Blockchain: cibo sano dalla fattoria fino al tuo piatto?
Quando il cibo lascia la fattoria entra in un percorso tortuoso. Prima di mangiarlo vogliamo sapere dove e come è stato prodotto.
La blockchain non è solo la tecnologia che ha reso possibile la nascita del bitcoin, è anche una tecnologia che può essere utilizzata in diversi ambiti come ad esempio in quello della supply chain relativa al settore dell’agricoltura. La particolarità di questa tecnologia è data dalla crittografia tramite la quale è possibile creare un registro nel quale iscrivere beni e transazioni che non possono essere manomessi, “hackerati” o modificati.
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Grazie a questo registro le transazioni in valuta, di merci o di qualsiasi altra cosa abbia valore, avvengono in modo trasparente, i dati risultano immutabili ed incorruttibili. Grazie alla blockchain tali operazioni vengono realizzate senza la necessità di un intermediario; ad esempio un pagamento in criptovalute non ha bisogno di una banca o di altri intermediari normalmente impiegati.
5 vantaggi della blockchain nell’agroalimentare
Sicurezza alimentare
Questo sembra essere il settore in cui è già stato effettuato il maggior numero di attività in quanto vi è un chiaro interesse sia da parte dei produttori sia dei consumatori.
IBM insieme ad aziende come Walmart sono state pioniere in questo ambito.
Favorire la trasparenza all’interno della supply chain permette d’identificare e rimuovere soggetti che si comportano in modo fraudolento o inadeguato come pure i processi scadenti. Ciò assicura condizioni ideali a tutta la filiera, dall’azienda agricola, al mercato, al consumatore finale.
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Prendiamo ad esempio il verificarsi di un’epidemia in grado di compromettere la sicurezza alimentare; grazie alla blockchain sarebbe possibile individuare rapidamente la provenienza di un determinato bene, risparmiando in questo modo tempo, denaro e soprattutto vite umane.
Tracciabilità
Il vantaggio di acquistare cibo a chilometro zero è sempre stato descritto come “sai esattamente da dove proviene il tuo cibo e chi l’ha coltivato. Sai che è fresco”.
Ti piacerebbe se ciò fosse possibile anche su larga scala?
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A prescindere dall’origine del cibo che hai acquistato, sarebbe molto utile e rassicurante sapere da dove proviene, chi l’ha prodotto, quando è stato raccolto e lavorato, con l’utilizzo di quali additivi, a quanto ammonta il tempo di transito dal produttore al consumatore e così via. Diverse aziende stanno già lavorando per risolvere proprio questo problema.
Concretamente, l’utilizzo della blockchain è utile per prevenire frodi alimentari, false etichette ed intermediari ridondanti.
Costi di transazione
Alcune aziende stanno facendo progressi nella creazione di supply chain di fornitura più trasparenti ed efficienti attraverso l’uso della tecnologia blockchain applicandola direttamente alle attività commerciali.
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Eliminando la necessità di parti terze per la gestione di transazioni e la conservazione delle relative registrazioni, la tecnologia blockchain può ridurre massicciamente i costi delle transazioni.
Apertura di nuovi mercati
La premessa è riuscire a creare fiducia e responsabilità tra i vari attori del mercato affinché si riduca la necessità di valutare ogni persona individualmente sulla base della sua affidabilità e capacità di esecuzione. Questo significa che coloro che prima non erano in grado di proporsi come partner attendibili per svariati motivi (lontananza geografica, mancanza di conoscenza personale, ecc.) ora possono concludere affari senza che ci sia la necessità di utilizzare un “mediatore di fiducia”, rappresentato normalmente da un costoso intermediario. Ciò significa anche che gli operatori di mercato più svantaggiati ora possono avere una sorta di “posto a tavola” grazie a questa nuova tecnologia.
Logistica
Chiunque abbia lavorato nella filiera agroalimentare conosce le sfide della logistica rappresentate dalla gestione del trasferimento di prodotti che spesso hanno una durata di conservazione molto breve, in condizioni di incertezza, in grandi quantità e spesso il cui valore economico è molto elevato.
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Già nel 2017 UPS, uno dei più importanti player della logistica internazionale, si è unita a Blockchain in Transport Alliance che grazie all’utilizzo della tecnologia blockchain mira a ricoprire un ruolo centrale nella rete logistica intelligente del futuro. UPS vede infatti la necessità di creare standard e protocolli di settore per consentire alle piattaforme blockchain di operare efficacemente ad altre tecnologie consolidate.
La complessa supply chain dell’agroalimentare
La catena agroalimentare globale oggigiorno è molto articolata. Essa comprende agricoltori, magazzini, compagnie di spedizione, distributori, comparto manifatturiero, rivenditori, ecc. Coinvolgere così tante controparti significa anche adottare molte diverse tipologie di registrazione, dai fogli su Excel, allo scambio di e-mail, ai documenti cartacei.
Questo sistema non solo è inefficiente, ma anche impreciso. Quando si acquista un ortaggio presso il negozio di alimentari sotto casa, non sempre l’etichetta indica il paese di provenienza dell’alimento o il nome dell’azienda agricola che l’ha prodotto (ogni paese ha regole diverse a tale proposito).
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Quando il tema in questione riguarda il cibo, eventuali problematiche possono rivelarsi particolarmente serie.
Dovesse scoppiare un caso di contaminazione a causa di registrazioni poco chiare, le aziende potrebbero impiegare giorni o addirittura settimane per rintracciare la fonte di un’infezione e richiamare i prodotti insufficienti dal punto di vista della sicurezza alimentare.
Un esempio è ciò che è accaduto negli Stati Uniti nel 2006 quando tre persone sono morte e quasi 200 si sono ammalate dopo aver mangiato spinaci contaminati da Escherichia coli. Allora la FDA non poteva essere certa di quali sacchetti di spinaci contenessero il batterio, raccomandò quindi agli americani di evitare di mangiare spinaci freschi. L’industria degli spinaci quell’anno perse 74 Mio di dollari.
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Blockchain una soluzione al problema dell’“Italian sounding”
In Italia esiste un grave problema che danneggia fortemente l’economia del paese, si tratta del fenomeno del cosiddetto “Italian Sounding”. Consiste nell’attribuire ad un prodotto un marchio il cui “suono” evochi un’origine italiana, ad esempio
Italian Parmesan, Combonzola, American Grana, Italian Wedding Soup.
Questo fatto riguarda prodotti realizzati all’estero i quali, giocando sul “suono” del rispettivo nome, traggono in inganno i consumatori facendo loro credere che si tratti di un vero prodotto italiano.
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Proprio lo scorso mese di luglio il Ministro Luigi Di Maio osservava
E’ sconvolgente sapere che noi abbiamo 40 Miliardi di Euro di Made in Italy nel mondo e ben 100 Miliardi di falso Made in Italy
Mi auguro che la ricetta per arginare tale fenomeno fino a sconfiggerlo possa un giorno arrivare dalle nuove tecnologie ed in particolare dalla tecnologia blockchain.
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