La vera ricchezza secondo i Svizzeri: cosa conta davvero oltre il denaro
Ricchezza oltre il denaro: cosa conta davvero per gli svizzeri
In Svizzera la nozione di ricchezza si allontana nettamente dall’accumulo di beni: la maggioranza delle persone indica come prioritari elementi immateriali quali salute, libertà, istruzione, relazioni sociali, tempo e rispetto. Questo orientamento emerge da un’ampia indagine nazionale che coinvolge oltre 55.000 partecipanti e mostra come l’attenzione al capitale finanziario sia spesso secondaria rispetto al benessere complessivo e alla qualità della vita quotidiana. Le risposte raccolte disegnano un quadro sociale in cui la disponibilità economica non è più sinonimo automatico di felicità e status; piuttosto, vengono valorizzate le condizioni che permettono autonomia, sicurezza psicologica e rapporti interpersonali stabili.
Indice dei Contenuti:
▷ Lo sai che da oggi puoi MONETIZZARE FACILMENTE I TUOI ASSET TOKENIZZANDOLI SUBITO? Contatto per approfondire: CLICCA QUI
Quasi la totalità degli intervistati assegna la massima importanza a una buona salute e alla libertà individuale; l’istruzione e il rispetto completano la top list, insieme al tempo libero e alla qualità delle relazioni. L’aspetto materiale – denaro contante, proprietà immobiliare, beni di consumo – riceve valutazioni significativamente inferiori: pur riconosciuto come utile, il denaro non occupa la posizione centrale che ci si potrebbe aspettare in una delle economie più ricche al mondo. Questo rilievo indica che, per molti, la ricchezza è definita dalla capacità di vivere con dignità e scelte libere, non dall’accumulo di oggetti o patrimoni.
Il dato è coerente con un quadro sociale in cui una parte consistente della popolazione si dichiara ragionevolmente tranquilla sul piano finanziario, nonostante pressioni quali l’aumento dei costi abitativi e delle assicurazioni sanitarie. Solo una minoranza ammette di orientare «fortemente» le proprie azioni verso l’accrescimento del patrimonio. Di conseguenza, la percezione comune è che la ricchezza materiale offra sicurezza ma non sia garanzia di benessere totale: molti distinguono nettamente tra sicurezza economica e felicità personale.
Il risultato ha implicazioni pratiche per politiche pubbliche e discorsi sociali: investire in salute pubblica, accesso all’istruzione, servizi che favoriscano il tempo libero e il rafforzamento delle reti sociali risponde a bisogni percepiti come fondamentali dalla popolazione. Anche la promozione della libertà individuale e del rispetto reciproco emerge come pilastro della «ricchezza» collettiva, suggerendo che misure non strettamente economiche possano avere ritorni elevati in termini di coesione e benessere sociale.
FAQ
- Che cosa intendono gli svizzeri per «ricchezza»? Per la maggioranza significa salute, libertà, istruzione, relazioni sociali, tempo e rispetto più che beni materiali.
- Il denaro è considerato importante? Sì, viene ritenuto importante da una larga parte della popolazione, ma non è collocato al vertice delle priorità.
- La ricchezza materiale è vista come garanzia di felicità? No: molti ritengono che la ricchezza offra sicurezza finanziaria ma non garantisca una vita senza preoccupazioni.
- Quali interventi pubblici rispondono a questa concezione di ricchezza? Politiche per la salute, l’istruzione, il tempo libero e il sostegno alle reti sociali corrispondono ai bisogni percepiti come prioritari.
- La percezione della ricchezza varia per età? I giovani mostrano una maggiore tendenza a orientarsi verso l’accumulazione finanziaria rispetto alle generazioni più anziane.
- Questo atteggiamento è sorprendente in un Paese ricco? Può sembrare paradossale, ma riflette il fatto che un’ampia parte della popolazione dispone già di un livello di benessere economico che sposta l’attenzione su aspetti non materiali.
Metodologia e risultati principali del sondaggio
L’indagine su cui si fondano i risultati è una grande rilevazione rappresentativa condotta dall’istituto gfs.bern per la SSR tra il 12 maggio e il 15 giugno 2025, che ha coinvolto complessivamente 55’006 persone di età pari o superiore a 16 anni. La struttura del campione combina un panel online stratificato (circa 3’000 partecipanti) con ulteriori rispondenti raggiunti tramite i canali della SSR; la stratificazione ha garantito la rappresentatività per regione linguistica, età e sesso. Per contenere la durata delle somministrazioni, il questionario è stato modulato: non tutte le centinaia di domande sono state poste a ogni partecipante, scelta che ha reso necessario calcolare margini di errore e pesi campionari adeguati. La precisione statistica dichiarata è elevata: la margine d’errore stimata è di +/- 1,8 punti percentuali, sufficiente per analisi affidabili delle principali tendenze.
La metodologia prevede più accorgimenti per limitare i bias. Il campione panel è stato selezionato per rappresentare la popolazione nazionale e i questionari online hanno integrato la raccolta attraverso inviti pubblici: da qui deriva una composizione mista che bilancia controlli di rappresentatività con ampie adesioni volontarie. Alcune domande sono state riproposte rispetto alle ondate precedenti del 2023 e 2024, consentendo confronti temporali; altre sono state riformulate o introdotte ex novo per approfondire temi emergenti come la percezione della proprietà immobiliare tra le fasce giovani.
I risultati chiave nascono da domande che offrivano nove opzioni per definire «ricchezza». Sei di queste sono state giudicate importanti dalla quasi totalità degli intervistati: buona salute (99%), libertà (98%), istruzione (97%), relazioni sociali (96%), tempo (96%) e rispetto (95%). Valutazioni nettamente inferiori sono emerse per la ricchezza intesa come beni materiali: il denaro è ritenuto importante dal 78% degli intervistati, la proprietà dal 50% e beni di consumo come auto e abbigliamento da meno di un terzo. Questi indicatori mostrano chiaramente una scala di valori in cui il capitale immateriale domina le concezioni di benessere.
L’analisi per sottogruppi evidenzia differenze significative. I giovani (16–39 anni) riportano una maggiore propensione a inseguire obiettivi di accumulo finanziario e dichiarano più frequentemente tensione economica rispetto alle generazioni più anziane. Al contrario, i senior mostrano livelli di serenità finanziaria più elevati e attribuiscono meno centralità alla ricchezza materiale. Inoltre, oltre l’80% degli intervistati ritiene squilibrato l’attuale divario tra ricchi e poveri, e l’87% esprime preoccupazione riguardo all’accessibilità dell’acquisto di una casa per le nuove generazioni.
Infine, la somministrazione e l’elaborazione dei dati prevedono controlli di qualità e pesature per correggere eventuali distorsioni dovute alla modalità di partecipazione. Le domande randomizzate e la ripetizione di item chiave rispetto alle ondate precedenti permettono di distinguere cambiamenti reali nelle percezioni da variazioni dovute a errori campionari. Nel complesso, la robustezza del disegno statistico rende i risultati utilizzabili per indirizzare politiche pubbliche e dibattiti sociali basati su evidenze sulla percezione diffusa della «ricchezza» in Svizzera.
FAQ
- Quante persone hanno partecipato al sondaggio? 55’006 persone hanno preso parte alla rilevazione condotta nel 2025.
- Chi ha realizzato l’indagine? L’istituto gfs.bern ha eseguito l’indagine su mandato della SSR.
- Qual è il margine di errore del sondaggio? Il margine di errore stimato è di +/- 1,8 punti percentuali.
- Il campione è rappresentativo della popolazione? Sì: il campione è stato stratificato per regione linguistica, età e sesso per garantire rappresentatività.
- Le domande sono le stesse delle edizioni precedenti? Alcune domande sono ripetute per confronto temporale, altre sono state riformulate o inserite ex novo.
- Si possono usare i risultati per decisioni politiche? Sì: la solidità metodologica rende i dati utili per orientare politiche sociali e di benessere.
Valori non materiali: salute, libertà, relazioni e tempo
Gli aspetti immateriali della vita emergono come pilastri della percezione della ricchezza in Svizzera: salute, libertà, legami sociali e tempo libero vengono indicati come prioritari da quasi la totalità degli intervistati, con percentuali vicine al 100% per i primi due elementi. Questo segmento analizza in dettaglio come questi valori siano interpretati dalla popolazione e quali conseguenze pratiche suggeriscono per le politiche pubbliche e le scelte individuali. La salubrità fisica non è intesa solo come assenza di malattia, ma come stato complessivo che include accesso a cure, prevenzione efficace e condizioni di vita che permettono una quotidianità attiva. La libertà, valutata quasi alla pari della salute, è letta in termini di autonomia decisionale, mobilità e possibilità di perseguire progetti personali senza vincoli eccessivi.
Le relazioni sociali sono percepite come fonte primaria di benessere: non solo rapporti familiari stretti, ma reti ampie di amicizie, vicinato e contesti professionali sani. Il valore attribuito al tempo riflette un’esigenza concreta di poter disporre di ore non dedicate esclusivamente al lavoro, per investire in svago, cura di sé e rapporti sociali. In sintesi, questi fattori formano un insieme di condizioni che rendono possibile una vita dignitosa e soddisfacente, ben oltre il mero possesso di beni.
Dal punto di vista comportamentale, la priorità a salute e libertà si traduce in scelte quotidiane: investimento in prevenzione, attenzione alla conciliazione lavoro-vita privata e preferenza per servizi che facilitino autonomia personale (trasporti efficienti, assistenza domiciliare, spazi pubblici fruibili). Le relazioni e il tempo libero spingono verso politiche urbane che favoriscano spazi di aggregazione e iniziative comunitarie, oltre che verso misure fiscali e di welfare che alleggeriscano il carico sulle famiglie e promuovano la coesione sociale.
Questa scala di valori influenza anche le aspettative nei confronti delle istituzioni: la popolazione si aspetta investimenti pubblici non solo per la crescita economica, ma per la qualità della vita complessiva. Per esempio, una sanità ben organizzata e accessibile, un sistema educativo equo e servizi che consentano più tempo libero rappresentano obiettivi che riflettono direttamente la concezione di «ricchezza» prevalente. In definitiva, il peso attribuito a salute, libertà, relazioni e tempo traccia una mappa di priorità che richiede risposte pratiche e misurabili da parte delle politiche pubbliche e degli attori locali.
FAQ
- Perché la salute è considerata fondamentale nella concezione di ricchezza? Perché rappresenta la condizione necessaria per godere pienamente della vita e permette l’accesso a opportunità lavorative e relazionali.
- In che senso la libertà è valutata come ricchezza? La libertà implica autonomia decisionale, mobilità e la possibilità di realizzare progetti personalie senza vincoli eccessivi.
- Come si collega il tempo al concetto di ricchezza? Il tempo libero consente cura personale, relazioni e attività non lavorative che aumentano la qualità della vita.
- Qual è il ruolo delle relazioni sociali nella percezione del benessere? Le relazioni forniscono supporto emotivo e pratico, contribuendo a resilienza e soddisfazione personale.
- Quali misure pubbliche rispondono a questi valori? Investimenti in sanità, istruzione, servizi per la conciliazione e spazi pubblici che favoriscano l’aggregazione sociale.
- Questi valori sono condivisi da tutte le fasce d’età? Sì, ma con sfumature: i giovani mostrano maggiore attenzione agli obiettivi economici, mentre tutte le età concordano sull’importanza di salute, libertà, relazioni e tempo.
Disuguaglianze generazionali e percezione della sicurezza economica
Le tensioni economiche e la distribuzione della ricchezza rivelano fratture generazionali marcate: i giovani percepiscono maggiormente l’impossibilità di acquisire beni fondamentali come la casa e indirizzano le proprie scelte verso l’accumulazione finanziaria, mentre gli anziani si dichiarano più sereni e meno orientati al possesso materiale. Questa dinamica si traduce in due effetti immediati: una crescente sensazione di precarietà tra i 16–39 anni e un consenso sociale diffuso sulla necessità di intervenire politicamente per regolare le disuguaglianze. L’87% degli intervistati teme che l’accesso alla proprietà immobiliare sia sempre meno realizzabile per i giovani, indicazione che sintetizza il nodo centrale del malessere economico generazionale.
I dati mostrano che solo un quarto della popolazione dichiara di orientare le proprie azioni principalmente all’accumulo di ricchezza finanziaria; tuttavia questa quota è concentrata soprattutto nelle fasce più giovani. Il risultato segnala una duplice realtà: da un lato, livelli di benessere diffuso che attenuano la spinta verso l’arricchimento materiale per una larga parte della società; dall’altro, barriere strutturali che impediscono a nuove generazioni di consolidare la propria stabilità economica.
Questa percezione è alimentata da vari fattori sistemici: l’aumento dei prezzi immobiliari, i costi fissi elevati come le assicurazioni sanitarie, e il mercato del lavoro che impone forme contrattuali meno tradizionali. La combinazione di questi elementi genera un senso di iniquità intergenerazionale: i senior, avendo beneficiato di periodi di accesso più favorevole alla proprietà e a condizioni lavorative stabili, appaiono protetti; i giovani, al contrario, si trovano a competere in un contesto con barriere d’ingresso più alte.
Le ripercussioni sociali sono concrete. Una larga maggioranza ravvisa un divario troppo ampio tra ricchi e poveri, e questo influisce sulle aspettative di mobilità sociale e sul grado di fiducia nelle istituzioni. Quando l’accesso a beni fondamentali è percepito come bloccato, la propensione a pianificare a lungo termine diminuisce, con conseguenze su natalità, investimenti nella formazione e partecipazione civica. In questo quadro, la percezione della sicurezza economica assume un valore centrale: non è solo questione di avere risorse, ma di poter prevedere stabilità nel tempo.
Per gli attori pubblici la sfida è doppia: attenuare le disuguaglianze materiali e ristabilire il sentimento di equità intergenerazionale. Misure mirate — politiche abitative per giovani, incentivi alla stabilizzazione contrattuale, strumenti fiscali che favoriscano l’accesso alla proprietà senza penalizzare la coesione sociale — risultano necessarie per prevenire l’erosione della fiducia sociale. In assenza di interventi calibrati, il rischio è che la percezione di ingiustizia alimenti polarizzazione e comportamenti orientati alla sicurezza economica individuale, accentuando ulteriormente le divisioni tra generazioni.
FAQ
- Perché i giovani percepiscono maggiore insicurezza economica? Per l’aumento dei prezzi immobiliari, costi fissi elevati e condizioni del mercato del lavoro che rendono più difficile consolidare stabilità finanziaria.
- Gli anziani sono meno preoccupati per la ricchezza materiale? Sì: le generazioni più anziane dichiarano una maggiore serenità economica e attribuiscono meno centralità al possesso materiale.
- Qual è l’impatto della percezione di disuguaglianza sulla società? Riduce la fiducia nelle istituzioni, scoraggia pianificazioni a lungo termine e può aumentare la polarizzazione sociale.
- Che ruolo ha la proprietà immobiliare nella percezione generazionale? È un indicatore chiave: l’87% ritiene che l’accesso alla proprietà per i giovani sia sempre più difficile, sintetizzando la frattura generazionale.
- Quali politiche possono ridurre le disuguaglianze generazionali? Politiche abitative mirate, incentivi per contratti stabili e misure fiscali che facilitino l’accesso alla casa senza penalizzare la coesione sociale.
- La volontà di accumulare ricchezza è più alta tra i giovani? Sì: i giovani mostrano una maggiore propensione a orientare scelte e azioni verso l’accumulo di ricchezza finanziaria rispetto alle generazioni più anziane.




