Lavoratori stranieri: rimesse incluse nell’Isee, come cambia il calcolo e le conseguenze economiche

Impatto delle rimesse sull’Isee dal 2026
Dal 2026 l’inclusione delle rimesse inviate tramite *money transfer* nella componente patrimoniale dell’Isee ridefinirà criteri di valutazione della capacità economica delle famiglie residenti in Italia. La misura, introdotta con un emendamento approvato alla manovra, punta a integrare nel calcolo Isee quei flussi di denaro che finora restavano al di fuori della dichiarazione, modificando l’accesso a prestazioni sociali e agevolazioni fiscali. Il provvedimento interessa milioni di percettori di redditi e implica adeguamenti amministrativi e verifiche documentali per comprovare l’origine e la destinazione delle somme trasferite.
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L’inclusione delle rimesse nella base imponibile dell’Isee comporterà, a partire dal 2026, la contabilizzazione di trasferimenti economici verso l’estero come componente patrimoniale effettiva del soggetto dichiarante. Questo significa che importi regolarmente inviati all’estero attraverso operatori di money transfer dovranno essere indicati nella DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) e confluiranno nel calcolo della soglia patrimoniale utile per determinare l’accesso a sussidi, tariffe agevolate e contributi.
Dal punto di vista tecnico, le rimesse verranno considerate analogamente ad altre forme di patrimonio liquido detenuto all’estero o trasferito fuori dai conti bancari nazionali. Tale trattamento riduce la discrepanza tra chi detiene risparmi in conti italiani ed europei, già dichiarati ai fini Isee, e chi preferisce utilizzare canali di invio non bancari. L’intento dichiarato è quello di rendere più equo il calcolo delle risorse effettivamente disponibili alle famiglie, eliminando vantaggi derivanti dalla non dichiarazione di somme inviate fuori dal territorio nazionale.
Operativamente la misura implica l’adozione di criteri di rendicontazione e la possibilità per l’Amministrazione di avvalersi dei flussi informativi trasmessi dagli operatori di money transfer. Per il contribuente ciò si tradurrà nella necessità di conservare ricevute, bollettini o dichiarazioni rilasciate dagli intermediari per comprovare importi e frequenza dei trasferimenti. La nuova disciplina potrà comportare un riallineamento delle soglie Isee per molte famiglie, con effetti immediati su esenzioni, sussidi e tariffe agevolate spettanti.
Gli effetti redistributivi attesi sono rilevanti: la valorizzazione delle rimesse come patrimonio ai fini Isee tende a restringere l’accesso alle prestazioni per chi invia somme consistenti regolarmente, mentre mantiene inalterate le tutele per chi trasferisce importi marginali. In prospettiva, i controlli amministrativi e le verifiche documentali potrebbero aumentare il grado di compliance e ridurre pratiche di elusione della valutazione patrimoniale.
FAQ
- Le rimesse saranno obbligatoriamente dichiarate nell’Isee? Sì: dal 2026 i trasferimenti effettuati tramite money transfer dovranno essere riportati nella DSU e considerati nella componente patrimoniale dell’Isee.
- Qual è l’effetto immediato sull’accesso alle agevolazioni? L’inclusione può ridurre l’ammontare dell’Isee favorevole a chi invia somme elevate, influenzando l’accesso a sussidi, rette agevolate e bonus basati sull’Isee.
- Come si proveranno le rimesse inviate? Tramite ricevute fornite dagli operatori di money transfer, bollettini o documentazione rilasciata dagli intermediari che attestino importi e frequenza.
- Verranno coinvolti gli operatori di money transfer nei flussi informativi? Sì: il meccanismo prevede che l’Amministrazione possa utilizzare dati forniti dagli operatori per verificare le somme dichiarate.
- Chi è maggiormente interessato dalla modifica? Principalmente i lavoratori stranieri residenti in Italia che inviano regolarmente rimesse consistenti verso i Paesi d’origine.
- Ci saranno soglie o esenzioni per importi modesti? La normativa prevede strumenti di valutazione basati su soglie Isee; importi marginali avranno un impatto limitato rispetto a trasferimenti ingenti.
Entità e destinazioni delle rimesse dagli ultimi dati
Nel 2024 e nel 2025 i flussi di rimesse dall’Italia verso l’estero hanno mostrato un trend di crescita costante, confermando l’importanza economica e sociale di questi trasferimenti per le comunità straniere residenti. Il dato più recente della Banca d’Italia registra per il 2024 rimesse pari a circa 8,3 miliardi di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente che conferma la resilienza dei trasferimenti nonostante il contesto economico. Nel corso del 2025 i flussi si sono ulteriormente ampliati: nel secondo trimestre si è osservato un aumento del 6,4% su base annua, con una spinta significativa dei trasferimenti diretti verso l’Asia (+17,8%).
I paesi destinatari principali restano chiaramente identificabili: Bangladesh, Filippine e Marocco sono saldamente ai primi posti per volume ricevuto, con il Bangladesh che da solo assorbe quasi un quinto delle rimesse totali (circa il 18,8%). Seguono economie quali Perù e Georgia che hanno registrato tassi di crescita marcati, mentre Romania, Pakistan e Cina hanno mostrato una flessione nei volumi ricevuti. Questa distribuzione geografica riflette legami migratori consolidati e percorsi di lavoro specifici, nonché differenze nelle necessità di sostegno familiare tra le comunità.
Dal punto di vista territoriale nazionale, la concentrazione delle rimesse rimane nei grandi centri: Lombardia e Roma restano i principali punti di origine per importi complessivi, sebbene si riscontri una crescente diffusione territoriale che segnala una presenza sempre più capillare di operatori di money transfer anche in aree minori. Il quadro trimestrale evidenzia inoltre come la composizione settoriale dei flussi tenda a variare: i trasferimenti verso l’Asia mostrano la maggiore dinamicità, mentre altre aree registrano andamenti più stabili o in calo.
La consistenza complessiva delle rimesse — superiore agli 8 miliardi annui — ha due implicazioni pratiche. Prima, rappresenta una massa finanziaria significativa che esce dal circuito domestico e che, una volta inclusa nel calcolo Isee, potrà alterare il profilo patrimoniale di molte famiglie. Seconda, la variazione per destinazione geografica e per province di origine consente di calibrare meglio gli interventi di controllo e di informazione rivolti agli operatori del settore e ai beneficiari, ottimizzando le procedure di tracciamento richieste dalla nuova disciplina.
Infine, l’analisi degli ultimi dati sottolinea come la politica fiscale e sociale debba tenere conto non solo dei volumi aggregati, ma anche della loro disaggregazione per paese di destinazione e area di provenienza interna: questo permette di prevedere impatti differenziati sull’accesso alle prestazioni e di definire criteri di applicazione dell’Isee che rispondano alle specificità delle diverse comunità migranti.
FAQ
- Qual è il valore complessivo delle rimesse dall’Italia nel 2024? Circa 8,3 miliardi di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente.
- Quali paesi ricevono la quota maggiore delle rimesse? Bangladesh, Filippine e Marocco sono i principali beneficiari, con il Bangladesh intorno al 18,8% dei flussi.
- Come si sono mossi i flussi nel 2025? Nel secondo trimestre del 2025 le rimesse sono aumentate del 6,4% anno su anno, con un +17,8% verso l’Asia.
- Quali aree italiane inviano più rimesse? Lombardia e Roma restano le maggiori aree di origine, pur con una diffusione crescente sul territorio nazionale.
- Ci sono paesi destinatari in crescita o in calo? In crescita risultano Bangladesh, Perù e Georgia; in calo Romania, Pakistan e Cina.
- Perché è importante conoscere la distribuzione geografica delle rimesse? Perché permette di valutare l’impatto distributivo sull’Isee e di calibrare controlli e misure di informazione rivolte a operatori e beneficiari.
Meccanismo legislativo e motivazioni dell’emendamento
Il meccanismo legislativo introdotto con l’emendamento alla manovra prevede l’obbligo di considerare i trasferimenti di denaro effettuati tramite operatori di *money transfer* nella componente patrimoniale dell’Isee. La norma stabilisce che le somme inviate all’estero non potranno più restare fuori dalla Dichiarazione Sostitutiva Unica: i valori registrati dalle transazioni saranno integrati nei calcoli patrimoniali ai fini della determinazione delle prestazioni sociali. Questo passaggio richiede la definizione di regole tecniche per la rilevazione e la certificazione dei flussi in uscita, nonché l’individuazione degli strumenti di controllo amministrativo e degli obblighi informativi a carico degli intermediari.
Dal punto di vista operativo, il provvedimento si avvale dei flussi informativi trasmessi dagli operatori di trasferimento di fondi all’Agenzia delle Entrate o ad altre banche dati pubbliche previste dalla normativa. Tali dati serviranno a verificare la ricorrenza, l’entità e la destinazione delle rimesse dichiarate nella DSU. La norma richiederà quindi accordi tecnico-operativi tra Amministrazione finanziaria e provider di servizi di pagamento per garantire interoperabilità, tutela della privacy e accuratezza delle informazioni trasmesse, con modalità che dovranno essere chiarite mediante decreti attuativi o provvedimenti ministeriali.
Le motivazioni ufficiali che accompagnano l’emendamento sono essenzialmente di equità contributiva e di contrasto alle distorsioni nella valutazione delle condizioni economiche: si intende colmare il divario tra chi detiene risparmio tracciato in conti nazionali o europei e chi convoglia risorse all’estero tramite canali non bancari, sottraendole fino ad oggi al computo dell’Isee. Inoltre, l’inclusione mira a recuperare capacità fiscale e risorse per il sistema di welfare, parametri posti al centro del ragionamento politico che ha sostenuto la proposta.
Sul versante legislativo, l’intervento richiede la modifica delle definizioni e dei criteri contenuti nel regolamento Isee, con l’esplicitazione di come contabilizzare i trasferimenti: se come patrimonio detenuto al momento della compilazione della DSU o come flussi storici su un periodo di riferimento. La scelta influirà direttamente sul calcolo e sulle soglie applicabili. Occorrerà altresì stabilire procedure per la rettifica delle dichiarazioni e per l’impugnazione dei dati forniti dagli operatori, garantendo al dichiarante strumenti di prova (ricevute, attestazioni) per contestare eventuali errori.
Infine, la ratio dell’emendamento riflette una logica di policy: migliorare la qualità informativa dell’Isee e rendere più omogenea la valutazione patrimoniale tra cittadini e residenti stranieri. Per realizzare questo obiettivo è prevista una fase di adeguamento tecnico-amministrativo che coinvolgerà organismi di vigilanza, intermediari finanziari e centri di assistenza fiscale, necessari per trasferire la norma astratta in prassi applicativa concreta e verificabile.
FAQ
- Che dato utilizzerà l’Amministrazione per includere le rimesse nell’Isee? I dati comunicati dagli operatori di money transfer relativi a importi, frequenza e destinazione delle transazioni.
- Come si concilierà la privacy con la trasmissione dei flussi informativi? Saranno necessari accordi tecnici e misure di tutela dati previste da decreti attuativi e dalle norme sulla protezione dei dati personali.
- La norma richiede modifiche al regolamento Isee? Sì: vanno ridefiniti criteri e modalità di computo delle rimesse nella componente patrimoniale.
- Che ruolo avranno gli operatori di money transfer? Dovranno assicurare tracciamento e trasmissione delle informazioni richieste agli enti pubblici competenti.
- Si potrà contestare un inserimento errato di rimesse nella DSU? Sì: il contribuente potrà produrre ricevute e documentazione per rettificare la dichiarazione.
- La norma entrerà in vigore immediatamente? L’inclusione è prevista dal 2026; saranno necessari atti attuativi per definire modalità operative e tempistiche precise.
Conseguenze per i lavoratori stranieri e il welfare italiano
La modifica normativa avrà impatti immediati e concreti sulla vita economica e amministrativa dei lavoratori stranieri residenti in Italia. L’inclusione delle rimesse nel patrimonio rilevante ai fini Isee comporterà una riduzione effettiva del numero di soggetti che rientrano nelle fasce più basse dell’indicatore, con conseguente perdita o ridimensionamento di agevolazioni legate all’Isee: contributi per affitto, rette universitarie e asili nido, tariffe sociali per utenze e isee per bonus variegati. Per molte famiglie che destinano parte consistente del reddito al sostegno dei familiari all’estero, il nuovo calcolo potrà determinare una revisione negativa della capacità contributiva percepita dallo Stato.
Sul versante pratico, la nuova regola imporrà ai percettori di prestazioni e ai CAF un carico aggiuntivo di verifica e documentazione. I lavoratori dovranno presentare ricevute e rendicontazioni dei money transfer per dimostrare l’effettiva entità delle rimesse; i centri di assistenza fiscale saranno chiamati a valutare e integrare queste informazioni nella DSU, incrementando tempi e complessità delle pratiche. Tale esigenza amministrativa potrà tradursi in un aumento dei costi operativi per i servizi di supporto, oltre che in possibili ritardi nell’erogazione delle agevolazioni.
Dal punto di vista sociale, la misura rischia di produrre effetti redistributivi non uniformi: i lavoratori con flussi stabili e consistenti subiranno un impatto netto sulle prestazioni accessibili, mentre chi invia somme occasionali ne risentirà in misura marginale. Questa differenziazione potrebbe accentuare condizioni di vulnerabilità per nuclei che dipendono in misura rilevante dalle rimesse per il mantenimento di familiari nei paesi d’origine, incidendo indirettamente sulla capacità di spesa e sul benessere complessivo delle comunità migranti in Italia.
In termini di compliance, l’inasprimento dei controlli e la maggiore disponibilità di dati da parte degli operatori di money transfer favoriranno una riduzione delle pratiche di elusione fiscale legate alla mancata dichiarazione delle risorse inviate all’estero. Tuttavia, esistono rischi di emersione di fenomeni di informalità alternativa: trasferimenti effettuati tramite canali non regolamentati o incremento dell’uso di contanti per aggirare la tracciabilità. Le autorità dovranno quindi bilanciare l’attività di controllo con politiche di comunicazione e supporto per evitare che la misura incentivi comportamenti di marginalizzazione economica.
A livello di welfare, l’effetto aggregato potrebbe tradursi in un recupero di risorse per il sistema pubblico, ma con costi politici e sociali significativi: la contrazione nell’accesso alle agevolazioni per segmenti vulnerabili richiederà verifiche attente sugli strumenti di tutela residui e possibili misure compensative. In assenza di interventi mirati, l’inclusione delle rimesse nel calcolo Isee rischia di trasformarsi in un criterio di esclusione per quelle famiglie che, pur non avendo elevate capacità patrimoniali formali, destinano una quota rilevante del proprio reddito al sostegno familiare transnazionale.
FAQ
- Come inciderà l’inclusione delle rimesse sull’accesso ai servizi? Ridurrà la platea beneficiaria delle agevolazioni Isee per chi invia somme consistenti, influenzando rette, contributi e tariffe agevolate.
- I CAF dovranno cambiare procedure operative? Sì: serviranno nuove prassi per acquisire e validare ricevute di money transfer e integrarle nella DSU.
- Ci saranno conseguenze per chi usa canali non ufficiali? L’aumento dei controlli può spingere alcuni verso canali informali, con rischi di minore tutela e maggiore vulnerabilità.
- La misura recupererà risorse per il welfare? Potenzialmente sì, ma il recupero dovrà essere bilanciato da valutazioni sugli effetti socioeconomici per evitare esclusioni ingiuste.
- Cosa possono fare i lavoratori per limitare l’impatto? Conservare documentazione delle rimesse e rivolgersi ai servizi di assistenza per corretta compilazione della DSU.
- Saranno previste misure compensative per i più vulnerabili? Al momento la norma non ne dettaglia; eventuali interventi dipenderanno da successivi atti attuativi e politiche sociali correlate.




