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Un Ponte di Luce tra Città e Carcere: A Rebibbia l’Arte Diventa Strumento di Rinascita Sociale

  • Michele Ficara Manganelli ✿
  • 13 Dicembre 2025

Un Varco Luminoso nel Tessuto Urbano: L’Installazione Audiovisiva di Angelo Bonello

Roma si prepara ad accogliere un’opera dal profondo significato simbolico e sociale, destinata a lasciare un segno tangibile nel tessuto urbano della capitale. Artificio Italiano, oggi nota come Casta Diva Art & Show (società del Gruppo Casta Diva), ha annunciato la presentazione del progetto “Le cose che non possiamo dimenticare”, un’iniziativa che prenderà vita durante una tre giorni aperta al pubblico dal 12 al 14 dicembre 2025. Il fulcro visivo ed emotivo di questo evento è una monumentale installazione audiovisiva a forma di croce, firmata dal celebre artista Angelo Bonello e prodotta da Artificio Italiano.

 

Indice dei Contenuti:
  • Un Varco Luminoso nel Tessuto Urbano: L’Installazione Audiovisiva di Angelo Bonello
  • Oltre le Sbarre: Il Percorso Umano e Creativo dei Detenuti
  • La Voce dei Protagonisti: Un Dialogo tra Arte, Etica e Società
  • Tre Giornate di Rinascita: Dal Fumetto alla Musica per la Comunità
  • FAQ
  • Che cos’è il progetto “Le cose che non possiamo dimenticare”?
  • Chi sono i protagonisti che hanno partecipato alla creazione dell’opera?
  • Qual è il significato della croce secondo l’artista Angelo Bonello?
  • Quali eventi sono previsti durante la tre giorni a Rebibbia?
  • Chi ha finanziato e promosso questa iniziativa?
  • I contenuti dell’installazione sono accessibili a tutti?

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L’opera, imponente nelle sue dimensioni con un’altezza di sei metri, verrà collocata in un luogo tutt’altro che casuale: l’esterno della stazione della Metro Rebibbia. Questa posizione è strategica e fortemente simbolica, rappresentando il punto di confine fisico e psicologico tra la città “libera” e l’istituzione penitenziaria. L’installazione non è statica, ma vive grazie a un flusso continuo di contenuti multimediali: sulle sue superfici scorreranno estratti di interviste, immagini evocative, testimonianze dirette e parole chiave emerse durante i mesi di preparazione, rendendo l’opera un organismo pulsante di emozioni e storie.

L’obiettivo è creare un effetto profondamente immersivo, capace di generare un ponte ideale tra il “dentro” e il “fuori”, costringendo benevolmente i cittadini e i passanti a confrontarsi con una realtà, quella carceraria, che troppo spesso viene rimossa o ignorata dalla vita quotidiana. Inoltre, per garantire la massima inclusività, i contenuti saranno accessibili anche in LIS (Lingua dei Segni Italiana).

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Oltre le Sbarre: Il Percorso Umano e Creativo dei Detenuti

Il valore de “Le cose che non possiamo dimenticare” risiede non solo nel risultato estetico finale, ma soprattutto nel processo umano e creativo che lo ha generato. Il progetto è infatti il frutto di un ciclo intensivo di workshop creativi durato due mesi, che ha trasformato la memoria individuale dei partecipanti in una memoria pubblica e condivisa.

Questa fase preparatoria ha visto la partecipazione attiva di dieci detenuti uomini del carcere di Rebibbia e di un gruppo di ex detenute, le quali oggi hanno trovato una nuova strada professionale presso Palingen Social Regeneration, una realtà virtuosa che offre formazione e inserimento lavorativo nel settore tessile.

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Gli incontri si sono configurati come un luogo protetto di dialogo autentico, dove le barriere sono cadute per lasciare spazio all’espressione del sé. A guidare questo delicato percorso è stato un team di professionisti d’eccezione: il team creativo coordinato da Guido Pietro Airoldi, affiancato dagli artisti Angelo Bonello e Guido Gazzilli, ha lavorato in sinergia con il supporto psicologico della dottoressa Maria Daria Giri e dell’educatrice penitenziaria Giuseppina Boi.

Attraverso specifici esercizi di memoria, scrittura e confronto, i partecipanti sono stati invitati a esplorare temi cruciali e dolorosi come la solitudine della detenzione, il bisogno fondamentale di identità, ma anche la speranza e la possibilità di una rinascita. Il processo artistico si è così concretizzato in un’opera potente che fonde fotografia, luce e suono, restituendo al pubblico un manufatto artistico complesso e toccante che funge anche da esempio concreto di reinserimento sociale.

La Voce dei Protagonisti: Un Dialogo tra Arte, Etica e Società

Le dichiarazioni dei promotori del progetto illuminano la filosofia che sottende l’intera operazione, chiarendo che non si tratta di un’opera religiosa, bensì laica e umanistica. L’artista Angelo Bonello ha offerto una chiave di lettura fondamentale: “Questa croce non è un monumento alla fede, ma un varco aperto nello spazio urbano che mette in comunicazione il dentro e il fuori del carcere di Rebibbia”. Bonello prosegue spiegando la natura dello scambio visivo che l’opera impone: “Sulle sue superfici scorrono volti e parole che non chiedono indulgenza, ma solo ascolto, un taglio stretto nell’oscurità, attraverso cui i detenuti osservano il mondo e attraverso cui il mondo osserva loro.

È uno scambio simmetrico in cui chi guarda è guardato, un invito a capire che una società si rivela da come osserva chi ha sbagliato e che a volte basta uno sguardo per ritrovare l’umano”.

A fargli eco è Francesco Paolo Conticello, CEO di Casta Diva Art & Show, che sottolinea il ruolo dell’arte come motore di cambiamento: “Le cose che non possiamo dimenticare dimostra come l’arte possa essere un catalizzatore sociale potentissimo”. Conticello pone l’accento sull’importanza di dare visibilità agli invisibili: “Questo percorso di ascolto, cura e coraggio non solo offrirà spazi di espressione e riconoscimento a persone spesso invisibili, ma permetterà anche di creare un dialogo reale tra l’istituzione carceraria e il territorio, lasciando una traccia duratura nella comunità locale”. L’opera diventa quindi uno strumento di inclusione, rispetto e partecipazione, coerente con la missione di Casta Diva di creare esperienze memorabili che fondono arte e impegno civile.

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Tre Giornate di Rinascita: Dal Fumetto alla Musica per la Comunità

L’installazione sarà il cuore pulsante di un evento articolato in tre giornate, che animeranno il IV Municipio di Roma e la zona della fermata metro di Rebibbia. Il programma prenderà avvio con la cerimonia inaugurale il 12 dicembre, momento in cui l’opera verrà svelata alla cittadinanza. Il giorno successivo, 13 dicembre, l’arte visiva cederà il passo alla narrazione grafica con la mostra “Storie del quartiere Rebibbia attraverso il fumetto”, realizzata in collaborazione con la Scuola Romana dei Fumetti.

In questa occasione, gli studenti racconteranno il quartiere attraverso tavole originali, installazioni luminose e videoracconti, esplorando come la vita quotidiana “fuori” conviva costantemente con la presenza ingombrante e silenziosa del carcere.

La manifestazione si concluderà il 14 dicembre con un evento finale partecipato: un momento di musica e comunità pensato per portare il quartiere a raccolta davanti alla metro, in un gesto collettivo di presenza e rinascita. L’intero progetto gode di un supporto istituzionale di altissimo livello: promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è risultato vincitore dell’Avviso Pubblico Artes et Iubilaeum – 2025. L’iniziativa è finanziata dall’Unione Europea tramite il programma Next Generation EU nell’ambito del PNRR (misura M1C3 – Investimento 4.3 – Caput Mundi) ed è realizzata con la preziosa collaborazione della SIAE.

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Questo sostegno conferma la rilevanza culturale e sociale di un progetto che mira a trasformare una zona di confine in un centro di dialogo e nuova consapevolezza civica.


FAQ

Che cos’è il progetto “Le cose che non possiamo dimenticare”?

È un progetto artistico e sociale ideato da Artificio Italiano (Casta Diva Art & Show) che consiste in una grande installazione audiovisiva a forma di croce, alta sei metri, posizionata all’esterno della stazione Metro Rebibbia a Roma. L’opera raccoglie testimonianze visive e sonore di detenuti ed ex detenute per creare un ponte tra il carcere e la città.

Chi sono i protagonisti che hanno partecipato alla creazione dell’opera?

Il progetto ha coinvolto direttamente dieci detenuti uomini del carcere di Rebibbia e un gruppo di ex detenute che lavorano presso Palingen Social Regeneration. I partecipanti hanno seguito un ciclo di workshop creativi di due mesi guidati da un team di artisti, psicologi ed educatori.

Qual è il significato della croce secondo l’artista Angelo Bonello?

Angelo Bonello ha specificato che l’opera non è un monumento alla fede religiosa, ma rappresenta un “varco aperto” nello spazio urbano. È intesa come uno strumento di comunicazione tra il dentro e il fuori, uno “scambio simmetrico” di sguardi tra i detenuti e la società civile per ritrovare l’umanità attraverso l’ascolto.

Quali eventi sono previsti durante la tre giorni a Rebibbia?

L’evento si svolge dal 12 al 14 dicembre 2025. Il 12 dicembre ci sarà l’inaugurazione dell’installazione; il 13 dicembre si terrà la mostra “Storie del quartiere Rebibbia attraverso il fumetto” con la Scuola Romana dei Fumetti; il 14 dicembre è previsto l’evento conclusivo con musica e momenti di comunità.

Chi ha finanziato e promosso questa iniziativa?

Il progetto è promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura ed è vincitore dell’Avviso Pubblico Artes et Iubilaeum – 2025. È finanziato dall’Unione Europea (Next Generation EU) nell’ambito del PNRR (misura Caput Mundi) ed è realizzato in collaborazione con SIAE.

I contenuti dell’installazione sono accessibili a tutti?

Sì, l’installazione è progettata per essere inclusiva. Oltre a immagini, interviste e suoni, i contenuti multimediali proiettati sulla croce includeranno materiali accessibili in LIS (Lingua dei Segni Italiana) per garantire la fruizione anche alle persone sorde.

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Michele Ficara Manganelli ✿

Bitcoiner Evangelist, portatore sano di Ethereum e Miner di crypto da tempi non sospetti. Sono a dir poco un entusiasta della vita, e già questo non è poco. Intimamente illuminato dalla Cultura Life-Hacking, nonchè per sempre ed indissolubilmente Geek, giocosamente Runner e olisticamente golfista. #senzatimore è da decenni il mio hashtag e significa il coraggio di affrontare l'ignoto. Senza Timore. Appunto

 


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