Rapporto Consob: Bitcoin sicuramente conosciuto solo dal 4% degli italiani
—- di Emanuele Salamone —
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Brutte notizie per il Bitcoin che vede ancora un bassissimo livello di adozione nel belpaese con, secondo il Report della Consob, solo un 4% degli italiani lo conosce a fondo e dichiara di usarlo.
Il V Rapporto CONSOB sulle scelte finanziarie delle famiglie italiane si articola in più sezioni ma (incredibilmente) pone anche l’attenzione sul Bitcoin la Criptovaluta più nota e sulla quale si stanno recentemente accendendo i riflettori della Consob.
La scarsa adozione del Bitcoin in Italia comunque non stupisce dato che non esistono ancora adeguati servizi che ne giustifichino l’utilizzo e spesso la moneta digitale è stata oggetto di gravi truffe e malversazioni nonostante il grande livello di alfabetizzazione realizzato dalla vivace comunità italiana degli utilizzatori di Bitcoin.
La prima sezione illustra i macro-trend di ricchezza e risparmio delle famiglie; la seconda delinea le caratteristiche socio demografiche e attitudini individuali del campione; la terza esplora competenze finanziarie e attitudine verso il rischio dei decisori finanziari; la quarta sezione è dedicata alle abitudini di financial control (pianificazione finanziaria, gestione del budget familiare, indebitamento e risparmio); la quinta indaga le scelte d’investimento più diffuse e la domanda di consulenza finanziaria da parte degli individui intervistati.
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Il Focus del Rapporto 2019 è dedicato agli investimenti sostenibili e socialmente responsabili.
Le conoscenze dei prodotti finanziari più noti.
Il rapporto Consob cita infatti testualmente:”La cultura finanziaria degli italiani è stata valutata anche con riferimento alla conoscenza di alcune attività finanziarie scelte tra le categorie che, sulla base delle rilevazioni degli anni precedenti nonché per grado di diffusione o copertura mediatica, possono considerarsi tra le più note al pubblico indistinto: conto corrente; azioni; obbligazioni; fondi comuni; Bitcoin.
Oltre il 30% del campione non conosce nessuno dei prodotti proposti; solo il 20% risponde correttamente a tre domande su cinque; solo il 4% ottiene il punteggio massimo. La conoscenza dei prodotti risulta più elevata tra gli intervistati più abbienti, residenti nelle regioni centro-settentrionali, con un livello maggiore di istruzione e maggiori abilità di calcolo; emerge, inoltre, una correlazione positiva con l’auto-efficacia e la propensione a essere ottimisti e una correlazione negativa con la tendenza alla procrastinazione e all’ansia finanziaria.
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Con riferimento alla cosiddetta risk literacy, ossia la capacità di riconoscere in astratto il livello di rischio associato ai prodotti finanziari, il 50% degli individui indica le azioni come il prodotto più rischioso, associandovi una maggiore volatilità, un maggior rischio di liquidità e un maggior rischio di perdita del capitale e, nel 70% dei casi circa, la possibilità che tale forma di investimento alimenti disagio e preoccupazione.
Con riferimento a un’ipotetica scelta di investimento, le attività immobiliari sono spesso preferite a impieghi di natura finanziaria, a prescindere dall’orizzonte temporale e dagli obiettivi di rendimento; il 40% degli intervistati inoltre non è in grado di individuare un’opzione di investimento adeguata a nessuno degli scenari proposti.”
Nel 2018 la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è diminuita, mentre il tasso di risparmio è lievemente cresciuto.
Nel corso del 2018, le attività finanziarie lorde delle famiglie italiane hanno registrato una contrazione del 3,1% (-0,5% nell’area euro), a fronte di una crescita delle attività reali del 2,7% e una diminuzione delle passività pari allo 0,7% (rispettivamente, +1,3% e +3,6% nell’area euro).
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Nel complesso, la ricchezza netta delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile rimane superiore al dato dell’Eurozona (rispettivamente, 8,2 e 7,7 a fine 2018), mentre il tasso di risparmio lordo domestico, pari al 10% circa e in lieve crescita per la prima volta dal 2014, continua a essere inferiore al valore registrato nell’area euro (anch’esso in lieve aumento).
Il tradizionale divario nella composizione delle attività finanziarie delle famiglie in Italia e nell’Eurozona continua ad assottigliarsi, anche per effetto della riduzione del peso dei titoli obbligazionari nei portafogli dei risparmiatori italiani e del contestuale aumento delle attività assicurative e previdenziali e della liquidità.
Per contro, si conferma la distanza tra il nostro Paese e l’Eurozona con riguardo all’incidenza del debito delle famiglie sul Pil (a fine 2018 pari rispettivamente al 40% e al 60%).
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L’educazione finanziaria ricevuta in famiglia si associa a comportamenti economico-finanziari corretti.
Come evidenziato dalle Survey precedenti, gli intervistati indicano l’educazione famigliare come una delle principali fonti della propria cultura finanziaria, insieme a fattori quali interesse personale ed esperienza.
L’Osservatorio 2019 approfondisce questo aspetto indagando se, durante l’adolescenza, i partecipanti alla Survey sono stati stimolati dai propri genitori a tenere comportamenti oculati in tema di risparmio e controllo delle spese.
La stragrande maggioranza riferisce di essere stato incoraggiato a risparmiare e a gestire il budget in modo attento, anche se tale incoraggiamento viene qualificato come elevato solo nel 20% dei casi; lo stimolo della famiglia inoltre è più frequente tra gli intervistati che giudicano elevata la cultura finanziaria dei propri genitori.
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L’educazione famigliare appare significativamente e positivamente correlata con le conoscenze finanziarie degli intervistati e, come dettagliato nelle sezioni successive, con attitudini corrette in tema di pianificazione, budgeting, risparmio, indebitamento e investimento.
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