Situazione attuale del tennis italiano
No, non è un momento d’oro per il tennis italiano: dopo l’infortunio di Matteo Berrettini e il conseguente ritiro dall’Atp 500 di Tokyo e dopo il ricorso sul caso doping della Wada a carico di Jannik Sinner, non possiamo certo gioire. A parlare di loro, e non solo, è il giornalista de Il Fatto Quotidiano Andrea Scanzi che tuona contro Carlos Alcaraz e difende Lorenzo Musetti da chi ancora non lo ritiene al top.
Il tennis oggi fa discutere quasi quanto il calcio. È diventato, anche grazie al fattore Sinner, uno sport molto più popolare e meno elitario di quanto non fosse un tempo. Sono in molti, spesso poco competenti, a fare analisi dell’ultim’ora su questo o quel match. Tra questi però, non rientra il giornalista Andrea Scanzi, che ha da sempre parlato della sua passione per lo sport e per il tennis in particolare. Proprio di recente, aveva discusso con l’amico e tennista Paolo Canè, con Luca Bottazzi che su MOW aveva difeso il collega di racchetta.
Checché se ne dica, però, Scanzi il tennis lo ama e tramite un box domande su Instagram, ha risposto a dubbi e curiosità sul tema. Ma cosa pensa davvero la firma de Il Fatto Quotidiano? Nel momento in cui gli viene chiesto che cosa manchi a Musetti per fare il salto di qualità definitivo, il giornalista risponde che “mi fanno molto ridere domande come la tua, perché presuppongono il fatto che tutti adesso devono diventare come Sinner e che quindi debbano per forza entrare nei primi dieci, poi nei primi cinque e poi vincere uno slam. Io ti domando se tu sei sicuro che Musetti non abbia già raggiunto il suo apice o che comunque non sia molto vicino al suo apice?”
Critiche a Carlos Alcaraz
“Il tema esiste perché giocano troppo e infatti si infortunano in continuazione.” Queste parole di Andrea Scanzi riassumono una problematica attuale nel mondo del tennis professionistico, che colpisce non solo i tennisti italiani ma anche molti tra i grandi nomi del circuito. Il giornalista si esprime in particolare su Carlos Alcaraz, sottolineando la sua noncuranza nella gestione del carico di gare, un comportamento che Scanzi definisce come “finto corretto”.
Scanzi continua a spiegare il suo punto di vista, affermando che “adesso è successo a Berrettini, ad Alcaraz è successo spesso come anche a Sinner.” La critica al giovane spagnolo non si limita solo alla sua attitudine nei confronti del lavoro, ma si estende anche alla sua personalità, che Scanzi considera “respinge” e caratterizzata da “un agonismo carnivoro e cannibale.” Questa visione di Alcaraz rivela un sentimento di fastidio nei confronti del suo carattere competitivo, che Scanzi percepisce come eccessivo e poco autentico.
Nell’analisi di Scanzi, Alcaraz ha tuttavia detto cose giuste riguardo l’eccessivo numero di partite giocate, ma l’approccio del tennista spagnolo non convince del tutto il giornalista. “Se giochi troppo, allora gioca di meno e non rompere i coglioni,” afferma Scanzi, indicandone l’ipocrisia. La questione non riguarda solo il talento o l’abilità, ma anche la responsabilità e la salute degli atleti, i quali spesso si trovano a dover affrontare scelte difficili tra prestazioni e infortuni. Queste parole rappresentano un invito alla riflessione su una cultura sportiva che deve bilanciare impegno e benessere per garantire ai giovani atleti un futuro sostenibile nel tennis.
Riflessioni su Lorenzo Musetti
“Sta facendo una stagione straordinaria, è un passo dai primi quindici e può entrare dai primi dieci.” Con queste parole, Andrea Scanzi esprime fiducia nel talentuoso Lorenzo Musetti, nonostante le aspettative esagerate che spesso gravano sui giovani tennisti. Scanzi sottolinea che “è molto difficile che vinca dei tornei importanti perché tutti picchiano più di lui a partire dal servizio.” Questo aspetto del gioco di Musetti, unito alla sua abilità tecnica, lo renda affascinante per gli appassionati, ma allo stesso tempo lo pone in una posizione di sfida rispetto agli avversari, più potenti fisicamente.
Il parallelo con Richard Gasquet, ex numero sette del mondo, viene utilizzato da Scanzi per evidenziare le potenzialità di Musetti. “Con il suo gioco e con quel rovescio lì è un piacere per gli occhi,” afferma Scanzi, suggerendo che il piacere estetico del suo gioco non sempre si traduce in risultati tangibili sul circuito. La questione centrale rimane quindi se Musetti possa effettivamente progredire al di là della sua attuale posizione e competere ai massimi livelli.
Inoltre, Scanzi invita a riflettere sulla pressione che i giovani atleti devono affrontare, che li spinge spesso a confrontarsi con standard irrealistici. La vera prestazione di Musetti potrebbe non necessariamente passare per la vittoria di Slam o un’ascesa immediata nei ranking, ma piuttosto per una crescita costante e sostenibile. “Gli auguro di entrare tra i primi dieci, ma non è per niente scontato, sta già facendo tantissimo Musetti,” conclude il giornalista, rimarcando l’importanza di valutare il percorso di ciascun atleta in modo obiettivo e senza fretta.
Il problema degli infortuni nel tennis
Il tema degli infortuni nel tennis è diventato centrale, specialmente negli ultimi tempi, con figure di spicco come Matteo Berrettini che si sono trovate costrette a ritirarsi da competizioni importanti a causa di problemi fisici. Andrea Scanzi non nasconde la sua preoccupazione, affermando che “è una notizia molto molto triste ma che non mi stupisce.” Berrettini ha dovuto affrontare problemi agli addominali, una situazione che mette in evidenza le sfide moderne del tennis professionistico, dove la pressione di competere a livello alto è incessante.
Scanzi continua a riflettere su come la cultura della performance elevata possa influire sulla salute degli atleti: “A ogni domanda che mi viene fatta su Berrettini rispondo sempre che l’importante è che stia bene e sia sano, ma purtroppo sano non è.” Questo porta a una considerazione più ampia della vita dei tennisti, costretti a un regime di allenamenti e competizioni estenuanti, dove la fragilità fisica è sempre in agguato.
La storia recente di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz è simile. Scanzi sottolinea che gli infortuni non risparmiano nemmeno i giovani talenti. “Adesso è successo a Berrettini, ad Alcaraz è successo spesso come anche a Sinner,” dichiara, evidenziando un trend preoccupante. Questi atleti si trovano spesso tra l’incudine e il martello: la necessità di competere per mantenere la loro posizione e le aspirazioni di vittoria sono a volte in conflitto con la loro integrità fisica. Il messaggio di Scanzi è chiaro: il tennis deve trovare un equilibrio tra ambizione e salute per garantire una carriera sostenibile agli sportivi.
Futuro di Matteo Berrettini e Jannik Sinner
Il futuro di Matteo Berrettini e Jannik Sinner è avvolto da incertezze che preoccupano non solo i fan ma anche esperti del settore. Scanzi esprime una posizione molto chiara riguardo a Berrettini: “Fino a quando non risolverà questo problema, e non so se lo risolverà mai, sarà del tutto chiedersi se tornerà tra i primi dieci o tra i primi venti.” Berrettini, che già ha dimostrato di avere un talento straordinario, si trova ora in un limbo, dove la sua carriera sembra influenzata da una condizione fisica non ottimale.
“Deve essere sano e purtroppo non riesce a fare due mesi senza infortuni,” continua Scanzi, suggerendo che il percorso di rientro per il giocatore romano potrebbe essere più arduo del previsto. Questa costante battaglia con infortuni non solo compromette le prestazioni in campo ma genera anche un’enorme pressione psicologica, portando a domande su quali siano le reali potenzialità di Berrettini a lungo termine.
Dall’altra parte, Jannik Sinner, pur essendo giovane e talentuoso, non è esente da queste problematiche. Scanzi menziona che anche Sinner si è trovato frequentemente a gestire infortuni e carichi di lavoro intensi. “Alcaraz è stato spesso infortunato come anche Sinner,” afferma, evidenziando l’importanza di un approccio olistico al benessere degli atleti. La crescita di Sinner, fresco di riconoscimenti, potrebbe subire una battuta d’arresto se non ci si occupa adeguatamente della sua salute fisica.
Un futuro senza infortuni sarebbe l’ideale per entrambi i tennisti, ma Scanzi mette in guardia su come le attuali dinamiche di competizione e le aspettative altissime possano ostacolare questa aspirazione. La tendenza nel tennis professionistico è di spingere sempre più in là i limiti, e questo approccio può avere conseguenze devastanti per la salute e la carriera degli atleti. I casi di Berrettini e Sinner possiedono una valenza simbolica, rappresentando la necessità di ripensare le dinamiche del tennis moderno alla ricerca di un equilibrio tra ambizione e benessere personale.