dedizione, tecnica, capacità nel mondo del cinema e del teatro. Quella mentalità italiana che vuole gli artisti dei gran caproni non è in alcun modo condivisibile! L’avvocato non si aggiorna costantemente per essere allineato alle novità legislative? I medici non devono tenersi al passo con le nuove tecnologie? Bene, per gli Artisti, non solo può, ma deve essere la stessa cosa.
Basile. A proposito del tuo percorso professionale da laureato, ho letto che hai creato una società.
Sebastian Harrison. Ho creato nel 2002 una società di telefonia internazionale, chiamata ‘Cellular Abroad’, partendo dal ‘problema’ roaming per chi allora si trovava all’estero e doveva comprare le carte SIM nel paese dove andava. Ecco, io ho cominciato a importare le SIM italiane da vendere agli americani e poi ho proseguito con quelle spagnole, francesi, inglesi, fino a coprire tutto il mondo. È andata bene all’inizio, ho guadagnato molto e ho investito soprattutto negli immobili. Ho anche comprato una casa sulla spiaggia alla Scala dei Turchi in Sicilia e altre proprietà a L. A., inclusa quella di Malibù. (https://en.wikipedia.org/wiki/Cellular_Abroad ). Inoltre, collaboro con ‘Eliminalia’ ), che mira a eliminare le notizie false e tendenziose dal web. Gestisco il loro mercato americano. A me sembra molto interessante. Mi rendo conto del rischio e del danno di notizie non vere sul web. Ti racconto questo fatto attinente: mia cugina, Jill Messick (https://en.wikipedia.org/wiki/Jill_Messick ), era una produttrice e anche l’agente di Rose McGown (https://it.wikipedia.org/wiki/Rose_McGowan ), l’attrice che ha avviato il movimento #MeToo (https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_Me_Too; www.youtube.com/watch?v=gGks5Wfpf-c ; www.elle.com/it/magazine/a23660025/rose-mcgowan-me-too/ ) e che ha accusato Weinstein di averle usato violenza sessuale al Sundance film festival del 1997. La verità è che pare sia stata la McGowan a cercare Weinstein, ad andarci volontariamente. E sarà accaduto anche con altre attrici. Anche se ciò non toglie che Weinstein sia un mostro, una persona orribile. La McGowan si è ahimè inventata che mia cugina, che aveva lavorato per un paio d’anni con Weinstein come produttrice, l’aveva spinta verso il mostro. Ne è derivato un attacco mediatico pesantissimo contro mia cugina, che prima è entrata in depressione e poi si è tolta la vita. La gente le aveva cominciato a dire ‘i tuoi progetti non mi interessano’, nessuno voleva più lavorare con lei. Sicuramente Jill era fragile, con dei problemi personali, ma quelle accuse infamanti infondate l’hanno spinta a togliersi la vita. (www.repubblica.it/spettacoli/people/2018/02/09/news/si_e_suicidata_ex_produttrice_miramax_la_famiglia_le_parole_sono_importanti_-188398263/ ).
Basile. A proposito di Franco Nero, ho letto di lui e di te in un articolo sul ‘Los Angeles Film Fashion and Art Fest’ (https://en.wikipedia.org/wiki/Los_Angeles_Italia_Film_Festival )fondato dal Produttore Pascal Vicedomini (https://popcorntv.it/curiosita/pascal-vicedomini-chi-e-biografia-curiosita-sulla-vita-privata-la-moglie-e-il-festival-di-los-angeles/41910 ) che è stato inaugurato proprio a casa vostra (https://www.attualita.it/notizie/spettacolo/art-fest-5590/ ).
Sebastian Harrison. Lo hanno inaugurato a casa mia, poi più volte sono stati ospiti da mio padre.
A proposito di Franco Nero: www.sordionline.com/italia-mondo/2020/01/franco-nero-e-paolo-consorti-a-los-angeles-per-presentare-havana-kyrie-a-los-angeles-italia-film-fashion-art-fest/
Dire che metà dell’intervista l’ho passata a ridere perché Sebastian ha un’ironia che arriva è d’obbligo, purtroppo non so quanto riesca per iscritto a farla intuire, ma è una persona squisita.
Basile. Sebastian mi avevi accennato a un tuo film festival in condivisione con un giornalista di Milano, in particolare sul cinema americano girato in Italia. Tutto fermo?
Sebastian Harrison. È un progetto fermo per il Covid. L’italia è bella e c’è molta professionalità.
Basile. Speriamo che le grosse produzioni cinematografiche vengano sempre più in Italia. Magari grazie al tuo film festival Sebastian o al libro su cui mi hanno coinvolta come autore (sul cinema – nostrano, straniero o di coproduzioni – girato in Italia con i set naturali del Bel Paese) saranno anche più invogliate, così sia tu che io avremo dato il nostro contributo. Lo dico anche per i ‘poveri’ attori italiani – me inclusa – che parlano inglese e possano avere quelle occasioni che da noi, almeno oggi, vengono negate loro costantemente per logiche altre rispetto a capacità, dedizione e talento.
Sebastian Harrison. Sai che pochi attori italiani sono noti all’estero? A parte Sofia Loren e Gina Lollobrigida che nemmeno lavorano più tanto e Franco Nero. Gli altri che lavorano negli States non sono conosciuti. C’è un italiano cui vogliono dare una stella sul Walk of Fame: Giancarlo Giannini.
www.lastampa.it/spettacoli/cinema/2020/06/29/news/una-stella-sulla-walk-of-fame-per-giancarlo-giannini-1.39023059
Basile. Caro Sebastian, parliamo dei tuoi progetti, di qualsivoglia natura, nel prossimo futuro.
Sebastian Harrison. A parte alcuni personali, ho anche un progetto con i mitici Bee Hive (https://www.youtube.com/watch?v=KM8zaolL8t0 ).
Basile. Raccontami! L’ultima reunion fu nel 2011. (www.youtube.com/watch?v=P9bhWaoNXac ; www.youtube.com/watch?v=ZwZxJxPRcoU ;
Mirko, Licia e qui soprattutto Satomi, ma anche gli altri componenti del gruppo rock Bee Hive – nato apposta per il telefilm ma poi divenuto talmente famoso da arrivare a superare in classifica persino band come gli Spandau Ballet o addirittura gli indimenticabili Duran Duran, incredibile! – hanno fatto sognare e hanno travolto, con le loro vite sullo schermo ispirate al cartone animato giapponese menzionato, milioni di ragazzine e ragazzini. Oggi, quel pubblico ha un’età compresa, fra i 40 e i 50, ma anche fra i 30 e i 60, ed il cuore sinceramente incrinato dalla commozione per sé e per il tempo passato. Ai tempi della prima puntata, io avevo fatto 12 anni da poco, era il 6 ottobre 1986. Il boom Bee Hive portò alla vendita di 400.000 album e a un disco di platino. Ma la cosa più bella, a distanza di tempo, passato pure per loro, è l’amicizia reale fra i componenti del gruppo.
Sebastian Harrison. Nella prossima reunion, vorrei coinvolgere degli attori amici, come Romina Power, Cristina D’Avena, Franco Nero e/o altri e utilizzare una grande struttura all’aperto, anche fosse per una serata. Vorremmo rendere omaggio agli italiani, chiamando il concerto come il nostro brano ‘Tornerà l’allegria’ www.facebook.com/1853169891468475/videos/174507250655058 oggi: www.youtube.com/watch?v=3il_rre0V7M).
Basile. Qual è il sentore dalle tue parte sul Coronavirus? C’è chi ha notato che forse non è una coincidenza che si sia parlato di vaccino anti-Covid-19 proprio all’indomani della vittoria di Biden.
Sebastian Harrison. Intanto, portare o meno la mascherina era diventata una questione politica: si riconoscevano i sostenitori di Biden in chi la indossava e di Trump in quelli che non la portavano.
Basile. A proposito, del neo presidente eletto sei contento? Rispondimi solo se ti fa piacere farlo.
Sebastian Harrison. Io sono apolitico e non concordo con chi si esprime dicendo di un presidente che è in grado di far tutto e dell’altro nulla, perché come fanno a saperlo prima di vederli in azione entrambi? Apprezzo alcuni aspetti di quello uscente e alcuni altri di quello neo eletto e comunque sostengo sempre chi vince. Trump, secondo me, ha diviso, non solo gli Stati Uniti, ma anche il mondo. Siamo globali, bisogna coesistere con tutti, non si può essere sempre aggressivi. Quanto a Biden, credo che la sua elezione sia un bene per il mondo, inclusi gli interessi e gli scambi fra America e Italia, ciò che mi interessa. Però sarà nella politica interna che si vedranno le eventuali differenze, più che in ambito politico internazionale. I problemi del traffico, della guida selvaggia sul lungomare, degli ‘homeless’ sono le questioni che viviamo da vicino nel quotidiano e su cui si quantificherà l’operato del nuovo leader. Sono informato e consapevole, ma studiare il virus in ogni minimo dettaglio 24/24 per me è uno spreco di tempo e energia ed è psicologicamente dannoso.
Mi aggancio al discorso Cultura, che affrontiamo brevemente concordando, e al magnifico evento del 7 dicembre 2020 alla Scala di Milano trasmesso in tv, che ha rappresentato, attraverso le più belle forme espressive artistiche, il potere di guarigione dell’Arte sugli animi resi insicuri dal Covid-19, per condividere l’appello e il VIDEO sulla cultura dal vivo di Laura Cocozza (www.facebook.com/laura.cocozza.7) ideatrice e organizzatrice, con altri professionisti, di “Montedidio racconta”: https://m.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=ioCjB-8yisE
conclusione
Ringrazio molto Sebastian che conclude dicendomi ‘guarda se non stessi a Malibù io vorrei a vivere in Italia’, dove confessa che, proprio nell’inverno 2020, sarebbe dovuto stare nella sua casa siciliana per portare avanti i lavori. Allora, noi lo aspettiamo! Appena la situazione lo permetterà, Sebastian Harrison tornerà nel Bel Paese e, chissà, magari incontrerò di persona l’allora Satomi e l’odierno protagonista di una delle mie interviste più divertenti. Forse, addirittura, ci potremo dare la mano.