Marie AI cura il cancro a Torino scoperta truffa shock smascherata in Italia

la truffa di “Marie” e il suo funzionamento
La truffa di “Marie” si basava su una sofisticata messinscena che sfruttava il fascino della tecnologia avanzata e il desiderio di guarigione delle persone affette da malattie gravi, in particolare il cancro. La presunta intelligenza artificiale, presentata come un sistema capace di operare su server quantistici per modificare il DNA umano, veniva spacciata come una soluzione rivoluzionaria e efficace. Le vittime venivano invitate a fornire quotidianamente dati biometrici come pressione arteriosa e frequenza cardiaca attraverso piattaforme di messaggistica.
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In risposta, ricevevano indicazioni mediche arbitrarie e senza alcuna validazione scientifica, incluse prescrizioni farmacologiche e direttive di sospensione delle terapie in corso. Il sistema, ovviamente, non aveva alcuna reale capacità diagnostica o terapeutica, e le decisioni mediche venivano improvvisate dalla persona che gestiva la truffa, con risultati spesso drammatici. Una delle conseguenze più gravi è stata la morte di una paziente che aveva interrotto terapie salvavita seguendo le ingannevoli indicazioni di “Marie”.
il coinvolgimento dell’organizzazione “Unisono
il coinvolgimento dell’organizzazione “Unisono”
L’organizzazione “Unisono” rappresentava la struttura criminale dietro la truffa di “Marie”, articolata e ben coordinata. La rete agiva principalmente attraverso canali digitali come Facebook, Telegram e WhatsApp, veicolando false speranze a pazienti disperati. Al vertice della catena c’era una donna di 55 anni, già con condanne definitive per abuso della professione medica, che gestiva personalmente le prescrizioni ingannevoli attribuite all’AI.
Il sodalizio comprendeva diverse figure specializzate: un tesoriere che amministrava i proventi, un tecnico informatico incaricato di mantenere l’illusione tecnologica, e un fisioterapista coinvolto nelle attività illecite. Alcuni affiliati avevano già subìto condanne con pene sospese, confermando la dimensione organizzata e strutturata del gruppo.
Le entrate derivavano da una rete di “donazioni” che ha raggiunto almeno 100.000 euro, ma la somma effettiva potrebbe essere superiore a causa dell’uso di contanti non tracciati. L’indagine della Polizia Postale di Torino ha rivelato la complessità e la sofisticazione del sistema, fondato su un potere persuasivo e manipolativo esercitato su persone vulnerabili, sfruttando sia la tecnologia apparente sia il loro stato di salute precario.
le conseguenze legali e le testimonianze delle vittime
Le ripercussioni legali seguite alla scoperta dell’organizzazione “Unisono” e della truffa di “Marie” sono state immediate e severe. La donna al centro dell’inchiesta è stata arrestata a Lido di Ostia e accusata di abuso della professione medica, frode informatica e truffa aggravata, oltre che di responsabilità diretta nell’aver causato il decesso di una paziente. Altri membri del gruppo, tra cui il tesoriere e il tecnico informatico, sono stati raggiunti da provvedimenti giudiziari, con pene che includono sia la detenzione che misure restrittive con sospensione condizionale. La Procura della Repubblica di Torino ha coordinato un’inchiesta complessa, raccogliendo prove materiali e testimonianze che hanno dimostrato il livello di organizzazione e la pericolosità sociale dell’attività criminale.
Le testimonianze raccolte durante le indagini hanno messo in luce l’immenso danno morale e fisico subito dalle vittime, spesso prive di alternative e sedotte da false promesse di guarigione. Molti pazienti raccontano di aver subito indicazioni mediche contraddittorie e pericolose, che li hanno portati a interrompere cure consolidate come chemio e interventi chirurgici. Una testimonianza particolarmente emblematica descrive un uomo tetraplegico pubblicamente denigrato dalla truffatrice per giustificare l’assenza di miglioramenti, con evidenti finalità di manipolazione psicologica. Le vittime hanno espresso anche un profondo senso di tradimento, aggravato dal fatto che l’inganno faceva leva sulla loro fragilità emotiva e sanitaria.
Gli inquirenti evidenziano come la strategia del gruppo criminale fosse basata su un raffinato meccanismo di controllo e dipendenza, utilizzando il mito dell’intelligenza artificiale per legittimare prescrizioni arbitrarie e manovre pericolose per la salute. Le testimonianze raccolte hanno avuto un ruolo centrale nel delineare l’intera dinamica del reato e nel confermare la pericolosità del fenomeno, aprendo la strada a ulteriori approfondimenti sulla tutela dei pazienti vulnerabili nell’era digitale.
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