Europa e transizione ecologica
transizione ecologica — di Alessia Potecchi, Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del PD di Milano Metropolitana —
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L’Europa ha preso degli impegni concreti in tema di transizione ecologica dandosi l’obiettivo del 2050 per giungere a diventare il primo continente a raggiungere la neutralità climatica, il Green Deal europeo ci porta per forza di cose ad apportare cambiamenti importanti nel nostro modo di lavorare e di consumare, di comunicare di produrre, di viaggiare.
Transizione Green
Questo è un processo complesso che la politica deve gestire tenendo insieme la sostenibilità ambientale e la coesione sociale. La Transizione Green ci pone davanti però a questioni nuove perché se da una parte produce nuovi posti di lavoro dall’altra produce anche un calo dell’occupazione nei settori ad alta intensità energetica e quindi la necessità di un adeguamento importante su queste questioni e una nuova riorganizzazione globale di interi settori. Occorre valorizzare e incentivare il nostro comparto manifatturiero che ha delle eccellenze importanti e di valore ed evitare che le fasce più deboli paghino il prezzo più alto rispetto a questi processi per quanto riguarda l’occupazione, il reddito e la sicurezza sociale. Dobbiamo agire innanzitutto in ambito europeo con gli strumenti sociali che guardano in lunga prospettiva oltre la pandemia e che affrontino il tema della transizione ecologica sul lavoro. Sul piano italiano va definito un patto nazionale per la transizione ecologica e digitale adattandolo anche ai singoli territori dove sono presenti caratteristiche particolari ed esperienze e realtà diverse per puntare ad una sinergia per quanto riguarda le politiche industriali in un momento storico e strategico con l’obiettivo che la transizione non diventi deindustrializzazione e per puntare a processi di sviluppo di attività di carattere innovativo e di rilancio.
La Legge di Bilancio 2022
Nella Legge di Bilancio 2022 c’è un fondo destinato alla transizione ecologica, è un fondo che accompagna questo nuovo percorso, non è sufficiente ma è sicuramente un grande attenzione e un primo passo a cui ne devono seguire altri. Uno dei settori che è sotto la lente di ingrandimento rispetto a questi temi è quello dell’automotive, a questo proposito le organizzazioni sindacali metalmeccaniche insieme a Federmeccanica hanno presentato un documento unitario per sollecitare la politica a prendere provvedimenti strutturali e concreti per supportare efficacemente il settore dell’automotive in questa fase di cambiamento epocale. Il Governo si sta impegnando e attivando in questa direzione, è stato stanziato 1 mld all’anno per 8 anni per accompagnare nel processo di transizione un settore importante come quello dell’automotive, sia per la produzione diretta che per l’indotto quindi non una misura una tantum ma un piano strutturato indirizzato agli incentivi ma anche all’aiuto alla riconversione della nostra catena produttiva tenendo presente che si sta lavorando per trovare un’intesa sul limite di emissione dei modelli da incentivare. Oltre a questo si prevede di intervenire per consolidare e rafforzare la produzione nazionale per rimanere competitivi sul mercato e finanziare una nuova fase di formazione a supporto del personale che deve affrontare un nuovo e diverso ciclo produttivo. E’ un lungo e complesso lavoro ma dobbiamo essere pronti e non arrivare impreparati, la transizione ecologica e digitale sarà una grande opportunità per il nostro paese per riportare al centro dell’agenda politica le politiche industriali e una sfida per l’Italia e per l’Europa per mettere in campo strumenti innovativi per gestire nel modo migliore la ricollocazione dei lavoratori e contenere le perdite occupazionali. Anche questo tema si deve trasformare in una opportunità operativa per fare passi in avanti in settori considerati strategici per l’economia e lo sviluppo del nostro paese, una opportunità che dobbiamo cogliere e non sprecare guardando al futuro.
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