Scandalo Intercettazioni sul web Datagate i giganti del web in cerca di contromisure per recuperare credibilità.
La bufera scatenata dallo scandalo “Datagate” ha messo i colossi delle Rete e non solo loro davanti alla necessità di compiere degli interventi per garantire la sicurezza di chi naviga in Internet e salvare la propria onorabilità. Un esempio recentissimo lo ha dato Ladar Levison, padre di Lavabit, servizio mail ultrasicuro che è stato interrotto per non mettere a rischio la privacy degli utenti. Levison ha infatti lanciato, pochi giorni fa, il nuovo servizio “Dark Mail”, che a suo dire dovrebbe “essere a prova di intelligence”. Gli internauti sembrano credergli perché hanno finanziato il progetto con più di 200 mila dollari donati attraverso Kickstarter.
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Ma anche i giganti del web, di cui molti sfruttano i servizi per comunicare online, non stanno a guardare e si danno da fare per cercare di recuperare la fiducia degli utenti, crollata dopo che Snowden ha dimostrato come fossero fallaci i sistemi a tutela della privacy degli internauti. Microsoft, Yahoo e Google hanno comunicato l’intenzione di voler rendere non intellegibile la totalità del traffico che passa attraverso i propri server. Il fatto che l’azienda fondata da Bill Gates abbia annunciato tale intenzione, ha fatto pensare a molti analisti che anch’essa sia stata vittima delle azioni della NSA.
Anche gli sviluppatori di Twitter sono al lavoro per potenziare la rete di protezione a tutela dei propri utenti. L’ultima creazione è la “Forward Secrecy”, attraverso la quale, nelle intenzioni, si renderà impossibile “a chi sta registrando il traffico cifrato di Twitter di poterlo decifrare in futuro entrando in possesso delle sue chiavi crittografiche”.
E proprio la crittografia è il punto assolutamente fondamentale in tema di protezione della privacy degli internauti.
Per Eric Schimdt, presidente di Google, “cifrare tutto” sarebbe addirittura l’unica strada per poter ridare “al binomio di web e libertà la credibilità smarrita in questi mesi”.
L’alto dirigente si è spinto addirittura a pronosticare, grazie all’uso della crittografia, la scomparsa della censura entro una decina d’anni. Il fatto che l’idea di procedere ad una cifratura completa del traffico web sia oramai argomento di confronto tra i tecnici dei colossi del web e non più soltanto tra gli hacker, fa capire come Eric Schimdt potrebbe avere tutt’altro che torto e aver anticipato quella che sarà la modalità di protezione dei dati nel web prossimo venturo.
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La domanda, da parte dei diretti interessati, ossia gli internauti, è semplice: la crittografia è davvero la strada maestra per proteggere la nostra privacy quando siamo su Internet? Le risposte degli esperti divergono su alcuni punti ma in linea generale, a parte alcune eccezioni, sono tutte sulla stessa lunghezza d’onda: questa evoluzione, nonostante alcune difficoltà, è assolutamente possibile e tutelerà definitivamente gli internauti. Il problema è che ci vorrà molto tempo per giungervi. Le questioni sono quindi molto semplici: come tutelare gli utenti nell’attesa della crittografia? E poi: basterà davvero la crittografia per tutelare chi naviga in internet?
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