Violazione della privacy e dei dati dell’utente nella applicazioni Android: il 35% delle app prodotte in cina spia l’utente
Non è un mistero che la tutela della privacy in Cina sia quasi un’utopia e i dati di una ricerca condotta da uno studio di analisi sul territorio nazionale confermerebbero questa impressione: più di un terzo delle app sviluppate in ambiente Android e distribuite sul mercato cinese registrebbero ogni minima traccia, anche la più piccola, dell’utente.
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Il “Data Center of China Internet” (questo è il nome della società che ha realizzato lo studio) afferma che su 1400 app che sono state analizzate nel dettaglio durante la conduzione della ricerca, è emerso che i due terzi di esse tracciano dati strettamente personali degli utenti che le hanno scaricate, di cui il 34% lo fa per scopi che non hanno nulla a che vedere con le funzionalità previste dall’app.
Questi numeri attestano con evidenza come, a tutt’oggi, Google abbia pochissimo controllo sul mercato dei dispositivi e delle app made-in-Android all’interno del mercato cinese, uno dei più grandi al mondo, nonostante il governo di Pechino sostenga testardamente l’esatto contrario.
Basti pensare che nelle scorse settimane il Ministero dell’IT ha addirittura rilasciato un comunicato stampa in cui denuncia che la società di Mountain View avesse assunto un controllo eccessivo sul mercato degli smartphone in Cina facendo un uso criminoso del sistema operativo Android, danneggiando così le aziende locali che intendessero competere in questo settore.
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Adesso arriva invece la denuncia del DCCI, che dimostra come in realtà le app cinesi registrino le attività degli utenti, dai tabulati delle chiamate effettuate e ricevute all’elenco dei singoli contatti in rubrica. Inoltre, sulle 1400 app oggetto di studio, oltre la metà tiene conto della precisa posizione geografica dell’utente, anche quando essa non è rilevante ai fini dell’applicazione stessa.
Da qui nasce, ovviamente, il sospetto che questo sia uno dei tanti strumenti con il quale il governo cinese tiene sotto controllo i movimenti di tutti i suoi cittadini ed è alimentato dal fatto che anche le app più banali facciano di tutto per registrare la posizione del dispositivo mobile su cui sono installate e delle persone che le stanno utilizzando in quel momento.
Ricordiamo che, almeno per quanto riguarda la Cina, il Play Store di Google non è un canale molto diffuso per la distribuzione delle app che girano su Android, visto che gli sviluppatori cinesi preferiscono pubblicare i loro programmi altrove anziché appoggiarsi a Google Play.
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Tuttavia, il racconto del DCCI dovrebbe far aprire gli occhi su come il governo di Pechino sia riuscito a prendere il pieno controllo delle app Android all’interno del territorio cinese e allo stesso tempo incolpare Google di aver assunto un controllo quasi dispotico sui dispositivi mobili che usano Android.
Ma questo è solo l’ultimo capitolo della guerra tra la società di Mountain View e gli enti governativi cinesi, da sempre noti per i loro metodi brutalmente oppressivi e anti-democratici.
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