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Telegram subisce multa milionaria in Australia per violazione delle normative locali

  • Redazione Assodigitale
  • 24 Febbraio 2025
Telegram subisce multa milionaria in Australia per violazione delle normative locali

Sanzione inflitta a Telegram in Australia

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Il garante della privacy australiano ha recentemente inflitto una sanzione pecuniaria di circa un milione di dollari a Telegram per la sua mancanza di collaborazione nell’ambito di un’indagine. L’azione è stata intrapresa in risposta all’inadeguatezza della piattaforma nel fornire informazioni sulle procedure adottate per impedire la diffusione di contenuti violenti e di materiale pedopornografico. Questa decisione si colloca all’interno di uno sforzo più ampio, in cui erano coinvolte diverse aziende statunitensi, volto a garantire la sicurezza online e la protezione degli utenti. La commissaria Julie Inman Grant ha sottolineato l’importanza di questo intervento per promuovere la trasparenza e la responsabilità tra le piattaforme digitali.

Indice dei Contenuti:
  • Telegram subisce multa milionaria in Australia per violazione delle normative locali
  • Sanzione inflitta a Telegram in Australia
  • Ritardi nella risposta di Telegram
  • Contenuti violenti e pedopornografici su Telegram
  • Reazioni e prossimi passi di Telegram

Ritardi nella risposta di Telegram

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La questione dei **ritardi** nella risposta di Telegram ha sollevato preoccupazioni significative tra le autorità australiane. La commissaria Julie Inman Grant ha evidenziato che le richieste di informazioni, indirizzate a Tavola di vari operatori come Google, Meta, e WhatsApp, sono state generalmente onorate nelle tempistiche stabilite. Tuttavia, Telegram ha lasciato passare il termine di 49 giorni, rispondendo solo il 13 ottobre 2024, diversi mesi dopo la scadenza fissata per il 6 maggio 2024. Questo ritardo ha impedito al garante della privacy di ricevere cruciali dettagli sui meccanismi di controllo dei contenuti e sulla gestione delle richieste relative a materiali inappropriati. Tali mancanze hanno contribuito all’imposizione della sanzione, ponendo ulteriormente in discussione l’impegno della piattaforma per garantire un ambiente digitale più sicuro.

Contenuti violenti e pedopornografici su Telegram

La situazione sulla piattaforma Telegram è particolarmente allarmante, poiché l’agenzia OCSE ha indicato che è al primo posto per il numero di contenuti relativi a violenza e terrorismo. Questo primato segna l’urgenza di un intervento che possa arginare la diffusione di tali materiali, oggetto di numerose segnalazioni, tra le quali si annoverano eventi tragici come gli attentati di Christchurch del 2019. Contestualmente, anche la proliferazione di contenuti pedopornografici rappresenta una problematica di grave rilevanza. Le autorità hanno richiesto, pertanto, che le piattaforme evidenzino le politiche applicate per combattere l’illegalità nel condividere tali contenuti. Nonostante il panorama normativo in evoluzione, i risultati ottenuti fino ad ora non sono stati soddisfacenti, destando preoccupazioni sul livello di protezione degli utenti e sull’efficacia delle strategie implementate da Telegram.

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Reazioni e prossimi passi di Telegram


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La reazione di Telegram alla sanzione imposta si è mostrata immediata e determinata. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato che la multa è considerata “ingiusta e sproporzionata”, sottolineando che la questione riguarda principalmente i tempi di risposta e non la sostanza delle misure adottate per contrastare la diffusione di contenuti problematici. Telegram ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso contro la decisione del garante della privacy australiano, ritenendo che il provvedimento non rifletta la realtà delle sue operazioni interne. Nel contempo, l’azienda ha un termine di 28 giorni per saldare la sanzione, senza la quale potrebbero essere avviate ulteriori azioni legali. Parallelamente, si prevede che Telegram intensifichi i suoi sforzi per attuare politiche di controllo più efficaci. Questa situazione mette in evidenza le tensioni tra le piattaforme digitali e le autorità di regolamentazione, ponendo interrogativi sulla responsabilità nella gestione dei contenuti e sul futuro delle relazioni tra queste entità.


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