Transparent things, l’opera prima di Gia Ford
Sono sollevata sia uscito: è bello che sia uscito, e sia lì, a disposizione di tutti. Ho ricevuto molti commenti positivi e di questo sono molto felice: è una felicità contagiosa, che cresce giorno dopo giorno…è bello!
L’uscita è stata ben pianificata: abbiamo lavorato al disco negli Stati Uniti e il progetto è stato terminato circa un anno fa. Abbiamo ancora un sacco di materiali, ma quelli inclusi in Transparent Things sono stati finalizzati ad aprile dello scorso anno. L’idea dell’album è nata a novembre 2022, quando la mia etichetta ha ascoltato le canzoni e ha proposto di fare qualcosa di più grande. È passato un po’ di tempo ma eccoci qui, è tutto vostro!
L’esperienza ai Sound City Studios
Sì, e più ci penso più mi rendo conto che è tutto vero. È uno studio iconico, dove puoi respirare la musica di così tanti artisti leggendari che sono stati lì negli anni. È stata un’esperienza molto speciale.
Ogni angolo dei Sound City Studios racconta storie di artisti che hanno lasciato un’impronta indelebile nella musica. La sensazione di lavorare in un luogo così carico di storia ti fa sentire parte di qualcosa di più grande. Quando ero in studio, li sentivo quasi presenti, come se stessero ascoltando e approvando quello che stavo facendo. Questo mi ha dato una grande carica di energia e ispirazione.
La nostra squadra ha lavorato duramente per ottenere il suono giusto, trascorrendo ore a perfezionare ogni dettaglio. È un processo che richiede tempo e pazienza, e ogni piccola modifica può fare la differenza. Abbiamo registrato in diverse stanze, ognuna con una propria atmosfera: alcune più intime, altre più aperte e risonanti. Ogni spazio aggiungeva qualcosa di unico al lavoro finale.
Inoltre, la comunità creativa che si riunisce ai Sound City Studios è incredibile. Ho avuto la possibilità di incontrare altri artisti e membri dello staff che sono appassionati e di talento, e questo ha reso l’esperienza ancora più memorabile. Ogni giorno era un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo e crescere come artista.
Non vedo l’ora di tornare lì, magari per un altro progetto o per arricchire ulteriormente la mia musica. Sono grata di aver potuto registrare la mia prima opera in un luogo così leggendario, che rappresenta per me un passo fondamentale nella mia carriera musicale.
Le storie nell’album
Non c’è un messaggio vero e proprio: sono tante piccole storie che ho creato, anche osservando ciò che mi circonda. Guardandomi intorno vedo tanti personaggi che sono così diversi da me ma che, allo stesso tempo, un po’ mi assomigliano. E così ho imparato a empatizzare con le persone, tanto da renderle protagoniste delle mie canzoni. Credo che poi ognuno di noi trovi, alla fine, qualcosa che ha già visto o sentito, a livello di narrazione. In Transparent Things ci sono alcuni brani molto personali, ma altri sono di storie che ho creato appositamente. Ma è bello così.
Questo approccio narrativo riflette la mia capacità di vedere e interpretare il mondo che mi circonda. Ogni brano rappresenta un istante, una sensazione, un incontro. Scrivo sia per condividere la mia esperienza sia per dare voce a realtà diverse dalla mia. Mi piace pensare che la musica possa fungere da ponte tra le persone, permettendo a chi ascolta di riconoscersi in storie raccontate attraverso testi e melodie.
La varietà delle storie in Transparent Things rende il disco un viaggio emotivo: ci sono momenti di gioia, di riflessione e persino di malinconia. I brani invitano a esplorare nuance e sfumature della vita quotidiana che spesso passano inosservate. Durante la scrittura, ho cercato di mantenere un equilibrio tra autenticità e immaginazione, così che ogni ascoltatore potesse trovare un legame personale con le canzoni.
Alla fine, la cosa più gratificante è sentire che altri si identificano con le mie storie. Musicalmente parlando, questo approccio aiuta a creare un legame speciale tra l’artista e il pubblico. Ogni nota e ogni parola possono risuonare in modo unico per chi ascolta, e questo è ciò che rende la musica una forma d’arte così potente e universale.
Gia Ford, One To Watch
Mi fa capire che sto lavorando con le persone giuste e che sì, sono sulla strada giusta. Ho la fortuna di collaborare con figure professionali e sincere, che sono affini a me: questo mi dà fiducia come persona e artista, anche perché non potrei mai essere disonesta con me stessa. Non è facile farsi ascoltare, e riuscirci grazie alla mia musica per è importantissimo.
La definizione di “One To Watch” è un grande onore, ma implica anche una certa responsabilità. Ogni volta che sento queste parole, mi ricorda l’importanza di continuare a innovare e spingere i confini della mia creatività. È un incoraggiamento a non fermarmi mai, a esplorare nuove sonorità e a rimanere autentica nel mio percorso musicale. La community musicale è vibrante e in continua evoluzione, e sentire che il mio talento venga notato mi spinge a fare sempre di più.
Inoltre, sapere di avere un pubblico che mi supporta fa tutta la differenza. La musica non è solo una questione personale; è una connessione che stabilisco con le persone attraverso le mie canzoni. Ogni feedback, ogni parola di supporto, ogni messaggio che ricevo da chi ascolta il mio album mi ricorda che il mio lavoro ha un impatto. Questo scambio di emozioni è ciò che rende l’esperienza musicale così speciale.
Vivere in un’epoca in cui possiamo comunicare e connetterci facilmente attraverso social media e altre piattaforme è un vantaggio. Le persone possono raggiungermi e raccontarmi come le mie canzoni abbiano toccato le loro vite. È incredibile pensare che attraverso la mia musica posso entrare in contatto con diverse culture, esperienze e storie personali. Ecco perché prendo molto sul serio il termine “One To Watch”: è un richiamo a continuare a crescere e ad essere di ispirazione per gli altri, proprio come tanti artisti lo sono stati per me nel mio viaggio musicale.
Influenze musicali e ispirazioni
Sono molto fortunata ad essere nata qui: il Regno Unito è veramente ricchissimo di musica. Mi piace molto anche il fatto che altri paesi si ispirino a tanti gruppi britannici, come i Beatles e i Rolling Stones, di cui io sono una grande fan. Mi piacciono tantissimo Fleetwood Mac, mix perfetto di musica inglese e britannica, PJ Harvey, Leonard Cohen, Nick Cave…poi Portishead, di Sheffield proprio come me!, Kate Bush…tantissimi artisti mi hanno influenzato, e molti di loro sono inglesi. Sì, provengo da una terra ricca di musica.
Le influenze per la mia scrittura sono molteplici e variegate. Ogni artista che ascolto porta con sé qualcosa di speciale che mi colpisce e che cerco di integrare nella mia musica. Ad esempio, ammiro l’abilità di Ottis Redding e la profondità emotiva di Nina Simone. Questi artisti non solo hanno plasmato il suono che amo, ma mi hanno anche insegnato l’importanza di essere sinceri nelle proprie canzoni. Questo è cruciale per me perché voglio sempre che la mia musica possa suscitare emozioni autentiche in chi l’ascolta.
Quando scrivo, mi lascio ispirare dai suoni ma anche dalle storie che ascolto o che vivo in prima persona. Spesso mi capita di riflettere su esperienze altrui, che possono diventare spunti per la mia musica. Ci sono momenti nei quali sperimento anche con generi diversi, cercando di mescolare le mie radici con altre sonorità contemporanee. Questo processo di fusione è un modo per creare qualcosa di nuovo e autentico.
In ultimo, sono sempre attenta a ciò che mi circonda nella vita quotidiana, che si tratti di conversazioni, libri letti o di esperienze vissute. Ogni giorno è un’opportunità per raccogliere piccoli dettagli che possono trasformarsi in testi o melodie significative. La musica è per me un viaggio continuo di scoperta, e ogni nuova influenza arricchisce il mio bagaglio artistico.