Tesla rende open source i propri brevetti

Una scelta del genere potrebbe apparire del tutto fuori luogo in un momento come quello in cui attualmente la Tesla si trova: a Wall Street viene valutata circa 25 miliardi, la sua berlina Model S è una vettura di lusso a tre volumi da circa 70.000 euro che dopo aver incontrato i favori di molti acquirenti negli Stati Uniti, sta iniziando ad espandere la propria attività in Europa, a Milano è stata aperta la prima concessionaria italiana ed in Norvegia lo scorso anno sono state immatricolate oltre 1500 vetture.

Ma il motivo per cui si rendono open source le tecnologie sembra più che valido: dare un contributo fondamentale allo sviluppo di veicoli elettrici così da poter superare l’attuale situazione in cui “presso i principali produttori i programmi per auto elettriche (o programmi per un qualsiasi veicolo che non brucia idrocarburi) sono piccoli o inesistenti, costituendo una media di gran lunga inferiore all’1% delle loro vendite totali di veicoli.”

Insomma l’obiettivo della Tesla sembrerebbe quello di dare man forte a chiunque voglia contribuire alla creazione di un vero mercato di auto elettriche effettivamente alternativo a quello delle auto a tradizionale combustione che oggi sono la quasi totalità. Tutto ciò dovrebbe permettere alla Tesla di aumentare le proprie vendite, tanto da convincerla che rendere open source i propri brevetti rafforzerà la sua posizione.