Donna baffuta sempre piaciuta
Grosseto, 2 Maggio 2015 – Donna baffuta sempre piaciuta
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Cara Cinzia,
chi ti scrive è una over cinquantenne che fa un passo, anzi più di uno per raccontarti in breve la propria vita, con un ritorno, dopo quasi dodici anni del mio marito fresco divorzio da una peruviana, di cui credimi, non mi sono affannata a sapere neanche il nome, con cui ha fatto un figlio oggi undicenne che si chiama Carlos. Di lui il nome lo so, perché le mie due figlie, studentesse universitarie una a Milano e una a Londra, lo hanno sempre visto e frequentato, nell’andare a trovare il padre a Miami.
Vado indietro nel tempo quando ero io, proprio come le mie belle figliole, a studiare in università, con precisione all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Non avevo, cara Cinzia, grandi ricchezze, anzi dopo la rassegnazione dei miei amatissimi genitori, che alla richiesta di potere studiare fuori sede, in quanto sono foggiana di nascita, hanno dovuto dirmi scoraggiati che non avevano i mezzi per sostenere questo desiderio, mi sono rimboccata le maniche e trasferita in laguna, arrangiandomi con mille lavoretti.
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Poco per volta, e con la giusta dose di fortuna e caparbietà, siccome ero assai bella e con il fisico statuario, sono stata inserita da un fotografo che bazzicava alla Biennale di Venezia, nel giro delle sfilate.
Da lì in poi, il lavoro che doveva servirmi per mantenermi in Accademia è diventato talmente importante che, sia pure a malincuore, ho smesso gli studi diventando una modella e indossatrice professionista fra le più richieste.
Non ho mai fatto il salto della notorietà vera e propria, ma ho avuto anche qualche copertina in settimanali e nelle riviste specializzate del settore e mi sono tolta le prime soddisfazioni, finora negate dalla mia modesta provenienza.
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Non mi riferisco solo all’avere un raffinato guardaroba, in realtà arricchito dai regali di diversi show-room che, dopo gli shooting finivano per omaggiarmi qualche capo, insieme a paia di scarpe numero 41, dato il mio metro e ottantuno di altezza, assai difficili da piazzare.
Preciso pure che ai tempi della mia gioventù le bellezze italiche non si erano ancora nutrite di omogeneizzati e arrivare già a un metro e sessantacinque, era un successone!
Mi riferisco, invece, all’avere, poco per volta, mentre il mio armadio si rimpinguava di begli abiti e scarpe raffinate, accesso a ambienti assai esclusivi.
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Venezia, all’epoca era frequentata dal jet-set internazionale.
Ed è stato così che ho incontrato, in un salotto nobiliare mentre sfilavo insieme a altre due colleghe, e solo per pochi e danarosi clienti un marchese, Giulio, che sceglieva qualche capo per l’amante di turno.
Instaura una corte serrata, a cui mi ero all’inizio ritratta non per calcoli meschini, ma perché aveva dieci anni più di me e trovavo antipatico quel suo modo di porsi da ‘noblesse oblige’. Poi, secondo il detto ‘chi disprezza compra’, a furia di un corteggiamento attentissimo e premuroso, mi sono fatta imbrigliare nella rete dorata. Talmente tanto che è arrivata la proposta di matrimonio in piena regola.
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Così, sono diventata marchesa e mamma due volte di due bimbe bionde e belle come quelle dei ricchi!
Peccato che il detto dica ‘anche i ricchi piangono’, e io ho pianto tanto nel mio matrimonio, diventato, dopo la nascita della secondogenita, ‘bianco’.
E a quel punto ho dovuto fare mente locale e ammettere che sesso ce n’era stato pochissimo da sempre. Mi sono all’improvviso attenzionata su qualcosa che non volevo vedere, per molteplici motivi. E ho scoperto, senza tanti stupori, che Giulio aveva un amico intimo da prima che ci sposassimo,
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Da qui, una separazione più che dolorosa, specie quando lui, dopo un paio d’anni, per tacitare i pettegolezzi sempre più pressanti sulla sua omosessualità s’è sposato con una donna povera e orribile, pure baffuta, e che faceva la badante in casa di amici, ingravidandola pure!
Ora, ritorna a me dopo il secondo divorzio, invitandomi al recupero, in nome delle figlie che non mancherà molto ci renderanno nonni, e per il fatto che noi abbiamo tante affinità, e con la pace dei sensi ormai giunta, giura rispetto, specie per rassicurare le nostre ragazze, che per sopravvivere hanno ignorato con tutte le forze in loro possesso che il padre fosse gay. Ho una fortissima tentazione di accettare, anche perché le mie figlie, a cui ho raccontato quanto accade, premono per una ricomposizione familiare.
Che fare? Attendo un tuo parere con ansia.
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Milano, 15 Maggio 2015
Cara Gaia,
il proverbio come sai, recita ‘ donna baffuta sempre piaciuta ’, e qui la nostra amica peruviana, con il suo baffo non ha conquistato, ma direi proprio circuito il tuo marchese!
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E, tra lo stupore di tutti, che non se ne fanno una ragione, trovano inspiegabile l’anello al dito e la promozione a ‘signora’ che qualifica il rapporto e chiude le bocche.
Proprio su questo punto, insisto.
Il mettere a tacere le voci su un’omosessualità, in pieno urlo di parità relazionali tra omo e etero può sembrare sciocco e anacronistico, invece non lo è.
Perché? Perché non tutti siamo uguali, e certe mentalità, stranamente nell’upper class, sono più restie a scrollarsi, forse perché l’ipocrisia regna sovrana.
E quando era il tuo tempo, pure tu sei stata perfetta.
Il tuo splendore è agli occhi di tutti, e il marchese soddisfa un tuo palese bisogno di scordare una volta per sempre la tua modesta origine, il tuo campare di mille lavoretti, fino alla consacrazione come modella.
Sei piena di abiti glamour e scarpe raffinate, ma non hai blasone, né frequentazioni giuste.
Giulio capisce che sei quella adatta a lui, e il vostro matrimonio, è un patto preciso, che tu firmi senza volerne comprendere i significati impliciti.
Infatti non è certo normale un così esiguo contatto sessuale! E scrivi che questa strana unione è bagnata da molte lacrime silenziose: sai la causa del tuo dispiacere, ma non vuoi parlarne con tuo marito, con cui, tuttavia, hai un bel feeling.
Siete simili, vi piacciono le stesse cose, avete gusti analoghi, così belli e raffinati, costituite una coppia da urlo!
Peccato che infine, quando ‘il troppo stroppia’, sarai costretta a urlare davvero, e a far domande che Giulio ricusa, finchè, smascherato, crolla tutta l’impalcatura e si chiude il sipario su un’unione troppo bella per essere vera.
E lui come si muove? Si risposa con una donna improponibile, e fa pure una figlia, per zittire con più forza la sua presunta omosessualità, anche se scappa in una prigione dorata a Miami, oltreoceano.
Scusami cara Gaia, ma sul tuo ‘ baffuta’, ho proprio riso!
Lo recita pure il proverbio ‘donna baffuta sempre piaciuta’!
Scherzi a parte, non è la bellezza che guarda il marchese, e sull’improponibilità nei salotti nobili della tipa, risolve volando a Miami nella democratica America.
Inutile dire che qui, non vi sono neanche le affinità che vi legavano, e il divorzio appare l’unica soluzione.
Ora arrivo alla tua richiesta di un parere, per un Giulio che riappare e richiede in sposa, tra l’ovvia approvazione delle vostre due ragazze.
Forse ti sconvolgerò, ma ti consiglio di accettare.
Per le tue figlie. che non vogliono capire, perché è facile sostenere i diritti gay degli amici, ma se trattasi del proprio padre, la musica è assai diversa!
Per te, che a parte una relazione finita malissimo, sei sola.
Per le vostre compatibilità caratteriali, che sempre vi hanno unito.
Per la vecchiaia, che Giulio suggerisce in un tempo ormai vicino, contornata di nipoti.
Guarda che questo non è un sì facile, anzi! Molto più semplice dire no: ma sbaglieresti, fidati.
Un forte abbraccio dalla scrittora.
TACCO E STACCO : ALLA PROSSIMA!
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