Harris supera Biden e Trump sulla politica crypto secondo Galaxy Research
Posizione di Harris sulla politica crypto
Kamala Harris si sta mostrando più favorevole nei confronti della criptovaluta rispetto al presidente Joe Biden, ma non così tanto come il suo rivale Donald Trump, secondo una recente analisi di Galaxy Research. Harris si è impegnata a migliorare in modo concreto l’ambiente normativo per le aziende di criptovaluta negli Stati Uniti, anche se mantiene posizioni sfavorevoli su temi come la tassazione, il mining di Bitcoin e la custodia autonoma delle criptovalute. Alex Thorn, responsabile della ricerca di Galaxy, ha affermato che “sebbene Trump sia indubbiamente più favorevole all’industria, siamo ottimisti che Harris possa essere più sostenitrice di quanto non lo sia stata Biden”.
In vista delle elezioni presidenziali statunitensi di novembre, Harris e Trump si trovano in posizioni contrastanti riguardo alla regolamentazione delle criptovalute. Mentre Trump ha espresso l’intenzione di rendere l’America “la capitale mondiale delle criptovalute”, Harris è rimasta relativamente silenziosa sull’argomento, anche se ha iniziato a esprimere il desiderio di includere la tecnologia blockchain tra le tecnologie emergenti per le quali gli Stati Uniti devono mantenere una posizione di predominanza.
Questo potrebbe tradursi in una regolamentazione delle criptovalute meno rigida rispetto a quella implementata sotto Biden, che ha visto la Securities and Exchange Commission (SEC) adottare un approccio piuttosto aggressivo nei confronti del settore, con oltre 100 azioni legali contro le aziende del settore. Harris, dal canto suo, ha iniziato a rinnovare il suo interesse verso crittovalute e blockchain a partire da settembre, suggerendo che le sue posizioni potrebbero essere più costruttive rispetto a quelle dell’amministrazione Biden.
Un segnale interessante è l’uscita di Gurbir Grewal, il capo dell’applicazione della SEC, a ottobre, che potrebbe indicare una possibile svolta interna a favore di una regolamentazione più favorevole per le criptovalute. Tuttavia, la Harris continua a mantenere una posizione “estremamente ostile” nei riguardi delle tasse legate alle criptovalute, nonché riguardo al mining di Bitcoin e alla custodia autonoma. La sua agenda fiscale richiede un ripristino delle imposte di Trump, che si tradurrebbe verosimilmente in un incremento delle tasse sulle plusvalenze per i detentori di criptovalute.
Confronto tra le politiche crypto di Harris e Biden
Harris vs. Trump: prospettive contrastanti
Nel contesto delle prossime elezioni presidenziali, il confronto tra Kamala Harris e Donald Trump offre uno sguardo interessante sulle rispettive politiche riguardanti le criptovalute. Mentre Trump ha iniziato a farsi notare per le sue posizioni entusiaste e fortemente favorevoli all’industria crypto – inclusa la dichiarazione di voler trasformare gli Stati Uniti nella “capitale mondiale delle criptovalute” – Harris ha mantenuto un profilo più riservato, sebbene ultimamente stia cercando di accrescere il suo coinvolgimento sul tema.
Trump, oltre a promettere di “licenziare” Gary Gensler, l’attuale commissario della SEC, ha delineato un’agenda che include la promozione del Bitcoin mining in America. La sua posizione si ricollega a un’idea più ampia di potenziare la produzione di Bitcoin a livello nazionale, integrando il mining nel discorso più ampio sulla manifattura statunitense. In contrapposizione, la Harris non ha abbracciato la stessa enfasi sul mining, mostrando invece preoccupazione riguardo alle tasse e alla regolamentazione.
Nonostante l’approccio di Harris possa apparire più favorevole rispetto a quello dell’amministrazione Biden, rimane comunque cauta nei confronti di tematiche cruciali come l’autocustodia delle criptovalute. In effetti, l’approccio di Trump sostiene e protegge esplicitamente il diritto alla custodia autonoma, che consente agli utenti di gestire direttamente i propri asset digitali senza dover dipendere da custodi terzi. Questa posizione si allinea con la crescente domanda di libertà e controllo fra i detentori di criptovalute.
Le conseguenze sono significative, dato che entrambi i candidati si mostrano però rigidi sulla questione delle sanzioni finanziarie legate alle transazioni di criptovalute effettuate da avversari stranieri. Ciò potrebbe limitare l’appoggio a soluzioni di finanza decentralizzata che non rispettano i requisiti di conformità come “Know Your Customer” e le normative anti-riciclaggio. Harris, quindi, sebbene possa rappresentare un miglioramento rispetto a Biden, non riesce a colmare il divario rispetto all’atteggiamento decisamente più accogliente di Trump verso l’industria crittografica.
Man mano che ci avviciniamo alla data delle elezioni, sarà fondamentale monitorare come questi candidati articoleranno ulteriormente le loro politiche su un settore in rapida evoluzione come quello delle criptovalute. La distinzione tra i loro approcci potrebbe non solo influenzare il futuro della regolamentazione crypto negli Stati Uniti, ma anche avere ripercussioni sul voto di milioni di elettori che possiedono criptovalute.
Harris vs. Trump: prospettive contrastanti
Nell’ambito delle imminenti elezioni presidenziali, il confronto tra Kamala Harris e Donald Trump evidenzia differenze sostanziali nelle loro posizioni nei confronti delle criptovalute. Mentre Trump si è fatto promotore di un’agenda audace e favorevole all’industria crypto, parlando di rendere gli Stati Uniti la “capitale mondiale delle criptovalute”, Harris ha adottato un approccio più misurato, anche se recentemente ha mostrato un’attenzione crescente per il settore.
Trump non solo ha manifestato l’intento di “licenziare” Gary Gensler, l’attuale presidente della SEC, ma ha anche promesso di incentivare il mining di Bitcoin nel paese. La sua visione si allinea con una strategia più ampia per rilanciare l’industria manifatturiera americana, spingendo per una maggiore produzione di Bitcoin sul suolo statunitense. Questo approccio è emblematico di un desiderio di promuovere un ecosistema favorevole alle criptovalute, comprendendo l’importanza della creazione di posti di lavoro e dell’innovazione.
Al contrario, la posizione di Harris sembra essere più ambivalente. Anche se ha iniziato a esplorare le possibilità offerte dalla blockchain, il suo scetticismo sulla regolamentazione del settore e sulle pratiche fiscali rimane evidente. Harris, infatti, si mostra particolarmente ostile nei confronti delle politiche fiscali legate alle criptovalute, proponendo un incremento delle imposte sulle plusvalenze, una misura che potrebbe impattare negativamente i detentori di asset digitali.
Un ulteriore punto di divergenza riguarda il concetto di autocustodia delle criptovalute. Trump difende fermamente il diritto degli utenti di gestire autonomamente i propri portafogli, vedendo questo aspetto come fondamentale per la libertà individuale nel panorama digitale. Invece, Harris ha mantenuto un approccio meno entusiasta riguardo a questo tema, lasciando intendere che la sua agenda possa non rispondere pienamente ai bisogni e alle aspettative di coloro che desiderano un controllo completo sui propri asset.
Nonostante entrambe le figure politiche siano rigorose nel perseguire sanzioni contro le transazioni di criptovalute effettuate da entità straniere, Harris e Trump si differenziano nettamente su questioni fondamentali che potrebbero indirizzare il futuro del settore. Con la calma determinazione di Harris, che cerca un equilibrio tra regolamentazione e innovazione, e l’approccio energico di Trump, è chiaro che le loro visioni sulla criptovaluta e la fintech plasmeranno significativamente la narrativa della campagna elettorale e, potenzialmente, il futuro della regolamentazione criptografica negli Stati Uniti.
Impatti fiscali e mining di Bitcoin
Le politiche fiscali e le posizioni sul Bitcoin mining giocano un ruolo cruciale nel dibattito sulle criptovalute, specialmente in vista delle elezioni presidenziali che si avvicinano. Secondo Galaxy Research, Kamala Harris mantiene una postura “estremamente ostile” nei confronti delle questioni fiscali legate alle criptovalute. A tal proposito, i suoi piani includono la “revisione” delle riduzioni fiscali introdotte da Donald Trump, il che potrebbe comportare un aumento delle tasse sulle plusvalenze per i detentori di criptovalute. Questa strategia comporterebbe un impatto diretto sull’intera comunità cripto, ostacolando la crescita e l’adozione del settore negli Stati Uniti.
D’altra parte, Trump mostra una visione nettamente opposta: si impegna a promuovere il mining di Bitcoin come parte di una strategia più ampia che mira a rinforzare la produzione nazionale. Secondo il rapporto, Trump intende rincuorare l’industria del mining, proponendo incentivi per aumentare la quantità di Bitcoin “fatta in America”. Considerando la crescente consapevolezza sui benefici economici del mining di criptovalute, questa posizione potrebbe avere un forte richiamo sia per gli investitori che per i creatori di posti di lavoro nel settore. Trump ha anche promesso di “proteggere il diritto all’autocustodia”, sostenendo la libertà degli utenti di possedere e gestire direttamente i propri asset digitali.
Differente è l’approccio di Harris verso il mining di Bitcoin e l’autocustodia, che non ha mostrato lo stesso sostegno. Le sue posizioni sembrano più cautelose e focalizzate sulle regolazioni fiscali che possono limitare la partecipazione al mercato. Ciò può essere visto come un’opportunità mancata per attirare un elettorato più giovane e innovativo, che prospera nel mondo delle criptovalute e cerca maggiore libertà nei propri investimenti.
Entrambi i candidati, tuttavia, condividono un atteggiamento fermo nei confronti delle sanzioni finanziarie imposte alle transazioni crypto di entità straniere. Questo atteggiamento potrebbe limitare il loro sostegno a soluzioni finanziarie decentralizzate che non rispettano le norme Know Your Customer (KYC) e Anti-Money Laundering (AML), rendendo difficile per i nuovi progetti di guadagnare terreno e rispettare la crescente domanda di finanza alternativa.
Mentre Harris e Trump differiscono sostanzialmente su come affrontare il mining di Bitcoin e le politiche fiscali, entrambi i candidati sembrano consapevoli dell’importanza denotata dalle criptovalute nel contesto economico attuale. Le scelte politiche e le dichiarazioni in queste aree non solo influenzeranno la loro campagna elettorale, ma potrebbero anche avere ripercussioni a lungo termine sul panorama delle criptovalute negli Stati Uniti.
Considerazioni finali sul futuro delle politiche crypto negli Stati Uniti
La crescente attenzione verso le criptovalute e le loro politiche di regolamentazione, in vista delle elezioni presidenziali statunitensi, sta creando un ambiente di incertezze e opportunità. I candidati, Kamala Harris e Donald Trump, si trovano a fronteggiare una comunità di investitori e consumatori sempre più consapevoli e impegnati, il che rende il loro approccio a questo settore cruciale non solo per il futuro delle criptovalute, ma anche per l’intera economia digitale.
Harris ha mostrato un approccio potenzialmente evolutivo rispetto a Biden, cercando di navigare tra una regolamentazione più favorevole e le necessità di una governance controllata. Tuttavia, i suoi scetticismi riguardo a tassazione e mining di Bitcoin potrebbero compromettere l’attrattività della sua proposta, limitando il sostegno da parte della comunità cripto. D’altra parte, Trump ha chiaramente delineato un piano audace che mira a posizionare gli Stati Uniti come leader globale nel settore crypto, promettendo di incentivare il mining e di difendere i diritti degli utenti sulla custodia dei propri asset. Questa direzione non solo potrebbe catalizzare investimenti nel settore, ma anche attrarre un pubblico più giovane e innovativo, desideroso di un ambiente regolamentare favorevole.
Il fatto che entrambi i candidati concordino su alcuni aspetti critici, come la rigidità nei confronti delle sanzioni alle transazioni estere, indica che le dinamiche del mercato delle criptovalute dovranno fare i conti con un contesto di maggior controllo e compliance. La tensione tra l’adozione di pratiche decentralizzate e la necessità di una supervisione governativa potrebbe generare conflitti, influenzando le opportunità di crescita del settore. Inoltre, le decisioni politiche riguardo a queste normative influenzeranno l’orientamento degli investitori e degli imprenditori nel campo delle tecnologie blockchain e delle criptovalute, rendendo digressioni e cambiamenti normativi tematiche di grande rilevanza.
Di fatto, mentre si avvicinano le elezioni, il dibattito su come gestire le criptovalute in un modo che equilibri l’innovazione con la protezione dei consumatori e la sicurezza nazionale diventa sempre più urgente. Le politiche formulate da Harris e Trump non solo definiranno il loro futuro politico, ma plasmeranno anche il panorama delle criptovalute negli Stati Uniti, influenzando potenzialmente gli sviluppi globali in questo settore innovativo.