Assodigitale Intervista Carmelo Cutuli, autore del libro ‘Media Relations. Il metodo americano’
Assodigitale intervista in esclusiva Carmelo Cutuli, autore del libro ‘Media Relations. Il metodo americano’ per i tipi di The Watson Society Publishing, con prefazione di Maria Francesca Genco, consigliere pubblicista dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio.
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Carmelo Cutuli, Comunicatore esperto in Relazioni Istituzionali, Esterne e Media, membro della PRSA, Public Relations Society of America ed iscritto presso l’Ordine dei Giornalisti di Roma, siede attualmente nel board della Camera di Commercio Italo-Americana di Chicago e collabora con importanti organizzazioni internazionali.
Il titolo del suo libro richiama il metodo americano, nelle relazioni con i media cosa differenzia il metodo a stelle e strisce da quello europeo?
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In Europa il settore delle relazioni con i media viene generalmente collegato con le professionalità connesse all’informazione ed al giornalismo, negli Stati Uniti le media relations sono invece una specializzazione della più ampia disciplina delle Public Relations, campo professionale trasversale al mondo della comunicazione e del marketing.
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In pratica, oltre alla sensibilità di tipo giornalistico e la conoscenza del mondo dell’informazione, l’ottica americana ha un approccio più strategico e segue più razionalmente i flussi d’influenza che vengono veicolati attraverso i vari canali di comunicazione.
Quanto è importante instaurare un rapporto diretto tra una azienda ed i media?
Si potrebbe pensare che l’importanza del rapporto con i media si sviluppi soltanto in un senso, quindi che siano le imprese a generare valore da una relazione diretta con i media. In realtà, molto più frequentemente di quanto si pensi, anche i media possono trarre beneficio da un rapporto diretto con le imprese, come con le istituzioni pubbliche.
Il giornalista si trova costantemente nella condizione di dover reperire in tempi brevissimi informazioni aggiornate, di prima mano ed affidabili su questioni che riguardano il proprio settore di competenza.
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Ogni buon redattore sa che può rapidamente raggiungere i vertici di una qualsiasi realtà attraverso il responsabile delle media relations, per cui non perde tempo a reperire i recapiti e-mail del CEO o del Presidente, o peggio ne richiede il contatto attraverso il centralino telefonico, ma individua sul sito istituzionale i riferimenti dell’addetto alle relazioni media (solitamente contraddistinto da e-mail del tipo mediarelations@dominioimpresa.com) che si occuperà del reperimento e della fornitura di ogni informazione che potrà essere utile condividere attraverso i media.
E’ corretto dire che chi si occupa di relazioni con i media si occupa essenzialmente di rapporti con la stampa?
Questo era vero fino a qualche anno fa, oggi potremmo dire che chi si occupa di relazioni con i media si occupano prettamente, ma non esclusivamente, dei rapporti con la stampa.
Oggi infatti chi si occupa di relazionarsi con i media si rapporta anche con il mondo dei Blogger e attraverso i social media con i power-networker, utenti appassionati di un argomento specifico, che possono condividere un messaggio specifico con la propria audience (connessioni, follower, friend etc.) diventando a propria volta un media, seppur informale.
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Lei è stato uno dei primi professionisti, anche a livello internazionale, ad occuparsi di Corporate Blogging, intuendo che il Blog poteva rappresentare uno spazio comunicativo per declinare lo story-telling aziendale. E’ ancora convinto oggi dell’efficacia di questo mezzo?
Certo, anzi sono convito che il corporate blogging oggi può ancora rappresentare un vantaggio competitivo per molte realtà. Il Corporate Blog è un media di proprietà dell’impresa e può, specialmente nei casi di imprese con un’alta brand equity, rappresentare un punto di riferimento e di dialogo con la parte più pro-attiva del proprio parco stake-holder con la conseguente creazione di opportunità di interazione diretta.
Nel suo libro un intero capitolo è dedicato alla creazione del messaggio, che importanza riveste questa fase nella comunicazione di una notizia?
La creazione del messaggio è il punto di partenza di qualsiasi attività di comunicazione. Il comunicatore, in quanto gestore dei processi di comunicazione, non è l’ultimo anello di una catena che presuppone un evento da comunicare bensì è pro-attivamente il punto di partenza di ogni processo di trasmissione di messaggi compatibili con la visione e la missione dell’organo emittente.
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In termini pratici il comunicatore non aspetta che vi sia un evento da comunicare, ma opera, coerentemente con la storia e gli obiettivi dell’organo rappresentato, strategicamente sulla percezione dell’audience target attraverso la creazione di messaggi ad-hoc.
Per fare un esempio pratico, un addetto alle relazioni con i media, non si limiterà ad informare i media in occasione del lancio di un prodotto, ma coglierà ogni possibile opportunità successiva per migliorare la percezione del prodotto presso l’audience target.
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