Europa leader cloud: assorbe il 70% dei ricavi digitali dai mercati Usa

La dipendenza strutturale dell’Europa dal digitale americano
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L’Europa si trova oggi in una condizione di dipendenza strutturale dal digitale statunitense, una situazione che permea gran parte del mercato tecnologico continentale, con effetti rilevanti sull’autonomia strategica e sulla sicurezza nazionale. Il settore del cloud rappresenta un chiaro esempio di questo squilibrio: il 70% dei ricavi generati dal cloud in Europa è legato a colossi tecnologici americani, una quota che cresce ulteriormente considerando anche i servizi software e le piattaforme digitali. Tale dipendenza non riguarda esclusivamente il mercato privato, ma coinvolge anche enti pubblici e governi; persino servizi sensibili come il controspionaggio britannico si affidano a server di aziende americane. Questo scenario mette in evidenza la vulnerabilità dell’Europa, che rischia di subire interruzioni o limitazioni dei servizi qualora questi fornitori decidessero di sospendere l’erogazione, con conseguenze economiche e strategiche importanti.
Strategie per la riduzione della dipendenza tecnologica
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Per limitare l’attuale dipendenza europea dal digitale statunitense, è necessario adottare strategie strutturate e coordinate a livello continentale, focalizzandosi su diversificazione e rafforzamento delle competenze interne. L’idea centrale è di promuovere un ecosistema digitale europeo, favorendo l’utilizzo di fornitori locali nei settori cloud, hardware e software, soprattutto nelle gare d’appalto pubbliche. Questo approccio ridurrebbe la vulnerabilità a interruzioni esterne e incrementerebbe l’autonomia tecnologica strategica. Il rapporto elaborato da Key4biz e Red Open sottolinea l’importanza di definire un “patto per il futuro economico e tecnologico dell’Europa”, che concretizzi questi principi attraverso politiche di sostegno e investimenti mirati.
Un ulteriore elemento fondamentale riguarda la necessità di sviluppare infrastrutture di alto livello all’interno del territorio europeo, con particolare attenzione all’implementazione e diffusione di data center nazionali e regionali, nonché alle capacità di calcolo ad alte prestazioni (HPC). Parallelamente, è necessario incentivare la ricerca e la formazione in ambiti chiave per il digitale, per rafforzare il know-how tecnico locale e promuovere soluzioni innovative made in Europe.
Andrea Rossetti, professore di Informatica giuridica e co-founder di Red Open, evidenzia che pur riconoscendo le difficoltà di questo percorso, la diversificazione dei fornitori rappresenta la via più efficace per garantire la sicurezza e la continuità dei servizi digitali europei. Un progressivo aumento della capacità produttiva interna e l’adozione di criteri prioritari nei contratti pubblici sono interventi necessari per mitigare i rischi attuali legati alla dipendenza da colossi stranieri.
Progressi e sfide nelle infrastrutture digitali italiane
L’Italia ha compiuto significativi passi avanti nel potenziamento delle proprie infrastrutture digitali, nonostante permangano sfide strutturali che rallentano il pieno raggiungimento dell’autonomia tecnologica nazionale. Negli ultimi anni, il settore delle telecomunicazioni ha visto una spinta accelerata verso la diffusione della fibra ottica e della rete 5G, elementi imprescindibili per sostenere la crescita digitale e garantire una connessione robusta e ad alta capacità su tutto il territorio. Parallelamente, è cresciuto l’investimento in data center nazionali e piattaforme cloud italiane, incrementando le capacità di elaborazione e archiviazione dei dati all’interno dei confini nazionali, riducendo parzialmente la dipendenza dagli operatori esteri.
Un ulteriore segnale di progresso è rappresentato dalla partecipazione italiana a progetti europei di high performance computing (HPC), volti a sviluppare infrastrutture di calcolo avanzate per applicazioni scientifiche, industriali e di ricerca. Questi sforzi, pur ancora in fase iniziale, gettano le basi per costruire un ecosistema digitale più resiliente e competitivo.
Tuttavia, permangono criticità legate a una distribuzione territoriale disomogenea delle infrastrutture, con aree ancora scarsamente servite da connessioni di qualità e limitata presenza di data center di ultima generazione. La necessità di proseguire con investimenti mirati, soprattutto pubblici, è imprescindibile per colmare questi gap. Il rafforzamento delle competenze tecniche e l’adozione di politiche industriali coerenti saranno fattori strategici per consolidare e ampliare i progressi finora raggiunti, consentendo all’Italia di giocare un ruolo più autorevole e autonomo nella scena digitale europea.
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