La nanomedicina si sviluppa in modo impressionante
Massimo Masserini è Direttore del Centro di Nanomedicina NanoMiB dell’Università di Milano-Bicocca e direttore della International School of Nanomedicine, Ettore Majorana Center for Scientific Culture, Erice. Sul sito www.lastampa.it ha rilasciato una breve intervista con la cronistoria della nanomedicina e ha dato un quadro affascinante di quanto queste nuove tecnologie potranno fare per la cura delle più disparate patologie.
«I primi farmaci trasportati da nano-particelle sono entrati in uso clinico nel 1995. Pur essendo una disciplina relativamente giovane, la nanomedicina, scienza che utilizza dispositivi di dimensioni “nano” (dell’ordine del miliardesimo di metro) per terapia, diagnosi e medicina rigenerativa, ha avuto una crescita impressionante sia dal punto di vista economico, sia scientifico. Per farsi un’idea, solo nel 2016 sono stati pubblicati circa 20.000 articoli scientifici riguardanti questa tecnologia e il mercato globale della nanomedicina è stimato di circa 140 miliardi di dollari nel 2016».
LE NANOTECNOLOGIE
La nanomedicina è l’applicazione medica delle possibilità derivanti dalle nanotecnologie. Si occupa quindi di tutte quelle conoscenze e quelle tecnologie che abbiano un utilizzo medico nell’ordine di grandezza infinitesimale come i nanometri. Lavorando in dimensioni così estreme, la nanotecnologia altera la tradizionale distinzione tra biologia, chimica e fisica.
«Oggi la nanomedicina è considerata anche una delle tecnologie più promettenti – prosegue Massimo Masserini – per supportare i nuovi approcci di medicina personalizzata, che propone decisioni mediche, pratiche e prodotti disegnati su misura per il paziente. Le previsioni per l’immediato futuro ci dicono che saranno sicuramente approvati nuovi prodotti per il settore oncologico, quello che ha portato finora allo sviluppo e immissione nel mercato del maggior numero “nanofarmaci”.
Le nanotecnologie permettono di portare i farmaci chemioterapici al tumore con più precisione e in maggiore quantità, quindi con una maggior efficacia terapeutica o diagnostica, limitando la tossicità intrinseca di questi farmaci. Su circa 300 trials clinici oggi in corso riguardanti la nanomedicina, una cinquantina stanno valutando nanodispositivi per terapia e diagnostica di tumori. È quindi prevedibile che nuovi prodotti entreranno presto nella pratica clinica».
LE INTERFACCE ELETTRONICHE
Anche le interfacce neuroelettroniche sono una applicazione “visionaria” in accordo con la costruzione di nanodevices, che potrebbe permettere ai computer di connettersi con il Sistema Nervoso Centrale. Questa idea richiede la costruzione di una struttura molecolare che permetta la ricezione, il controllo o la modifica degli impulsi nervosi da un computer esterno. Il computer dovrebbe essere capace di interpretare, registrare e rispondere ai segnali che il corpo emette quando percepisce sensazioni. Ma anche altre sono le tecniche allo studio.
IL FUTURO
«Per quanto riguarda il futuro non immediato, negli ultimi anni molte ricerche si sono indirizzate verso le malattie infettive – conclude Massimo Masserini – e anche questo oggi rappresenta un settore in cui si sono intensificate sperimentazioni cliniche, che porteranno alla validazione di nuovi prodotti antibatterici, antivirali e vaccini. Oltre a ciò, altre affascinanti applicazioni si stanno affacciando, come l’applicazione delle nanotecnologie alle terapie con cellule staminali per terapie di malattie oncologiche e neurodegenerative. Ma ci vorrà un po’ più di tempo».