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Banca centrale svizzera abbassa i tassi di interesse a zero: conseguenze sull’economia e investimenti nel 2023

  • Redazione Assodigitale
  • 19 Giugno 2025
Banca centrale svizzera abbassa i tassi di interesse a zero: conseguenze sull'economia e investimenti nel 2023

Il taglio dei tassi d’interesse da parte della Banca nazionale svizzera

La recente decisione della Banca nazionale svizzera (BNS) di ridurre il tasso d’interesse a zero segna un punto di svolta significativo nella politica monetaria del paese. Si tratta della prima volta in cui la Svizzera, uno dei pochi paesi a sperimentare tassi negativi, ha adottato un tasso di interesse nullo. Questo cambiamento è avvenuto dopo che nel mese di maggio il tasso era sceso a -0,1%, registrando il primo valore negativo in quattro anni. La forte apprezzamento del franco svizzero, che ha guadagnato il 10% rispetto al dollaro quest’anno, ha contribuito a ridurre i costi delle importazioni, intensificando la pressione disinflazionistica nel settore economico.

La BNS ha dichiarato in un comunicato che questo allentamento della politica monetaria è una risposta necessaria alla diminuzione della pressione inflazionistica rispetto al trimestre precedente. L’istituto prevede un indebolimento della crescita economica globale nelle prossime fasi e ha sottolineato che mentre negli Stati Uniti l’inflazione potrebbe aumentare, in Europa ci si aspetta un’ulteriore diminuzione della pressione inflazionistica. Nonostante i timori di un’interventistica sulla valuta, la BNS opta per il taglio dei tassi come un modo più diplomatico per affrontare la situazione attuale.

Questa manovra di politica monetaria evidenzia la cautela della BNS, che desidera navigare tra le pressioni interne ed esterne senza incorrere nelle accuse di manipolazione della valuta, soprattutto in un contesto internazionale complicato dagli impegni presi durante le precedenti amministrazioni statunitensi.

L’andamento dell’economia globale

L’attuale scenario economico globale presenta sfide e opportunità, con dinamiche che influenzano le scelte delle banche centrali. Secondo le recenti dichiarazioni della Banca nazionale svizzera (BNS), si prevede un rallentamento della crescita economica a livello mondiale nei prossimi trimestri. Le tensioni geopolitiche, le fluttuazioni dei mercati e gli approcci politici variegati nei principali paesi hanno determinato una serie di incertezze, costringendo gli istituti finanziari a rivedere le loro strategie di politica monetaria. In particolare, gli analisti segnalano che mentre gli Stati Uniti potrebbero vedere un aumento dell’inflazione, l’Europa si trova a fronteggiare una diminuzione della stessa, complicando ulteriormente il panorama per i policymaker svizzeri.

Il franco svizzero ha mostrato una significativa apprezzamento nei confronti del dollaro, rafforzandosi del 10% quest’anno. Questa dinamica ha avuto un impatto diretto sui costi delle importazioni e ha alimentato pressioni deflazionistiche, rendendo la gestione della politica monetaria da parte della BNS ancora più complessa. In tale contesto, la Banca centrale svizzera ha dovuto prendere in considerazione l’equilibrio tra il sostegno all’economia interna e la necessità di mantenere la competitività della propria valuta, evitando l’accusa di manipolazione valutaria, specialmente rispetto agli Stati Uniti.

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La BNS ha evidenziato che il contesto economico internazionale è in continua evoluzione, e gli aggiustamenti nelle politiche monetarie altrui possono avere ripercussioni significative sulla stabilità e sulla crescita svizzere. Gli economisti fanno notare che queste sfide globali richiedono una risposta calibrata da parte della BNS per promuovere un ambiente favorevole alla crescita, mentre si adatta a sviluppi sfavorevoli nella congiuntura internazionale.

Le reazioni del mercato

La decisione della Banca nazionale svizzera (BNS) di abbassare il tasso d’interesse a zero ha suscitato reazioni significative nei mercati finanziari, con analisti e trader che hanno interpretato la mossa come un indicativo dell’attuale situazione economica. Nel breve periodo successivo all’annuncio, il franco svizzero ha visto un’impennata, i cui effetti sono stati amplificati da precedenti scommesse di mercato su una possibile riduzione più drastica del tasso, fino a un punto percentuale. Le indicazioni odierne, al contrario, hanno portato molti investitori a rivedere le loro posizioni, contribuendo a una maggiore volatilità nelle piazze finanziarie.

Il repentino rafforzamento del franco, che è stato assimilato come reazione agli sviluppi, ha spinto i trader a calcolare una probabilità di circa il 75% che la BNS proceda a un ulteriore taglio, portando i tassi a -0,25% nella prossima riunione di marzo. Questa evoluzione porta con sé interrogativi sulla strategia a lungo termine della BNS, in quanto gli analisti evidenziano l’assenza di cambiamenti significativi nel linguaggio utilizzato dall’istituto riguardo alle eventuali operazioni di intervento sulla valuta, segnalando la loro riluttanza ad attuare misure drastiche a breve termine.

Traders e investitori hanno mostrato un’attenzione particolare alla capacità della BNS di controllare gli effetti collaterali derivanti dai tassi d’interesse nulli, soprattutto per quanto riguarda l’inflazione interna e la competitività. Un’analisi di Capital Economics ha messo in risalto come, a fronte di tassi invariati, ci si possa aspettare una stabilizzazione nel comportamento del franco, soggetto a fluttuazioni non necessarie. La reazione del mercato alla decisione di taglio implica quindi un contesto in cui i mercati stessi stanno cercando di anticipare le mosse future della BNS, in risposta a un contesto economico globale in continua evoluzione.

Le implicazioni per le banche svizzere

La decisione della Banca nazionale svizzera di abbattere il tasso d’interesse a zero presenta diverse conseguenze per il sistema bancario elvetico. Tra le istantanee ripercussioni, le banche svizzere si trovano nella delicata situazione di non guadagnare più interessi sulle loro riserve presso la BNS. Questo cambiamento radicale mette in discussione la loro capacità di generare profitti da operazioni che, fino a poco tempo fa, offrivano una certa sostenibilità economica.

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Una delle principali sfide che si prospetta per gli istituti di credito è la limitazione nella trasmissione dei costi ai clienti. Con l’abolizione degli interessi sulle riserve, le banche potrebbero non trovare giustificazione sufficiente per trasferire questi oneri sui conti correnti dei correntisti, un aspetto che potrebbe influire sui modelli di business a lungo termine. Gli esperti del settore evidenziano che per mantenere la redditività, le banche saranno costrette a esplorare nuove strategie per ottimizzare i costi operativi e diversificare le loro fonti di guadagno.

Inoltre, il contesto di tassi nulli potrebbe favorire un aumento della competizione nel mercato dei prestiti, spingendo le banche a offrire condizioni più vantaggiose per attrarre nuovi clienti e conservare quelli esistenti. Ciò potrebbe portare a un innalzamento del rischio di credito, con potenziali conseguenze sul bilancio delle istituzioni finanziarie, che dovranno vigilare attentamente sulla qualità dei prestiti erogati.

In generale, la BNS ha aperto scenari incerti, costringendo le banche svizzere a riconsiderare le loro politiche e strategia operative. La gestione della liquidità e dei tassi di interesse diventa fondamentale in tale contesto, dove una maggiore flessibilità e innovazione nei servizi bancari sono essenziali per navigare attraverso l’attuale panorama economico volatile.

La storia dei tassi negativi in Svizzera

La Svizzera è stata pioniera nell’implementazione dei tassi d’interesse negativi, iniziando questa prassi nel dicembre 2014. In un contesto di forte apprezzamento del franco svizzero, il Consiglio direttivo della Banca nazionale svizzera (BNS) stabilì un tasso di deposito a -0,25% per arginare l’aumento della valuta nazionale, che stava vedendo un’importante afflusso di capitali considerati “rifugio sicuro” in un contesto economico globale incerto. Con il passare del tempo, la BNS ridusse ulteriormente il tasso, raggiungendo un minimo storico di -0,75%, il livello più basso mai registrato al mondo, conservando questa politica per oltre sette anni. Tale strategia si rivelò particolarmente efficace nel sostenere l’economia, stimolando i consumi e le esportazioni in un periodo di sfide economiche globali.

Durante il ciclo dei tassi negativi, le banche svizzere furono costrette a riconsiderare le loro fondamenta operative, trovandosi in una posizione complessa nel tentativo di trasmettere i costi ai consumatori. A causa del deterioramento della redditività, molte istituzioni finanziarie iniziarono a introdurre commissioni sui conti correnti e sui depositi, un approccio poco gradito dai clienti ma necessario per preservare i margini di profitto. A giugno 2022, la BNS decise di abbandonare ufficialmente i tassi negativi, segnando una fase nuova per la politica monetaria svizzera, ma fu costretta a tornare a un contesto di tassi nulli a seguito della recente instabilità economica e delle sfide legate all’inflazione.

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Questa storicizzazione delle politiche sui tassi di interesse dimostra come la BNS si sia impegnata a mantenere la stabilità economica, malgrado le accese critiche di chi percepiva i tassi negativi come misure estreme. L’uscita dai tassi negativi ha segnato il termine di un capitolo significativo e ha posto interrogativi sul futuro della politica monetaria, evidenziando la necessità di una strategia di normalizzazione mai facile da implementare. I recenti sviluppi evidenziano un ritorno a misure più tradizionali, ma con i mercati che restano sotto attenzione per il potenziale emergere di nuove sfide economiche sia in ambito nazionale che globale.

Le prospettive future per la politica monetaria

Le recenti manovre della Banca nazionale svizzera (BNS) indicano una strategia volta a navigare un panorama economico globale incerto. Con il tasso d’interesse fissato a zero, la BNS si trova a un bivio, dove dovrà bilanciare la necessità di sostenere l’economia interna con le pressioni esterne in un contesto di crescente volatilità. Gli economisti prevedono che nei prossimi trimestri la BNS potrebbe adottare ulteriori tagli, in risposta a una probabile fase di stagnazione economica a livello mondiale.

In tale scenario, è fondamentale monitorare le evoluzioni inflazionistiche sia negli Stati Uniti che in Europa, poiché queste potrebbero influenzare le decisioni future della BNS. La banca centrale ha già evidenziato che la crescita globale subirà un rallentamento, il che suggerisce che ulteriori interventi potrebbero rivelarsi necessari per stabilizzare l’economia svizzera. Tuttavia, la BNS dovrà procedere con cautela, onde evitare di essere accusata di manipolazione valutaria, soprattutto in un periodo in cui il franco è resiliente rispetto ad altre valute.

Un altro fattore cruciale da considerare è la situazione delle banche svizzere, che devono adattarsi rapidamente a questo nuovo contesto di tassi nulli e valutare come mantenere la loro redditività. Le strategie a lungo termine dovranno includere l’ottimizzazione dei costi e la ricerca di nuovi modelli di business, in grado di sostenere la competitività in un ambiente di tassi morbidi.

La BNS sembra indirizzare le proprie strategie verso politiche monetarie che potrebbero includere strumenti alternativi rispetto agli interventi sui tassi d’interesse o su quelli di cambio, per affrontare non solo le attuali sfide ma anche per prepararsi a una possibile incertezza economica futura. La capacità di adattarsi e di rispondere in modo efficace alle condizioni di mercato mutevoli sarà cruciale per il futuro monetario della Svizzera.

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