Oggi mi trovo a Londra per intervistare Ascanio Piersanti Fendi. Conosco Ascanio da molti anni durante i quali ho avuto modo di frequentarlo anche professionalmente. Mi ha sempre colpito la sua vivace intelligenza, la curiosità e la voglia di sfruttare tutte le opportunità che la vita gli ha messo a disposizione. E’ proprio durante una lunga telefonata con lui che decisi, alcuni anni fa, di comprendere il mondo delle cripto e della blockchain.
L’obiettivo oggi è quello di portare, ai giovani che mi leggono, l’esperienza di un loro coetaneo che da anni vive all’estero e che, malgrado sia lontano dalla propria famiglia, si è impegnato molto prima nello studio e poi nel mondo del lavoro.
Vediamo qual è la sua esperienza e le strategie professionali che ha adottato.
MB: Ascanio, da alcuni anni sei attivo nel mondo della blockchain, cosa ti senti di consigliare ai tuoi coetanei che vorrebbero investire in criptovalute oggi?
APF: A voi ragazzi che state pensando di investire in criptovalute consiglierei innanzitutto di studiare. Di comprendere cosa sono le criptovalute, quali sono le più importanti, verificare le fluttuazioni di prezzo, come vanno custodite, ecc. Personalmente sono particolarmente sensibile al tema della sicurezza, perciò consiglio l’adozione di adeguate precauzioni. Sapete che esistono hacker che ci vanno a nozze con le cripto? Ad oggi si sono impossessati di svariati miliardi di dollari soprattutto attraverso attacchi mirati a danno degli exchange più importanti, come ad esempio Binance.
E’ possibile custodire le monete virtuali in due modi, tramite lo “hot storage” e tramite il “cold storage”. Nel primo caso le criptovalute vengono lasciate online presso gli exchange con l’auspicio che questi si siano adeguatamente organizzati per contrastare un attacco informatico. Nel secondo caso, siamo in presenza di una soluzione molto più sicura poiché la custodia avviene attraverso “wallet” dove le criptomonete vengono custodite su blockchain e l’utente possiede le famose “chiavi segrete” per poterle sbloccare.
Da ultimo, mi sento di consigliare prudenza. Prima d’investire, sperimenta con pochissimi soldi così da aggiungere la pratica alla teoria.
MB: Sei passato dagli investimenti in criptovalute, alla cybersecurity, per poi approdare ai fondi d’investimento in criptovalute. E’ così semplice fare business nel nuovo mondo della blockchain? Raccontaci la tua esperienza.
APF: A cavallo tra il 2015 ed il 2016 un caro amico ed io stavamo navigando su internet alla ricerca delle nuove tecnologie, comprese quelle che riguardavano i nuovi sistemi di pagamento. Questa ricerca ci ha condotti alla scoperta di Bitcoin che ha attirato immediatamente la nostra attenzione, sia dal punto di vista della tecnologia (per quanto ne potessimo capire a suo tempo) sia da quello della sua storia. I fatto stesso che sia stato creato da un anonimo chiamato Satoshi Nakamoto rende il concetto ancora più interessante.
Questa scoperta è stata significativa per noi poiché, dopo aver studiato molto e testato le varie opzioni, abbiamo iniziato ad investire sia in bitcoin (BTC) sia in ether (ETH). In men che non si dica ci siamo trovati a cavalcare l’incredibile onda legata al boom delle cripto del 2017.
Abbiamo vissuto un momento surreale, nel tempo siamo però riusciti a tornare con i piedi per terra e a pensare alla realizzazione di un’idea molto più concreta. A cavallo tra il 2017 ed il 2018 abbiamo infatti deciso di dar vita ad un nostro fondo d’investimento in criptovalute. L’entrata in squadra di un terzo componente ci ha aiutati a far sì che il fondo sia ancora vivo oggi, nonostante il 2018 abbia letteralmente spazzato via molti investitori retail ed abbia messo in crisi regolatori e player istituzionali.
Siamo basati a Londra, una piazza che, malgrado Brexit, ci ha molto favoriti nella realizzazione di questo progetto. La nostra attenzione per quanto riguarda gli investimenti, è focalizzata su protocolli d’infrastruttura poiché siamo persuasi che è proprio qui dove il mondo cripto si svilupperà.
Riconosco che fare business in questo settore sia molto difficile, nell’arco dei prossimi dieci anni molti saranno i perdenti e solo pochi emergeranno. Chi “vincerà” veramente sarà il valore portato da queste nuove tecnologie.
MB: Da anni spazi fra il settore finanziario ed il fintech, a tuo avviso cosa manca a coloro che si lanciano nel fintech senza prima aver appreso la finanza tradizionale?
APF: La finanza tradizionale fornisce sicuramente una base solida a coloro che desiderano addentrarsi nel mondo fintech, ma non è certo sufficiente. Il fintech rappresenta l’evoluzione della finanza classica così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, per questo motivo è molto importante avere un buon know-how in ambito tecnologico. Mi è capitato di incontrare programmatori che, dopo essersi adeguatamente preparati, sono entrati con successo nel fintech. In altre occasioni, ragazzi poco preparati dal lato finanziario, hanno combinato veri e propri disastri.
Torno a ciò che menzionavo in apertura dell’intervista: è necessario studiare!
Essere ben preparati prima di addentrarsi in nuove avventure è fondamentale.
La buona idea di per sé non è sufficiente se non si ha un minimo di preparazione ed un team competente al quale appoggiarsi.
Parlando invece di attività legate alle istituzioni, tutti siamo consapevoli che la tecnologia porterà un profondo cambiamento a livello di business model di banche, assicurazioni, asset manager, ecc. Ad esempio sappiamo tutti dell’esistenza dei “robot-advisor” per i quali banche e grandi istituzioni stanno investendo massicciamente. In questo caso, mi sento di dire, a chi è abituato alle modalità tradizionali, di studiare, di guardare avanti con mente aperta ed evolvere professionalmente, così da rimanere sempre competitivi su un mercato del lavoro sempre più complesso ed articolato.
MB: Cosa vuol dire essere italiano e vivere a Londra oggi? Stai incontrando delle difficoltà o delle incertezze?
APF: Vivo a Londra da otto anni ed è una città che mi ha offerto innumerevoli opportunità. Nulla è regalato, ma mettendoci tanto impegno e passione, si possono realizzare cose importanti. E’ vero che sono sorte parecchie incertezze da quando è stata annunciata la Brexit, per cui diverse persone hanno lasciato l’Inghilterra, alcune delle quali sono rientrate in Italia. Personalmente, al momento, non sento il bisogno di lasciare questa città che sta crescendo come hub tecnologico e spinge molto affinché si crei una community coesa di giovani provenienti da tutto il mondo.
Lo sai che Londra è la terza città italiana per numero di cittadini? Davvero una potenza!
Penso che gli italiani si trovino molto bene qui, soprattutto dal punto di vista lavorativo.
Purtroppo la fuga dei cervelli dall’Italia è in corso da anni, ritengo che il nostro Governo dovrebbe provare a fermare questa emorragia per mantenere questo importante valore a casa nostra.
MB: Ci vuoi dire che cos’è e cosa fa HSC?
APF: Si tratta del progetto di cui ti parlavo prima, ossia un fondo d’investimento che si basa su criptovalute e blockchain, nato a Londra nel settembre del 2017. Al momento siamo tre soci ed un consulente part-time, esperto di crittografia. La strategia che adottiamo è quella di “buy & hold” di lungo termine. La strategia è focalizzata su protocolli d’infrastruttura ed il modello dello “staking”. Siamo molto giovani e ci stiamo provando, per questo motivo inizialmente il fondo è stato partecipato solo da noi tre, dopo di che, visto l’evoluzione positiva, pian piano abbiamo deciso di allargarlo ad altri investitori. La visione per i prossimi 6-12 mesi è quella di incrementare ulteriormente il capitale in gestione.
Prima di chiudere questa intervista, vorrei sottolineare un’ultima cosa:
quest’ultimo progetto ci impegna ed appassiona molto e sebbene sia per noi di grande importanza, siamo consapevoli di trovarci agli albori della tecnologia blockchain, ciò porterà al fallimento di tante iniziative perciò, sebbene entusiasti, tutti noi abbiamo un’attività accessoria che ci bilancia professionalmente e ci permette di affrancarci e migliorare le nostre competenze nel mondo della finanza e della tecnologia.
Questo è il modo attraverso il quale ci stiamo attrezzando per le sfide future.