Antitrust perseguita WhatsApp anche in Italia
Guai in vista per WhatsApp in Italia. A dirlo è un procedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato italiana, guidata da Giovanni Pittruzzella.
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Secondo il garante italiano l’app di messaggistica avrebbe usato un metodo vessatorio contro i propri utenti. Si cerca di capire se WhatsApp abbia costretto gli italiani ad accettare obbligatoriamente le clausole sulla condivisione dei dati personali.
Da verificare se il check sulle spunte per l’autorizzazione fosse una conditio sine qua non per riuscire ad utilizzare il software. Altre controversie riguardano alcune clausole trovate sulla piattaforma.
Il foro competente per questioni legate a recesso del contratto e interruzione ingiustificata del servizio si troverebbe soltanto su territorio statunitense.
WhatsApp attaccato dal garante per la concorrenza
Quello sul versante italiano non è l’unico attacco che WhatsApp e l’azienda madre dovranno fronteggiare in questi giorni. Margrethe Vestager, commissario per la concorrenza della Commisione Juncker, contesta alla società alcune violazioni alle regolamentazioni sulle fusioni.
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Tramite la missiva, all’attuale società di Mark Zuckerberg vengono segnalate alcune omissioni nelle dichiarazioni per il passaggio societario. Ancora non è risaputo se siano inesatte o ingannevoli.
Certo è che l’accaduto potrebbe costare a Facebook un’ammenda pari all’1% del suo fatturato annuale. L’ultimatum per la risposta dell’azienda di Menlo Park avrà scadenza il 31 Gennaio 2017.
Altre disavventure di WhatsApp
L’app di messaggistica più utilizzata del pianeta non ha solo da festeggiare per proventi e numero di utenti. Oltre che sul suolo Europeo, nuovi limiti sono arrivati anche dalla Russia.
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Al Cremlino è in corso un provvedimento contro tutti i funzionari scoperti ad usare WhatsApp e altre piattaforme non autorizzate durante le ore di lavoro. Le agenzie statali sono state vincolate tramite apposito provvedimento a non utilizzare software estero.
Davvero pochissime le eccezioni alla regola. Se messi in atto, i regolamenti entrerebbero in vigore per la metà del 2017. I servizi di sicurezza federale svilupperanno a quel punto un modo per punire i colpevoli.
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