Bergamo incontro Grindr finisce in minacce e richiesta soldi arresto urgente per sospetto truffatore online

Modus operandi e dinamica delle minacce
Il modus operandi del 29enne marocchino arrestato a Bergamo si caratterizzava per un’escalation di violenza e intimidazione che seguiva un preciso schema criminale. Inizialmente, il sospettato utilizzava l’applicazione Grindr per entrare in contatto con le vittime, instaurando rapporti apparentemente amichevoli o di interesse. Tuttavia, una volta incontrate, mutava repentinamente atteggiamento, trasformandosi in un aggressore minaccioso. Le minacce comprendevano l’utilizzo di armi improprie come coltelli o spray urticante, con le quali intimava le vittime a consegnargli somme di denaro.
Spesso la dinamica prevedeva anche azioni coercitive, come la sottrazione delle chiavi dell’auto durante gli incontri in macchina, restituite solo dopo aver ottenuto il denaro richiesto. L’obiettivo era chiaro: estorcere denaro tramite intimidazioni e violenze, sfruttando la vulnerabilità delle persone contattate in un contesto privato e isolato. Le somme estorte variavano tra 100 e 200 euro, con episodi ripetuti nel tempo e rivolti esclusivamente a uomini conosciuti tramite la piattaforma.
Il sistema criminale mostrava inoltre un’attenzione particolare ai contesti sociali delle vittime, con minacce dirette anche a possibile danno lavorativo o alla reputazione personale, mediante la rivelazione forzata dell’orientamento sessuale, creando ulteriore pressione psicologica.
Le vittime e le modalità di contatto su Grindr
Le vittime erano uomini, principalmente gay, che venivano contattati attraverso l’app di incontri Grindr, strumento chiave nel meccanismo messo in atto dal 29enne. Il sospettato creava profili falsi o utilizzava identità ambigue per avvicinare singoli individui, instaurando un primo rapporto di fiducia o interesse che poi degenerava in minacce e richieste estorsive. La modalità di contatto era caratterizzata da messaggi apparentemente innocui e incontri in luoghi appartati, elemento che facilitava l’attuazione delle minacce.
Le vittime spesso tentavano di non denunciare per paura di ripercussioni sia personali che sociali, contribuendo così a prolungare il periodo di impunità dell’aggressore. Questo silenzio obbligava gli uomini a subire le minacce, che includevano intimidazioni fisiche e psicologiche, con il fine di ottenere denaro.
La rete di conoscenze tra le vittime ha svolto un ruolo fondamentale nel portare alla luce i comportamenti criminosi del sospettato, poiché alcuni hanno trovato il coraggio di raccontare le loro esperienze a amici e conoscenti, rivelando così un sistema di estorsione sistematico e mirato.
Intervento della polizia e arresto del sospettato
L’intervento della Polizia di Bergamo è stato determinante per porre fine alla serie di estorsioni e intimidazioni orchestrate dal 29enne marocchino. L’attività investigativa si è sviluppata grazie alle denunce raccolte ed è stata supportata dall’analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza, in particolare quelli degli sportelli bancari dove le vittime erano costrette a prelevare denaro sotto minaccia.
Gli agenti hanno inoltre utilizzato dati ricavati dai profili falsi o ambigui creati dal sospettato su Grindr, riuscendo così a collegare tra loro i vari episodi e a identificare con certezza l’autore delle rapine e delle estorsioni. Il sospettato è stato localizzato e arrestato con l’accusa di rapina aggravata ed estorsione, in quanto responsabile di almeno quattro episodi simili, tutti con modalità riconducibili allo stesso schema criminoso.
Il tempestivo intervento della Polizia segna un importante passo avanti nella lotta contro fenomeni di violenza contro le persone LGBTIQ+, evidenziando l’importanza di denunciare per interrompere il ciclo di violenza e ottenere giustizia. Attualmente il 29enne si trova in carcere e dovrà rispondere davanti all’autorità giudiziaria dei numerosi reati contestati.
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