L’Intelligenza Artificiale non riduce i posti di lavoro
L’Intelligenza Artificiale (AI) è un argomento caldo e trendy e la percezione è che molte organizzazioni stiano guardando alla AI come una tecnologia con potenziale immenso, ma lontano nel tempo. Uno studio di Capgemini su quasi un migliaio di organizzazioni che implementano l’Intelligenza Artificiale all’interno delle loro strutture non solo evidenzia l’opportunità di crescita per le aziende grazie all’applicazione della AI, ma contesta anche l’errata convinzione che l’uso sempre maggiore di AI debba causare grande riduzione di posti di lavoro a breve termine.
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La società americana Capgemini Consulting si occupa di Global Strategy and Transformation nel Gruppo Capgemini: è specializzata nella consulenza a supporto delle imprese per creare una trasformazione significativa tramite strategie innovative. Con la nuova economia digitale che crea notevoli opportunità, ma anche rotture con le abitudini precedenti, occorre saper dominare la trasformazione digitale, anticipando alcuni fenomeni che si stanno affacciando sullo scenario mondiale.
Quali vantaggi concreti vedono oggi le organizzazioni che stanno per applicare la AI? La ricerca completa di Capgemini fornisce numerosi approfondimenti tratti direttamente da esperienze sui mercati: i vantaggi nella vita di tutti i giorni, i casi di miglior utilizzo e dove investire, proponendo perfino un “kit di strumenti” per implementare il successo della AI.
Capgemini ha approfondito più di 50 casi di utilizzo di AI sotto vari aspetti: la loro adozione, la complessità e i benefici previsti. Il risultato? La ricerca dimostra che la AI sta già cominciando a trasformare le organizzazioni in termini operativi, spesso gestisce le loro relazioni con i clienti e stimola le idee e la creatività che a loro volta alimentano l’innovazione aziendale.
Le tecnologie digitali consentono alle organizzazioni di reinventarsi, trasformando l’impresa dall’interno e individuando e sfruttando nuove fonti di valore aggiunto. Tuttavia, molte organizzazioni hanno difficoltà a reinventarsi perché si scontrano con un muro costituito da una cultura significativamente conservatrice. La ricerca dimostra proprio che la cultura aziendale del “abbiamo sempre fatto così” è la barriera numero uno per la trasformazione digitale.
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L’83% delle imprese intervistate dichiara di aver creato nuove posizioni all’interno dell’azienda, soprattutto posti di lavoro a livello senior, con i due terzi delle nuove assunzioni a livello manageriale o di livello superiore. Oltre i tre quinti delle imprese che hanno implementato la AI su larga scala afferma che non vi è stata alcuna perdita di posti di lavoro.
Insieme al trend legato alla creazione di nuovi posti di lavoro a livello manageriale, la ricerca rivela che per molte imprese la AI rappresenta un mezzo per diminuire lo svolgimento di attività ripetitive e di mansioni amministrative, in modo da poter generare più valore. Il 71% degli intervistati ha ravvisato una maggiore efficienza nelle competenze dei dipendenti in grado di ripagare completamente gli investimenti fatti per la AI. La più diffusa convinzione resta comunque quella che la AI semplificherà i lavori più complessi (89%) e che i nuovi tipi di tecnologia che ne conseguiranno coesisteranno con la tradizionale forza lavoro all’interno dell’azienda (88%) senza creare scompensi o problematiche nuove.
“L’intenzione, in sostanza, è utilizzare il capitale umano al massimo delle sue potenzialità” ha affermato Michael Natusch, Global Head per la AI di Prudential. “Con l’intelligenza artificiale si riduce il tempo che in precedenza veniva impiegato per svolgere mansioni ripetitive, così da poter permettere ai dipendenti di concentrarsi su attività che generano maggiore valore, sia per le imprese, sia per i clienti”.
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