Diritto all’oblio, in un mese 70000 richieste di cancellazione. Italia al quinto posto
Del diritto all’oblio ne abbiamo parlato in diversi articoli. Si intende il diritto a poter sparire dall’indicizzazione di motori di ricerca come Google all’interno dell’Europa a seguito della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea che ha stabilito che “il gestore di un motore di ricerca è responsabile del trattamento di dati personali che appaiono su pagine web pubblicate da terzi”.
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Il modulo per richiedere la cancellazione da Google è online dal 30 maggio. Dopo un mese, sono giunte a Google circa 70000 richieste per un totale di circa 270.000 link da rimuovere.
Stilando una classifica, la Francia è al primo posto con 14000 richieste mentre l’Italia si classifica solo quinta con circa 6000 richieste.
Il diritto all’oblio, però, sta causando più danni di quanti ne avrebbe dovuto risolvere a causa del boomerang mediatico che i singoli casi stanno subendo. BBC, Guardian, Telegraph, Indipendent sono state le prime testate a ricevere da Google gli avvisi di rimozione di articoli a seguito delle segnalazioni degli utenti.
Ci sono dei casi come l’articolo di Robert Peston dell’ottobre 2007 dove veniva criticato il bachiere di Wall Street Stanley O’Neal, che negli ultimi giorni ha fatto il giro della rete a colpi di retweet e condivisioni sui social. Quindi c’è da chiedersi quanto possa essere efficace questo sistema se poi si rischia di passare alle luci della ribalta a causa del potere della rete.
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In ogni caso, la rimozione è solo a livello europeo, su google.com è possibile trovare ciò che altrove è stato segnalato e rimosso.
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