Wired, un esempio virtuoso di Data Journalism. Il direttore Massimo Russo: “Rivela l’inatteso”
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Chi ha fatto del Data Journalism un pilastro del proprio lavoro è una delle testate più innovative di tutto il panorama editoriale italiano: Wired, da questo mese in edicola con un giornale cartaceo tutto nuovo. Ma, sotto la direzione di Massimo Russo, molto più, ormai di una semplice “testata multipiattaforma”: il sito (anch’esso completamente rinnovato) e la Rete, ormai, sono considerati i punti di partenza nella costruzione stessa del magazine che in Italia è prossimo a festeggiare i 5 anni di vita.
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“Uno dei motivi per cui, soprattutto in Italia, c’è disaffezione verso il giornalismo è il pressappochismo che spesso, purtroppo, ha caratterizzato il nostro lavoro – spiega i direttore Massimo Russo a proposito di Data Journalism – Io, però, ho avuto sempre una passione per i numeri. Ci ho spesso lavorato sopra, anche a costo di sfidare le aziende che in quanto giornalista ti vedono come una sorta di cialtrone e gli stessi colleghi in redazione che ti guardano con grande sospetto. Ma, per fortuna, qui nella redazione di Wired, ho trovato altri colleghi con la stessa passione per i numeri. Allora abbiamo deciso di dare grosso spazio al Data Journalism”.
“Fa emergere degli aspetti che spesso non sono visibili, anche a proposito di temi leggeri. Un esempio? Nel numero in edicola di Wired, si analizzano i testi delle canzoni del gruppo rap Club Dogo. Beh, viene fuori che le parole che utilizzano sono tutt’altro che dure come pure si potrebbe immaginare: moda, auto di lusso e videogame la fanno da padrone…”
“Il Data Journalism, quindi, direi che rivela l’inatteso. E noi, tra l’altro, ce ne serviamo con un art director e dei grafici che vengono invitati a nozze quando devono evidenziare ciò che dicono dei numeri. A tutto vantaggio, naturalmente, dei lettori…”
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