Per la gestione della privacy arriva AppPrivacy l’applicazione che risolve i problemi di trasparenza delle privacy policy
Tablet e smartphone sono sempre più diffusi nel nostro paese, nonostante le crescenti ristrettezze economiche. Dall’indagine condotta dalla società Nielsen alcuni mesi fa, è emerso che il 62% degli italiani possiede un telefonino di ultima generazione e scarica app con una frequenza elevata, per arricchirne le funzionalità.
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Contestualmente allo scaricamento di una app, viene richiesto all’utente di leggere e approvare la privacy policy attuata dalla società fornitrice, che deve obbligatoriamente spiegare all’utente la modalità di trattamento dei propri dati personali, ai sensi del decreto legislativo numero 196 del 30 giugno 2003 (Testo unico sulla privacy). In molti casi l’utente si trova di fronte un testo di dimensioni gigantesche, di non semplice lettura e, ignorando i pericoli per i propri dati, accetta le condizioni senza leggere attentamente la proposta, consentendo la condivisione dei dati con terzi per finalità di vario tipo.
Una soluzione a questo annoso problema potrebbe essere quella ideata dal MEF, associazione industriale mondiale delle società che forniscono contenuti per i dispositivi mobili, finanziata al momento da società come AVG, Electronic Arts, Turner Broadcasting System, Vodafone, Kaspersky Lab.
L’associazione, che ha sede a Londra e uffici sparsi per il mondo, a San Francisco, San Paolo, Mumbai e Singapore, ha creato una procedura in grado di generare privacy policy personalizzate, di dimensioni limitate e facile lettura, in maniera che l’utente sia pienamente consapevole delle autorizzazioni al trattamento dei dati che sta fornendo alla società fornitrice. Per ottenere questo risultato è necessario accedere (in maniera gratuita) al sito AppPrivacy.net, e compilare il questionario richiesto. Al termine della compilazione il sito fornirà una stringa in HTML che, una volta inserita nella propria app, creerà una privacy policy di pochi righi.
Una tale opportunità, offerta dalle grandi multinazionali del settore, ha come obiettivo finale quello di evitare che i dubbi sul trattamento dei propri dati personali condizionino il mercato delle App, causando una riduzione del mercato e la crescita della diffidenza nei confronti delle Software house, soprattutto da parte degli utenti meno giovani.
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