Bioplastiche: i nuovi imballaggi a impatto zero.
Spesso si discute a proposito degli effetti che, a lungo termine, possono avere sulla natura e sull’ambiente le sostanze con cui sono realizzati i materiali da imballaggio. Soprattutto se si tratta di imballaggi alimentari, materiali come plastica o sintetici, non inerti, possono diffondersi all’interno degli alimenti dando luogo ad effetti dannosi sull’organismo dell’uomo. Le condizioni dell’ambiente che ci circonda, parlando soprattutto di mutamenti climatici, sono oggetto centrale di discussione.
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La biodegradabilità è la peculiarità fondamentale e imprescindibile delle componenti dei contenitori dell’oggi e del futuro, a partire dai sacchetti dei supermercati. Le bioplastiche rappresentano la sfida alla plastica tradizionale, la nuova frontiera amica dell’ambiente che consentirà un consumo senza sprechi, consapevole ed ecosostenibile.
È oggetto di studio dei centri di ricerca ambientale la possibile correlazione tra inquinanti chimici e malattie croniche come diabete, obesità, cancro e disordini neurologici e infiammatori. E se gli imballaggi del futuro fossero ecosostenibili? Le bioplastiche potrebbero essere la chiave di volta della produzione per imballaggi, e dare un giro di vite all’annosa questione ambientale.
Plastica versus bioplastiche: i costi ambientali e gli effetti.
Gli scienziati stimano che nel mondo vengono prodotti trecento milioni di tonnellate di plastica all’anno: di questa quantità, all’incirca il 99% è ottenuta da petrolio greggio e altri combustibili fossili. Una volta nell’immondizia, questo genere di materiale può avere una durata imperitura senza corrompersi o alterarsi. Se bruciate, tali sostanze rilasciano diossido di carbonio nell’atmosfera, contribuendo sensibilmente ai mutamenti climatici, tema scottante sul quale si dibatte da tempo immemore.
Perché puntare sulle bioplastiche?
Alcuni produttori hanno scelto la plastica eco- friendly, una tipologia di plastiche derivate da amido di mais, patate dolci o altre fonti vegetali rinnovabili, deperibili e biodegradabili nel terreno. Tali materiali, tuttavia, spesso non sono sufficientemente resistenti o flessibili per essere utilizzati negli imballaggi, e dunque non hanno ancora soppiantato la plastica tradizionale, spesso contestata e discussa, ma indiscussa dominatrice del mercato.
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Gusci d’uovo: l’elemento principe delle bioplastiche.
Gli imballaggi “verdi” del futuro potrebbero essere realizzati con una nuova eco- plastica prodotta a partire dai gusci d’uovo. La notizia emerge da un eminente studio presentato all’annuale meeting dell’American Chemical Society.
Un gruppo di ricercatori, infatti, sosterrebbe che aggiungere schegge di guscio d’uovo alle plastiche ecosostenibili già esistenti potrebbe contribuire a cerare un innovativo materiale biodegradabile flessibile e duttile, ma senza il rischio di spezzarsi.
Versatili e resistenti, le “bioplastiche d’uovo” sono un progetto carico di aspettative, il superamento di una palude ambientale da tempo stagnante.
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Come si caratterizzeranno le nuove bioplastiche e cosa offriranno?
Il nuovo materiale sarebbe realizzato utilizzando i gusci delle uova. Saranno rotti i gusci d’uovo fino a ottenerne le più piccole e impalpabili componenti, le quali saranno verranno a una speciale miscela di bioplastiche già sviluppata.
Dalla Tuskegee University affermano che le nano particelle di guscio aggiungeranno maggiore resistenza al materiale rendendolo molto più flessibile di altre sostanze in circolazione sul mercato.
Questa originale peculiarità, unitamente alla biodegradabilità dei materiali nel terreno, renderà le bioplastiche con gusci d’uovo un materiale da imballaggio davvero alternativo ed ecocompatibile.
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